Beatris
«Infine, questo è il campo di Lacrosse.» spiega Stiles. Abbiamo fatto il giro dei luoghi più importanti della scuola.
Alcuni ragazzi si stanno allenando. Uno di loro cattura la mia attenzione. Ha mossi capelli biondo scuro e profondi occhi verdi.
Ci saluta con un gesto della mano.
«Lui è Isaac Lahey» afferma. «Non il ragazzo più amichevole e solare che esista, ma è comunque simpatico.»
Passa davanti a noi il coach.
«Stilinski, non sapevo che avessi una ragazza. Complimenti.»
Stiles mi toglie di scatto il braccio dalle spalle.
«Lei non è... insomma, comprende? Lei non...» gesticola. Si ferma un attimo e sospira. «Non è la mia ragazza.»
«Certo. Ho capito, Stilinski.» gli fa l'occhiolino e se ne va. Prima, però, aggiunge un'ultima frase: «Mi aspetto che tu ci sia dopo agli allenamenti, tra una settimana inizia il torneo.»
«Certo, coach» conferma il giovane. «Sarò presente.»
Aspettiamo in un silenzio imbarazzante che se ne vada, poi Stiles parla: «Scusami. Il coach fa sempre battute del genere, è piuttosto in confidenza con i ragazzi della sua squadra.» racconta.
«Oh, non fa niente.»
Aggrotta leggermente la fronte e fissa un punto lontano da noi, come se stesse pensando.
«È ora di pranzo. V-vieni a mensa con me? Cioè, sempre se ti va.» chiede.
Sorrido. Non lo conosco quasi per niente e non mi ricordo molto di lui da piccolo, ma già adoro questa sua insicurezza nel parlare. Lo rende stranamente dolce.
«Certo, voltentieri.» accetto.•••
Appoggio il vassoio sul tavolo e mi siedo. Stiles si mette davanti a me.
«Allora, perché ti sei trasferita qui, a Beacon Hills?» mi chiede lui.
«Meglio che non te lo dica» rispondo, «Credimi, mi prenderesti per pazza.»
«Fidati di me, non c'è più niente che potrebbe stupirmi a tal punto da farmi pensare che tu sia matta.» dal tono in cui lo dice, sembra un veterano di guerra, lo trovo divertente.
Comunque, scuoto la testa, per dire "no".
Dubito che a lui siano accaduti fatti così strani da eguagliare i miei.
Beacon Hills sembra una cittadina così tranquilla.
Cosa ci potranno mai essere? Licantropi? Ma non diciamo sciocchezze.
Probabilmente, anche la creatura che ho visto io in realtà non era niente di meno che un uomo travestito ubriaco fradicio.
Anche se trovo strano che un essere umano possa avere simili artigli.
Mi scatta qualcosa nella testa. Una visione.
Vedo tre persone. Una ragazza e due ragazzi. Ma quei due hanno unghie affilate e zanne.
Non è possibile, sembrano quasi dei lupi.
Riconosco il luogo, ci sono passata per andare a Economia. Si trova all'interno della scuola.Riemergo dalla scena con un rapido movimento degli occhi.
Stiles mi passa una mano davanti agli occhi. «Ehi, ci sei?»
Annuisco. «Sì, scusami.»
Guardo l'orologio. Sono passati solo alcuni secondi. In questo momento sono le ore 12.49.
Mi viene in mente che in quel flash un orologio da parete era appeso sul muro, accanto all'aula di filosofia. Segnava le 12.53.
Mi alzo, prendo Stiles per il braccio e lo trascino via.
«Cosa stai facendo?» mi domanda, confuso.
«Vieni un attimo con me, ho un brutto presentimento.»Arriviamo nel luogo indicato dalla visione.
La ragazza che avevo notato è Allison Argent. È visibilmente preoccupata.
Mentre, al posto delle creature, ci sono McCall e Isaac.
Il primo spinge l'altro a terra, il respiro del quale diventa affannato.
Produce uno strano suono gutturale, simile ad un ringhio.
Si alza in piedi. Dalle sue falangette spuntano degli artigli acuminati, con i quali squarcia la superficie di metallo degli armadietti.
Contemporaneamente, un bagliore dorato si accende negli occhi di Scott.
Mostra i denti, i suoi canini sono cresciuti sproporzionatamente, tanto da sembrare quelli di un predatore.
Isaac parte all'attacco, cercando di sopraffare McCall.
Quest'ultimo, però, non si fa trovare impreparato. Afferra l'avversario per il collo, lo solleva e lo scaraventa contro l'armadietto.
«Fermatevi!» urla Allison. «Smettetela di lottare!»
Scott si inginocchia a terra ansimante.
Stiles si accovaccia accanto a lui, cerca di calmarlo. «Amico stai bene? Devi controllarti.»
«Prima avevo Allison. Ora non ho più niente.» Strizza gli occhi. Isaac deve avergli provocato un grande dolore. Ha la maglietta tracciata, dalla quale esce un rigagnolo di sangue.
«S-Scott» affermo. Indico il suo torace. «Sei ferito.»
«Sto già guarendo, tranquilla.» prova a rassicurarmi.
