Lilith- Remember

37 3 2
                                    

Lilith

... cercando freneticamente un modo per scappare da quel mostro e la sua motosega ma senza alcun risultato.
Mi schiacciai ancora di più verso l'angolo in cui stupidamente mi ero chiusa e sentii qualcosa di conico che sfregava contro l'anca e a tentoni cercai di capirne la fonte: un bengala. Feci la cosa più stupida nella storia delle storie raccontate dagli storici (St3p is everywhere): lo presi e lo alzai davanti a me mentre l'assassina mi guardava curiosa e sospettosa, dimenticandosi per poco di dovermi uccidere e regalandomi secondi preziosi, senza capire cosa diavolo avessi in mente.
"Qui c'è un po' troppo buio per i miei gusti, non credi anche tu?" Chiesi con un sorriso scaltro prima di accendere il bengala, girando velocemente la testa verso il muro e chiudendo gli occhi per non rimanere accecata dalla luce improvvisa, cosa che la mia nemica non riuscì a fare cominciando ad urlare per il dolore improvviso agli occhi e permettendo ai miei e ai suoi compagni di trovarci ma non prima che le affondassi due pugnali nelle gambe per impedirle di seguirci.
Feci cenno ai miei amici e a Stacey di seguirmi per poi lanciare verso Jeff the Killer il segnalatore e comiciare a correre a rotta di collo verso una breccia della parete alla mia destra, subito seguita dagli altri.
Sentii un grido adirato, mi girai per scoprirne la fonte e vidi la ragazza con il ciuffo viola che mi guardava con rabbia, trattenuta da Rouge, che ringraziai mentalmente per il gesto dato che nessuno di noi quattro era messo abbastanza bene per affrontare un secondo scontro.

Corremmo fino al condominio dove viveva Marcus, molto vicino alla fabbrica abbandonata, a rotta di collo anche rischiando più volte di schiantarci contro qualche palo che non vedevamo in tempo o inciampando in oggetti che si trovavano in strada.
Non ci preoccupammo di entrare dalla porta del grande edificio ma, appena vedemmo che una saracinesca di uno dei molti garage era semiaperta, ci fiondammo all'interno chiudendola di botto subito dopo che tutti eravamo entrati perchè, per quanto sicuri che nessuno di loro ci avesse seguito, è molto meglio prevenire che curare.
Sfrecciammo per le scale e ci serrammo velocemente nell'appartamento, dove ci sedemmo a terra, senza la forza di fare anche solo un altro metro fino ai divanetti del soggiorno.
Guardai gli altri per vedere com'erano messi, senza nemmeno riuscire a parlare per chieder loro come stavano e constatai che nessuno di loro era ferito gravemente grazie alle nostre tute ma mi soffermai sul viso di Stacey, dov'erano presenti innumerevoli emozioni: shock, incredulità, dolore ma soprattutto paura. Scoppiai in una risata da far invidia ad uno degli psicopatici contro cui avevamo combattuto, guadagnandomi occhiate di stupore e interrogative da parte della ragazza e di Derek ma Marcus mi guardò divertito intuendo che cosa mi girasse per la testa: la figlia del riccone non si era mai trovata in pericolo, non aveva capito che non scherzavamo quando le avevamo detto che poteva anche morire entrando a far parte del nostro gruppo e si era cacciata nei guai da sola, da cui ora non capiva come uscirne.
Pur condividendo i miei pensieri mi intimò di porre fine a quelle mie manicali risate e ci riuscii a stento, cominciando a ridacchiare senza far alcun suono come se fossi stata ubriaca.
"E ora che si fa, Dark? Intendo con Stacey e Derek, non possono tornare a casa da soli, dopo quello che è successo, non si sa mai... E poi domani c'è scuola." disse Marcus tentando di distrarre gli altri due che ancora erano leggermente sconvolti.
"Loro rimangono qui a dormire." cominciai alzandomi "Dovresti ancora avere dei vestiti della tua ex ragazza e di tuo fratello minore qui e credo proprio che siano della loro misura, ad occhio e croce."
"No, aspetta, tu dove diavolo vorresti andare a quest'ora, da sola e con dei killer a piede libero per la città?! Hai manie suicide?" chiese quasi shockata Stacey, riprendendo -sfortunatamente- la sua solita lingua lunga.
"Primo: da quando ti importa di me?" ringhiai e la vidi sbiancare
"Secondo: le vedi queste?" le mostrai le mie armi "A differenza tua so combattere e le so usare, prima mentre io rischiavo la vita per salvarvi il culo tu eri seduta in un angolino a piagnucolare e tremare!" La attaccai non riuscendo a fermare la lingua "O ti dai una mossa, impari come combattere e ti rendi utile o ti farò stare come minimo una settimana di ronda, da sola." sibilai mentre Marcus e Derek trattenevano il fiato, stentando a credere alle loro orecchie per la mia ultima affermazione.
"Dark, pensaci bene, stai facendo una delle tue solite pazzie, non puoi dire veramente..." disse cauto il primo, soppesando le parole e avvicinandosi pian piano a me, come si farebbe solitamente con un'animale selvaggio per non spaventarlo e non essere attaccati.
Entrambi i miei amici sapevano che una settimana di ronda da soli equivaleva alla morte certa. Se la prima notte sopravvivevi, la seconda come minimo perdevi un arto, cosa che sapevamo per una brutta esperienza avvenuta ad una nostra, purtoppo, defunta amica che si era messa in testa di fare molte ronde e per lei non era finita per niente bene, era stata uccisa da quello stupido folletto hacker.
"Non sto scherzando, Marcus." dissi avvviandomi verso la porta e, senza nemmeno girarmi ammonii un'ultima volta la ragazza.
"Stacey, ricordati che mantengo sempre le promesse." ringhiai prima di chiudermi alle spalle il portoncino blindato con uno scatto e avviarmi alle scale anti incendio, anche se erano anni che la manutenzione non veniva fatta ed erano rugginose e sgangherate, con molti gradini mancanti ma era la via più breve per tornare a casa, salendo sul tetto e sfruttando le passerelle utilizzate dagli spazzacamino quando l'America era ancora solo una colonia del Regno Unito.
Una volta in cima -quella era la mia giornata fortunata, a quanto pare- mi feci cullare dal forte vento notturno che aveva cominciato a tirare da quasi un quarto d'ora, proveniente dal nord e freddo come i ghiacci dell'Alaska.
Sentii un improvviso spostamento d'aria, qualcosa che mi sfrecciava a pochi centimetri sopra alla testa e, riscossami, vidi una grande piuma nera che volteggiava lenta fino a posarsi ai miei piedi, oltre ad una figura posata su un rialzamento del tetto che mi scrutava con i suoi strani occhi verde brillante, inquietantemente luminosi.
Mi lanciò un tocchettino di carta con scritta una sola parola, in una grafia molto elegante, femminle ed arzigogolata, Seguimi. Quando rialzai lo sguardo stentai a credere ai miei occhi: da sotto la lunga cappa nera erano spuntate due gigantesche ali nere come il carbone e il viso era celato da una maschera, anch'essa nera, con decori dorati che la rendevano un teschio sogghignante che piangeva lacrime di sangue.

Devil's sonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora