CAPITOLO 8

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Rivolgo il viso verso destra, dove trovo le lenzuola fredde e vuote, segnale che  Erik se ne è andato lasciandomi sola fra le coperte.

Sospiro pesantemente e torno a rivolgere la mia attenzione al panorama mozzafiato che fa capolinea da dietro la grande vetrata.

Le punte dei numerosi pini si allungano prepotentemente verso il cielo azzurro, privo di nuvole, che le sovrasta.

Ascoltando attentamente si può udire il cinguettio di alcuni uccellini che risuona armonioso nell'aria, raffinato accompagnamento ad un forte odore di caffè che invade la stanza.

il mio sguardo scivola per tutta la stanza fino a posarsi lussurioso su una grande tazza rossa appoggiata pigramente sulla scrivania.

Con un movimento fluido scosto le morbide coperte e mi alzo dal letto, cautamente mi avvio verso l'oggetto del mio desiderio e lo afferro con avidità.

Non appena il liquido caldo entra in contatto con le labbra secche, scorrendo veloce e bollente nella mia bocca, mi sento subito rinata.

Dopo avere finito di bere decido di farmi una doccia, dal momento che non posso uscire dalla stanza (la porta è chiusa a chiave e sento la presenza delle guardie nel corridoio), tanto vale che mi rilassi un poco.

Apro le ante del grande armadio e scovo una maglietta bianca enorme, non riesco a trovare dei pantaloni perciò decido di tenere i miei.

Anche se mi piacerebbe molto cambiarmi completamente, non posso mica andare in giro in mutande.

*Come se avessi qualcosa di cui vergognarti...*

Si chiama pudore, lupa.

*Chiamalo come vuoi, capo.*

Ignoro la mia lupa e mi dirigo pigramente in bagno, ancora mezza addormentata, chiudendomi la porta spalle.

Mi spoglio completamente, indugiando davanti allo specchio per qualche secondo.

Sul mio corpo ci sono varie cicatrici, prove degli scontri affrontati negli anni; alcune sono molto vistose, altre meno.

Entro in doccia e apro l'acqua, subito un getto caldo m'investe e i miei muscoli si sciolgono piacevolmente sotto quel tiepido tocco.

Resto immobile rilassandomi per qualche minuto, successivamente afferro un bagnoschiuma a caso, per poi iniziare ad insaponarmi vigorosamente il corpo. Poi tocca a shampoo e balsamo, con cui mi passo dolcemente i lunghi capelli neri, per poi risciacquarli un paio di volte.

Dopo essere uscita mi avvolgo in un candido asciugamano, ed apro una piccola finestra per lasciare fuoriuscire il vapore, che si era formato a causa del calore dell'acqua.

Torno in camera e comincio a vestirmi, immersa nei miei pensieri. Quando mi manca solo la maglia, la porta si spalanca, rivelando un Sebastian scioccato. Dopo pochi secondi la sua bocca si apre in un sorriso furbo, ma prima che possa anche solo immaginare di fare qualche commento gli ringhio contro con ferocia, facendogli così capire che non è il benvenuto.

Dopo aver colto la mia malcelata rabbia il ficcanaso scompare nel corridoio, chiudendo la porta di legno dietro di sé.

Sbuffo sonoramente, per poi infilarmi la t-shirt bianca e buttarmi sul letto.

Che palle. Che palle. Chepallechepallechepalle.

Sono stufa marcia di questa situazione, perciò decido di controllare la situazione in corridoio; la mia testa riccioluta fa da capolinea dietro alla porta e i due bestioni che quel furbo dell'Alpha ha messo di guardia, mi osservano curiosi.

Poveri illusi. Non sanno che ho deciso di non tenere fede hai miei propositi riguardo l'evitare gli scontri con dei poveri deficienti.

Faccio spallucce e parto all'attacco.

Inutile descrivere la scena dopo una manciata di secondi: i due baccalà sono a terra, tramortiti.

*Ottimo lavoro, capo! Picchi duro quando vuoi!*

Beh grazie, anche tu non sei male, lupa.

Inizio a correre lungo il corridoio, poi giù per una rampa di scale, un altro corridoio, un'altra rampa di scale, corridoio, rampa, corridoio, rampa e avanti così per circa cinque minuti, fino a quando decido di fermarmi e ragionare.

Allora, se continuo così non vado da nessuna parte, perciò devo inventarmi qualcos'altro.

Mi affaccio alla finestra che si trova alla mia destra e noto che mi trovo a pochi metri da terra.

Salto semplice, inoltre l'erba sembra poter attutire bene il mio atterraggio.

Beh, provare non costa niente.

Proprio quando mi sto per buttare, sento dei passi avvicinarsi veloci; cazzo, devo sbrigarmi.

Mi piego leggermente sulle ginocchia e, allungandomi un po', riesco a passare dalla finestra aperta, facendo una veloce capriola per diminuire l'urto con il terreno, e poi iniziare a correre verso il bosco non appena i miei piedi toccano terra.

Sono a pochi metri dalla chiazza d'alberi quando un possente ruggito squarcia l'aria, facendomi accapponare la pelle.

Fantastico, è qui.

Inizio a correre più velocemente, ma lui si sta avvicinando sempre più.

Decido allora di mutare il mio aspetto, trasformandomi così in un lupo dal pero nero e lucente, il fisico agile e tonico e le zampe forti mi permettono di muovermi ancora più in fretta.

So che anche lui si è trasformato, percepisco la sua presenza.

Mi inoltro sempre più nel bosco, superando numerosi alberi ed evitando rocce e radici. Il verde scorre rapidamente intorno a me, il vento mi accarezza il pelo mentre l'erba soffice mi solletica le zampe.

Corro, corro il più veloce possibile, corro lontano da lui, dalla mia prigionia, corro per scappare.

Sto scappando, scappando da quel branco a me sconosciuto, da quell'Alpha dall'aura intensa e potente, da quella dimora enorme e da quella parte di me che afferma che non era poi così male, in fondo stavo bene. Stavo bene con lui.

Ma ora il pensiero fisso è il mio branco, devo tornare, loro sono in pericolo. Tutti.

Convinta ormai di averlo seminato, mi fermo su un grande masso, che si affaccia su un'enorme cascata.

L'acqua è cristallina, un gioco di riflessi sulla superficie del piccolo lago che si trova alla fine del salto di almeno trenta metri compiuto dalle correnti tumultuose, il cui percorso è affiancato da piante rigogliose e fiori dalla bellezza indescrivibile.

Sento il mio respiro farsi più regolare, il cuore calmarsi e la stanchezza piano piano scomparire.

Sto ammirando questo spettacolo di acqua e luci da qualche minuto ormai, il rumore di sottofondo della cascata attutisce l'atmosfera, creando come un sottile strato di ovatta tutt'intorno.

Questa pace è interrotta dallo spezzarsi di un rametto, o almeno così mi sembra.

Mi giro di scatto, ma non vedo nulla; tendo le orecchie, alla ricerca di qualche strano movimento nella boscaglia.

Niente. Assolutamente niente. Tutto è immobile.

Sto per riprendere la mia corsa quando vengo buttata a terra da qualcosa di molto pesante. Qui, sdraiata sulla roccia fredda e sovrastata da un immenso lupo dal pelo nero come la notte, due occhi del color della morte mi fissano indecifrabili.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2016 ⏰

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