Dopo quella passeggiata in giardino, i due, richiamati da Trudy, rientrarono in casa per la cena.
-Allora,ragazzi, vi siete chiariti?-chiese la governante con il suo solito sorriso.
-Diciamo di sì.-rispose Nina sorridendo al ragazzo seduto al capotavola di fronte a lei. Per tutta la cena i due non avevano fatto altro che lanciarsi occhiate per controllarsi a vicenda e, mentre li guardava, Trudy capì che doveva lasciare a quei due ragazzi lo spazio e la libertà per tornare a fare coppia come una volta, come alla festa del terzo anno di quella scuola che aveva reso magica la loro permanenza. Una volta che ebbero aiutato la governante a sparecchiare, chiesero il permesso di salire su in soffitta e promisero che non ci avrebbero messo molto.
-Mi raccomando, io non faccio cadere gli spilli, ma alle dieci vi voglio a letto. E separati!-aveva detto Trudy facendo ridacchiare i ragazzi.
Quando arrivarono in soffitta, i ricordi cominciarono a riaffiorare nella mente di Nina che si guardava intorno e sorrideva con gli occhi lucidi.
-Mi mancano i Sibuna...-disse dolcemente mentre, quasi senza accorgersene, si stringeva al petto di Fabian che l'aveva stretta a sua volta.
-Ti prego, andiamo via, altrimenti mi metto a piangere.-disse Nina e affondò il suo viso nel maglioncino leggero del moro. Fabian non aveva mai visto Nina così fragile, almeno non dopo quella volta con la maschera di Anubi; non provava pena per lei, assolutamente no, le sembrava solo molto tenera e dolce.
-D'accordo, andiamo.-disse lui e la riportò giù. Una volta tornati in salotto, Fabian cercò Trudy, ormai erano quasi le dieci, ma di lei neanche l'ombra, così decise di portare Nina ancora scossa in camera sua e di Eddie per poi adagiarla nel letto dell'amico. Si rese conto che la distanza tra loro due aveva cambiato poco, ma la distanza dai misteri, dai ragazzi, dalla casa e, per quanto potesse sembrare strano, da quello scorbutico di Victor le aveva fatto più male di quanto si potesse anche solo immaginare. Fabian si maledisse per non averla mai cercata, per non essersene infischiato della lettera d'addio, per non aver mai pensato a prendere un biglietto per l'aereo e mollare tutto per raggiungerla, si maledisse per aver pensato solo all'abbandono e non anche a quanto le fosse costato lasciarli tutti lì. Era stato un egoista e più ci pensava e meno il sonno bussava alla sua porta. Non riusciva davvero a credere che la sua rabbia non gli avesse mai permesso di vedere l'altro lato della medaglia che era rimasto nascosto per troppo tempo e non riusciva a capacitarsi che il suo cuore l'avesse lasciata andare troppo presto. Si mise a sedere sul letto e la osservò: era meravigliosa, anche quando dormiva; aveva la fronte leggermente aggrottata e un broncio davvero dolce, dormiva con le coperte tirate su fino alla spalla e dai rigonfiamenti sotto a quelle si notava che stava tutta raggomitolata. Mentre lui la osservava sorridendo, Trudy spalancò la porta all'improvviso facendolo sobbalzare, ma per fortuna non svegliò Nina.
-Fabian! Ti avevo detto camere separate!- lo rimproverò la governante sussurrando. Lui la raggiunse sulla porta.
-Scusa Trudy. Dopo essere stati in soffitta l'ho vista così giù che non mi andava proprio di lasciarla sola. E comunque già dorme, non fa niente di male, no?-rispose lui sempre sussurrando per non svegliare la sua principessa.
-D'accordo. Ti concedo oggi e domani, poi torna a dormire in camera sua.-disse la governante con tono autoritario.
-Se solo ce l'avesse una camera.-bofonchiò lui a voce bassa.
-Buonanotte Fabian.-disse Trudy per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle. Lui si girò di nuovo verso Nina e la raggiunse, sedendosi sul letto delicatamente.
-Perdonami Nina.- sussurrò accarezzandole i capelli-Perdonami.-disse per poi lasciarle un bacio sulla fronte.
Nina, dal canto suo, non aveva mai pensato a sé stessa, aveva sempre pensato al bene degli altri, a proteggere chi amava e aveva sempre cercato di reprimere il dolore ed il nodo allo stomaco che tornavano tutte le volte che pensava alla casa oppure a ciò che i ragazzi stavano facendo in quel momento mentre lei studiava con una lampadina a luce calda e il buio fuori dalla sua finestra. In realtà, quel buio fuori dalla finestra era la luce del giorno se paragonato al buio che lei aveva nel suo cuore, al vuoto, al buco nero che le si era formato quando aveva perso Amber, Patricia, Alfie, Eddie, Jerome (già,sentiva perfino la sua mancanza), Joy, Mara, e Fabian. L'estate prima della separazione, aveva incontrato Eddie, gli aveva dato il medaglione e la lettera, così si erano salutati tra le lacrime; poi aveva cercato un certo Nicholas Rush, gli aveva parlato e avevano stabilito che la nipote, KT, avrebbe preso il suo posto nei Sibuna, ma che avrebbe dovuto scoprire tutto da sola su chi era e di cosa avrebbe fatto parte. Quella decisione le aveva fatto malissimo, ma sapeva che era la cosa giusta. Nina sapeva già tutto dall'inizio: sapeva del male nel mondo, sapeva di Frobisher, sapeva di Ammut e sapeva anche chi sarebbe stato preso come peccatore. Come? Sarah non l'aveva mai abbandonata e le aveva donato la gemma del futuro e la chiave, aveva promesso che avrebbe aiutato Eddie ad avere le visioni, ma le aveva imposto di non dire assolutamente nulla ai suoi amici, perché il corso degli eventi non si poteva cambiare, per questo, lei e il signor Rush avevano collaborato e scelto la predestinata per fermare la dea divoratrice di anime e sua nipote era stata davvero un'ottima scelta. KT sarebbe stata la prima a rientrare in casa Anubis dopo i cinque giorni di vacanza straordinari e lei l'avrebbe aspettata per consegnarle una lettera scritta da suo nonno che prima di morire le aveva chiesto di dargliela quando sarebbe finito tutto. A volte, le erano venuti dei sensi di colpa per non aver mai rivelato nulla ai ragazzi, ma lei, in quanto prescelta e capo dei Sibuna aveva il compito di proteggere.
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Five Days
FanfictionFabian sbuffò un'altra volta e girò le pagine del suo quaderno completamente scarabocchiato e pieno di numeri, frasi e frecce che partivano da un punto e la loro fine non era ben distinguibile, tanti erano i giri che facevano. Era rimasto lui, in qu...