Stiles lo aiuta a rialzarsi; McCall si chiude la felpa nera per non far notare lo squarcio sull'addome.
Pochi secondi dopo, mezza scuola si riversa nei corridoi; poiché attirata dai forti rumori.
A capo della marmaglia c'è il professor Harris, con sguardo famelico.
«Cosa state facendo qui? Dovreste essere a lezione. E poi come mai gli armadietti sono ridotti così?»
«Ehm, leoni di montagna» esorta Stiles, non posso fare a meno di ridere.
Non c'è un granché di divertente, ma è tutto talmente assurdo - e io sono talmente tesa - che ho bisogno di ridere.
«Signor Stilinski, faccia poco lo spiritoso. E lei, signorina Hills, mi trova buffo? Siete in punizione, voglio vedere se avrete ancora voglia di scherzare dopo due ore extra. Voi tre siete compresi. Alle 14.00 in biblioteca.»
Rimaniamo lì, in piedi, ad aspettare che gli altri studenti ritornino nelle aule.
«Perfetto» afferma Stiles dopo un po'. «Il coach mi ucciderà.»«Dunque, voi cosa siete, di preciso?»
Sono fortunata. Ho una grande capacità di accettazione.
Quando le persone muoiono, non sono triste più di tanto. So che, ovunque si trovino, stanno sicuramente meglio di me.
Ma questo, questo è decisamente diverso.
Non credo di essere matta o di aver avuto le allucinazioni. Sono solo un po' perplessa.
Questo mondo esisteva da sempre attorno a me, ma io non ci ho mai creduto davvero.
Sono sempre rimasta un tantino scettica.
Scott prende la parola: «Io sono un lupo mannaro, anche Isaac. Allison appartiene ad una nota famiglia di cacciatori di licantropi.» racconta.
«E Lydia è una Banshee» aggiunge Allison. «Può prevedere le morti altrui.»
Annuisco; devo averne sentito parlare in qualche leggenda irlandese.
«Tu, invece?» chiedo, rivolgendomi a Stiles.
«Chi, io? Solo un essere umano. Ma, di certo, sono più geniale di questi tre messi insieme.»
Mi scappa un risolino.
«Sempre il solito simpaticone.» ironizza Isaac.
«Però ho ragione.»
Poggio i gomiti sul tavolo della biblioteca e le mani chiuse a pugno davanti alla bocca. La solita posizione che prendo quando rifletto.
Dopo qualche minuto passato a setacciare ogni mio ricordo per capire se c'è qualche traccia paranormale anche nel mio passato, mi viene in mente una cosa.
«Cavolo, mio padre mi ucciderà. Mi sono messa nei guai già oggi.»
«Mi dispiace. Non avremmo dovuto coinvolgerti il primo giorno» interviene Scott. «A dirla tutta, non avremmo dovuto proprio coinvolgerti.»
«Potresti dire che sei uscita con Stiles, è una scusa plausibile.» aggiunge Isaac, per vendicarsi del commento precedente.
«Esatto. Aspetta, cosa?»
La sua espressione è la stessa di chi ha appena visto un gatto deporre un uovo.
Non so perché mi vengono in mente comparativi del genere, ma va bene.
«Veramente, il ragionamento non fa una piega» si intromette Allison, appoggiando il proprio amico. «Sbaglio o siete vicini di casa, voi due?»
«Avete ragione. Non fa una piega.»Non mi aspettavo che un viaggio in macchina di dieci minuti con Stiles fosse così complicato, in realtà.
Ci siamo fermati tre volte a causa dei malfunzionamenti della sua Jeep. Devo dire, però, che il modo in cui lui impreca rende il tutto più divertente.
Abbiamo parlato di vari argomenti, per esempio un resoconto veloce di ciò che è accaduto dall'ultima volta in cui ci siamo visti.
Mi ha spiegato come mai, prima, Lahey e Scott si stavano contendendo Allison: lei ha lasciato McCall, che però la ama ancora, e sta prendendo in simpatia Isaac.
Mi dispiace aver scoperto che sua madre non c'è più e che il padre di Scott se n'è andato di casa. Ma, in fin dei conti, sono cose che accadono.
«Siamo arrivati.» parla lui.
«Già.» confermo, aprendo la portiera dell'auto blu e scendendo.
«Ci vediamo domani, allora.» afferma, leggermente rosso in viso. I capelli si scompigliano a causa del venticello.
«Certo» sto per entrare, ma mi giro e gli do un abbraccio. «Grazie di tutto.»
Lui ricambia, stringendomi forte per alcuni secondi. «Non c'è di che.»
Sento il battito del suo cuore che aumenta leggermente.
Poi mi allontano, gli rivolgo un ultimo sorriso ed entro in casa.Pubblicazione: [settembre 2015]
Prima revisione: [29 marzo 2016]
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Beatris Constance Hills »A Teen Wolf fanfiction
Fiksi Penggemar1º LIBRO. [In fase di revisione] Beatris non voleva fare ritorno nella città dove abitava da bambina, soprattutto dopo quello strano incontro paranormale e i sogni inquietanti che la affliggevano da settimane oramai. Ma appena arriva a Beacon Hills...