Giselle

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La tranquillità durò poco per Morfeo. Era difficile avere un idea precisa del tempo che scorre nella dimensione onirica, ma nel giro di un paio di settimane umane i sogni grigi erano raddoppiati.
I suoi fratelli continuavano a pensare che fosse tutto normale, che gli umani stessero semplicemente perdendo l'immaginazione che loro madre gli aveva donato, cosi Morfeo smise di parlargliene.
Ma era preoccupato.
Forse avrebbe dovuto parlarne con sua madre Notte o con suo padre Ipno ma era difficile riuscire a incontrarli. Mandavano a lui e ai suoi fratelli i loro compiti sotto forma di post-it e comunque avevano entrambi un carattere difficile. Notte non sarebbe stata felice di sapere che il dono dell'immaginazione che aveva fatto agli umani alla loro nascita stava andando perduto e Ipno ne avrebbe approfittato per iniziare una nuova discussione con la sua vecchia compagna. No, Morfeo non poteva parlarne con loro, gli serviva qualcun altro.

Quando un post-it verde gli comparve tra le mani fu felice di avere un'occasione per divagare la mente. Era l'unico dei tre fratelli, guardiani della dimensione onirica, ad amare ancora il suo lavoro.
Gli piaceva l'idea di essere fondamentale per il destino del mondo. Il compito di guidare gli umani lo faceva sentire utile.
Quella volta il lavoro era solo per lui. Non avrebbe dovuto mostrarsi nella sua vera forma perché l'unico modo per spostare qualcosa, anche solo un'immagine, dalla loro dimensione a quella umana erano le capacità di Fantaso. E non doveva evitare un errore all'umano in questione perché non era stato chiamato Icelo. Morfeo odiava dover spaventare gli umani ma delle volte era necessario perché senza un sano terrore era difficile impedire a qualcuno di fare gravi errori, rovinando la tela del destino.
Il post-it era lapidario come sempre.
CONTINENTE :Europa
CITTÀ : Londra
Morfeo era già nella sezione giusta e dopo poco trovò la città. A una finestra dei sogni era attaccato il secondo post-it.
ORA: 22.04
SOGNO: COLLOQUIO DI LAVORO
COMPITO: SPINGERE L'UMANO A PARLARE DELLE SUE PASSIONI. CONSIGLIARLO PER SVILUPPARLE.
Morfeo guardò l'orologio nella sala, che segnava l'ora locale: erano le ventidue.
Si affacciò alla finestra dei sogni, per poi entrarci . Era tutto ancora pieno di nebbia bianca, sintomo che l'umano non era ancora nella fase REM, Morfeo aspettò pazientemente fino a che il sogno non prese forma con lui dentro.
Era seduto dietro a una scrivania che sembrava antica. Non ebbe il tempo di guardarsi, per capire in quali panni si era ritrovato stavolta, perché subito sentì bussare alla porta di fronte a lui.
<Avanti.>
Morfeo era l'unico dei suoi fratelli ad aver dovuto imparare tutto degli umani. Ad Icelo bastava leggere le paure dell'umano per poi utilizzarle contro di lui. Fantaso invece non aveva bisogno di entrare nei sogni e quindi non si interessava per niente agli usi e costumi degli umani.
Morfeo però interagiva davvero con loro, quindi aveva bisogno di sapere tutto. O almeno questa era la sua scusa preferita da rifilare ai fratelli.
L'umano del sogno entrò.
Era una ragazza sulla ventina, indossava una semplice camicia bianca sopra ad una gonna nera, i lunghi capelli, di un rosso cremisi intenso, erano raccolti sobriamente.
Dalla quantità di particolari che nel sogno riusciva a vedere in modo ben definito e dalle emozioni che Morfeo poteva leggere, capì che probabilmente aveva davvero in programma un colloquio importante.
Il suo compito quel giorno era di spingere questa umana a intraprendere la strada delle sue passioni, quindi era furbo comportarsi gentilmente. Doveva prima spingerla verso una conversazione informale, conquistare le sue simpatie e infine darle il consiglio giusto.
Aveva tempo di crearsi un piano più preciso perche la ragazza era incastrata in un piccolo picco di preoccupazione, che aveva trasformato i pochi metri di distanza tra la porta e la scrivania in un lungo corridoio.
Morfeo sapeva di dover essere paziente, la mente della ragazza avrebbe avuto una consistenza maggiore nel sogno quella notte, per via del suo potere.
Era necessario che gli umani ricordassero meglio i sogni dove i guardiani intervenivano perché questi fossero utili ma inconvenienti come la manifestazione di alcuni sentimenti presenti nel sogno ne erano spesso la conseguenza.
Finse di non vedere il lungo corridoio che la ragazza stava percorrendo e, appena lei gli arrivò davanti, gli indicò gentilmente di sedersi con la mano.
<Bene, signorina....?> lei arrossí
<Dubois...Giselle Dubois>
Morfeo gli sorrise, gli piacevano gli umani timidi, quindi si gustò il suo rossore prima di continuare.
<..Signorina Dubois ,come posso aiutarla oggi?> lei assunse un'espressione più calma e professionale.
<Sono qui per il posto di insegnante. So che la signorina Greud è andata in pensione e che avete bisogno di una nuova paesaggista.>
Morfeo sapeva che i sogni erano composti da strati di informazioni e una volta che ne era dentro poteva sapere tutto quello che il dormiente sapeva. Giselle era un'artista. Aveva studiato in buone scuole diventando una brava pittrice e una mediocre scultrice. Aveva bisogno di lavorare, viveva lontano dalla sua famiglia da molto e non aveva molti amici a Londra. Sembrava qualificata per quel lavoro e Morfeo non si sentí in colpa a iniziare la sua recita.
Si stampò in faccia il sorriso più entusiasta che riuscisse a fare e gli rispose.
<Si è vero abbiamo bisogno di una nuova insegnante e lei sembra ottimamente qualificata!>
La ragazza arrossì di nuovo, era modesta evidentemente.
<La ringrazio, lei è molto gentile>
Morfeo osservò gli occhi della ragazza.
Amava molto quel particolare umano, trovava bellissima la loro unicità. Era meraviglioso per lui non trovarne mai due paia identici. Giselle poi aveva enormi occhi azzurri incorniciati da lunghe ciglia scure, l'iride era piena di scagliette argento che li rendevano magnetici, aggiunti alle galassie di lentiggini che le decoravano il viso rendevano Giselle la visione più bella che Morfeo avesse mai visto. Si ritrovò a fissarla troppo a lungo e stavolta arrossì anche lui insieme alla ragazza.
Seguì un momento di silenzio, Morfeo si sentiva stranamente agitato ma aveva un compito e doveva portarlo a termine. Tornò a guardare Giselle e se la ritrovò che salutava qualcuno alle sue spalle, così si voltò e all'inizio vide solo il suo riflesso. Era nei panni di un uomo sulla quarantina, vestito sobriamente, quando il suo sguardo percorse l'intera vetrata però scoppiò a ridere.
Fuori dalla finestra, attaccato alla parete, c'era un gorilla che faceva "Ciao Ciao" alla ragazza sbracciandosi e alternando qualche bacio ai saluti.
La risata di Morfeo riscosse Giselle che inaspettatamente parlò.
<Non vedo cosa ci sia da ridere...> non sembrava offesa, semplicemente sembrava trovasse normale trovarsi dei gorilla attaccati alle finestre.
<Perché mai un gorilla dovrebbe starsene li ora?>
La risposta di lei lo sorprese di nuovo.
<Perché mai non dovrebbe vorrà dire! Ai gorilla piace arrampicarsi e, come confermerebbe anche King Kong, i grattacieli sono l'ideale.>
Morfeo ricominciò a osservarla. Quella ragazza gli piaceva. Era dolce, modesta e la sua mente possedeva un pizzico di follia infantile che lo faceva impazzire. Ma non era in quel sogno per svago, quindi cercò di tornare al suo compito.
<Dimmi un po, apparte i gorilla e la pittura cosa ami fare nella vita?>
Lei lo guardò un attimo prima di rispondere ed i suoi straordinari occhi colpirono di nuovo Morfeo.
<Non ti sembra abbastanza? Gorilla e pittura mi sembrano due argomenti abbastanza interessanti e complessi da impegnare una vita intera>
Morfeo la guardò storto. Non gli aveva risposto.
Cercò di assumere un'aria che gli dicesse di essere seria e, quasi inaspettatamente, lei capì.
<Di solito mi danno della nerd quando lo dico...ma visto che questo è un sogno immagino di poter dire tranquillamente che amo la mitologia. Soprattutto quella greca. Mi piace visitare i siti storici in giro per il mondo ma ancor più scovare vecchi testi di leggende e storie degli Dei. >
Morfeo rimase immobile. La passione di Giselle per la mitologia lo sorprese molto meno del fatto che si fosse accorta di essere in un sogno.
A volte capitava che gli umani se ne accorgessero o che venissero presi dal dubbio, ma questo succedeva quando il sogno era quasi alla conclusione.
Morfeo poteva percepire benissimo che il sogno di Giselle era ancora alle sue prime scene, questo la rendeva speciale. Rara.
<Beh che c'è di strano nella mitologia? La mitologia è fica! quasi quanto i sogni, no?> Azzardò un occhiolino e fu felice di vederla arrossire di nuovo.
Si sentiva tranquillo con quella ragazza ed era una condizione che faticava da sempre a raggiungere.
<Sai che c'è? Visto che questo è un sogno posso portati a vedere qualcuno dei miei posti preferiti...Ti va?> Il sogno iniziò ad esprimere sentimenti di serenità e Morfeo si sentì felice a sua volta.
Non si stava impegnando molto nel suo compito ma Giselle sembrava andare da sola verso la via giusta.
Annuì nella sua direzione e, dopo aver passato un momento leggermente troppo lungo a guardarla negli occhi, la seguì verso la porta.
<Immagino che mi basterà pensare a una cosa o a un posto...no?>
Sembrava le stesse chiedendo le istruzioni per l'uso. Insolito anche questo, ma chi meglio di lui poteva risponderle in fondo? Apparte il proprietario del sogno stesso, lui era l'unico altro a poterne modificare la trama.
<Si, dovrebbe essere semplice. Focalizzalo e lo avrai. >
Giselle chiuse gli occhi per un attimo, poi aprì una porta a caso.
Un sorriso le illuminò il volto alla vista delle rovine del tempio di Atena al di la dell'uscio.
Prese la mano di Morfeo e lo trascinò con se.
Giselle si sciolse i capelli mentre iniziava a raccontare del viaggio che l'aveva portata lì la prima volta. Di quello che aveva scoperto, dei libri rari che aveva trovato.
Morfeo intanto faceva domande...e rideva tantissimo. Giselle aveva idee bizzarre su certe cose e su certi personaggi mitologici.
Passarono attraverso diversi scenari, fino a che Giselle non li catapultò su un prato fiorito notturno.
<Ci voleva proprio un po di riposo.> disse Morfeo sdraiandosi, Giselle lo imitò dopo pochi istanti.
Rimasero in silenzio a guardare il cielo, Giselle disegnava ghirigori immaginari con la mano tesa al cielo mentre Morfeo la osservava.
<Non ero sicura di questo posto...visto che non esiste non sapevo se sarebbe comparso e invece nella mia mente è tutto molto più facile da ottenere che nella vita reale.>
Morfeo osservò la mano che Giselle muoveva nell'aria e vide che le stelle si muovevano al suo comando. Modellava il suo sogno con la stessa naturalezza con cui dipingeva e Morfeo ne era ipnotizzato.
Rimasero a guardare il cielo in silenzio fino a che Morfeo non percepì che il sogno stava per finire. Aveva assolto ai suoi doveri di guardiano, ma gli dispiaceva dover lasciare la compagnia di Giselle, stava pensando a qualcosa da dirle quando vide spuntare in cielo una luna di formaggio. Era identica a quella che aveva già visto in quell'altro sogno che lo aveva tanto colpito giorni prima.
Era lei la proprietaria di quel sogno?
Non ebbe il tempo di indagare perche tutto iniziò a ingrigire.
I contorni delle cose perdevano colore in fretta e tutto diventava meno realistico.
Giselle era terrorizzata, sentiva come Morfeo che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di innaturale in quello che stava succedendo.
Intanto il grigio avanzava velocemente, costringendoli a mettersi spalla a spalla.
<Qualcosa non va...non lo sto facendo io...e non mi piace questa nebbia.>
Morfeo non sapeva cosa dirle, poteva uscire dal sogno ma non poteva portare Giselle con se, non senza l'aiuto di Fantaso.
Non sapeva cosa sarebbe successo a Giselle ma, mentre vedeva il grigio avvicinarsi alle sue scarpe, si girò a guardarla con la sua decisione già chiara in mente.

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