Capitolo 4

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I giorni che separavano Alberto dalla prima serata del contest passarono veloci, tanto che lui manco se ne accorse: era sempre impegnato tra lavoro (già, alla fine era stato assunto nell'azienda in cui lavorava il suo amico Giovanni!), esercitazioni con la nuova consolle ed uscite coi suoi amici. Era dannatamente felice e si sentiva fiducioso. La prima serata del concorso si sarebbe tenuta l'indomani.

Mentre era seduto alla scrivania del suo ufficio, intento a controllare le vendite di collanine in oro ed oro bianco con il Regno Unito sul computer, ripensò al giorno del suo colloquio con il capo ed un sorriso enorme gli comparve sul viso. Dire che gli fece una bella impressione era dir poco: il suo nuovo boss, un uomo sulla cinquantina, pelato e rotondetto, lo definì un giovane interessante e promettente, riempiendolo così di gioia ed orgoglio. Per lui era fantastico avergli fatto già da subito una tale impressione. Inoltre, quando gli comunicò la cifra dello stipendio mensile, per poco il giovane ventunenne non prese un colpo. Avrebbe guadagnato milleottocento euro al mese, una cifra che lui non si sarebbe mai sognato di poter mettere da parte. Infatti, quando lo disse a suo padre, si poté godere la sua espressione sorpresa. 

Qualcuno bussò alla porta semiaperta dell'ufficio e lo distrasse dai suoi ricordi. La testa di Giovanni fece capolino. "Ehi, fra'. Come procede?" gli chiese quest'ultimo, con un sorriso. "Bene, per ora non ho avuto problemi di alcun tipo." rispose Alberto, invitandolo ad entrare con un cenno della mano. Il suo amico si avvicinò alla scrivania dietro cui era seduto il promettente dj. "Tra poco c'è la pausa pranzo, vuoi venire a prendere un caffè con me? Sono mezzo in coma e, se penso che da sta sera inizia il week end, mi sento male sapendo quanta festa faremo. Devo svegliarmi fuori." concluse, con una risata, alludendo alle serate che avrebbero trascorso. "Credo che sta sera non uscirò. Volevo provare a suonare per prepararmi per domani sera." commentò Alberto, un po' dispiaciuto. "Ah.." rispose l'amico, inarcando le sopracciglia, sorpreso dalla risposta di Alberto.

Come piaceva tanto a Luca e Marco, anche Giovanni amava andare in giro per divertirsi e fare casino, soprattutto durante i fine settimana ed il fatto che anche solo uno del gruppo non uscisse, lo rattristava. Gli venne in mente un'idea. "Se per te non è un problema, potremmo passare da te a trovarti e consigliarti eventuali canzoni da mixare." propose, sistemandosi la cravatta rossa che portava al collo. 

Alberto gli sorrise e lo guardò dolcemente: "Perché no? Sarebbe fantastico. Mando un invito sul gruppo di WhatsApp così lo leggono anche Luca e Marco contemporaneamente." Prese il suo smartphone blu notte e seguì l'amico verso la macchinetta del caffè che si trovava in fondo al corridoio del primo piano, vicino all'enorme finestra. Alberto era consapevole che con i consigli dei suoi amici avrebbe trovato le canzoni giuste da mettere la sera seguente per far colpo sui giudici e sulla gente.

E così arrivò la sera e, dopo cena, i quattro amici si riunirono nella camera modesta dell'aspirante dj. Mentre Alberto andava in cucina a prendere delle birre Corona, Marco prese posto sulla poltrona di pelle nera a rotelle davanti alla scrivania, mentre Luca e Giovanni si sedettero sul morbido letto del loro amico. Claudio, il padre di Alberto che si era sdraiato sul divano del salotto per guardarsi un film, si affacciò dalla porta della cucina per raccomandargli di non fare troppo baccano, o avrebbero disturbato i vicini. Alberto lo rassicurò e raggiunse i suoi amici con le bottiglie di birra e degli spicchi di limone per dargli più gusto.

"E' tornato l'ometto!" esclamò Marco, girandosi in direzione dell'amico che aveva appena chiuso la porta piena di poster dei suoi disc jockey preferiti ed adesivi della sua camera dietro le sue spalle. "Eccovi qualcosa da bere. Ora mettiamoci all'opera!" disse, togliendosi la felpa blu notte e buttandola ai piedi del letto, restando in maglietta a maniche corte. E dire che stava cercando di essere più ordinato di una volta. 

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