Capitolo 13

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Il giovedì sera seguente, dopo il lavoro, Alberto si fermò un quarto d'ora nel parcheggio dell'azienda dove lavorava per parlare un po' con Giovanni. Il loro capo aveva permesso loro di uscire una mezz'oretta prima, in quanto il giorno seguente avrebbero dovuto rimanere in ufficio un'oretta in più per sistemare delle pratiche ed i certificati dei gioielli che sarebbero stati messi nel sito web dell'azienda.

"Grazie a Dio oggi abbiamo finito prima. Ho un mal di testa allucinante. Non ne potevo più." si lamentò Giovanni, pestando il mozzicone di sigaretta che aveva appena gettato davanti ai suoi piedi. "Già. Io potrei approfittarne per andare a tagliarmi i capelli. Ora chiamo la parrucchiera dove andavo di solito e le chiedo se ha venti minuti per sistemarmi il taglio." disse Alberto, estraendo il suo telefono dalla tasca del piumino rosso. 

I suoi capelli erano effettivamente fuori taglio, ma, fino ad ora, non aveva mai avuto tempo per andare a sistemarseli. Compose il numero ed attese una risposta. Dopo un breve scambio di parole, Alberto si accordò con la parrucchiera di farsi trovare nel suo salone entro venti minuti. Chiese quindi uno strappo a Giovanni, il quale non negò il favore. Si sarebbe fatto poi venire a prendere dal padre, il quale doveva passare proprio di lì per tornare dal lavoro. 

E così, il giovane dj poté finalmente farsi sistemare i capelli. Quando la parrucchiera posò il rasoio elettrico sopra il carrello, Alberto si guardò allo specchio. Si piaceva e si sentiva pronto anche esteticamente per affrontare la finale del contest. Già, mancavano solamente due giorni al grande momento. Non stava più nella pelle.

Pagò ed uscì dal piccolo salone per aspettare il padre, il quale arrivò puntuale. Mentre tornavano a casa, Alberto si perse nei suoi pensieri. Dato che l'indomani sarebbe tornato tardi dal lavoro, forse era il caso di avvisare Filippo e Veronica per andare proprio quella sera a riprovare a suonare l'inedito, per poi sistemare il tutto nel primo pomeriggio di sabato. Mancava pochissimo e non poteva permettersi di arrivare impreparato alla finale.

Dopo cena, si chiuse nella sua cameretta e telefonò alla ragazza che gli faceva battere forte il cuore. Ritornare in quel palazzo di fronte al Teatro della Canobbiana, gli avrebbe scatenato sicuramente una miriade di emozioni. Al solo pensiero di entrare nello studio di Filippo dove aveva baciato per la prima volta la sua cugina, si sentì le farfalle allo stomaco. 

Dopo qualche squillo, la ragazza rispose. "Dimmi tutto." esordì lei. "E' un problema se vengo questa sera a provare l'inedito? Come ti accennavo per messaggio su WhatsApp, domani devo rimanere in ufficio un'ora in più e credo si farà veramente tardi.. Non mi sembra il caso di venire a disturbare in casa vostra a quell'ora.." chiese il ragazzo, tentando di infilarsi un paio di pantaloni della tuta con il cavallo basso, mentre sorreggeva il telefono dal vetro scheggiato, tra la spalla e l'orecchio. 

Dall'altro capo del telefono ci fu un istante di silenzio. "Sì ok, vieni pure. Ti aspetto tra un'ora magari. Filippo non c'è, mia mamma è al lavoro ed io sono qui da sola." rispose infine la ragazza. "Grazie. A dopo allora." E si salutarono. Alberto gettò il telefono sopra il morbido piumone del letto e finì di vestirsi indossando una t-shirt bianca ed una felpa della Scout grigia, per poi avvisare il padre che più tardi sarebbe uscito. 

Sessantacinque minuti dopo circa, Alberto si trovò sotto la palazzina nella quale viveva Veronica. Dopo aver suonato il campanello, aspettò qualche istante che la ragazza venisse a prenderlo. Faceva piuttosto freddo quella sera. Il pesante portone cigolò e Veronica vi spuntò da dietro. "Ciao." lo salutò con un sorriso raggiante e la sua voce suadente, invitandolo a seguirla. I due si abbracciarono, poi si apprestarono a salire le scale per entrare nell'appartamento della ragazza il prima possibile e starsene al calduccio. 

"Permesso." disse Alberto educatamente, una volta varcata la porta dell'enorme appartamento nel quale viveva la bella ragazza. Il piacevole tepore che lo invase la prima volta che varcò quella porta, lo avvolse nuovamente. Veronica gli prese il piumino dalle mani con cortesia e lo appese nell'attaccapanni, per poi raccogliere le sue Adidas ed andare a riporle nella scarpiera, proprio come aveva fatto suo cugino la volta precedente. Bisognava ammettere che erano molto educati e gentili con gli ospiti.

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