Il tribunale

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Morfeo tornò ai cancelli della guardia in tempo per controllare il sonno di Giselle. Si era prodigato tutto il giorno per tornare in tempo, ora doveva solo evitare i suoi fratelli.
Riuscì ad arrivare al settore giusto senza incontrare nessuno ed ebbe tutto il tempo di trovare la finestra dei sogni di Giselle.
Erano le 22.00.
Giselle dormiva ma la fase REM non era ancora sopraggiunta e lui si sentiva, per la prima volta dopo secoli, ansioso.
Gironzolò per il corridoio guardando altri sogni ma niente riusciva a distrarlo cosi si mise di fronte alla finestra di Giselle, immobile, in attesa.
Il sogno iniziò circa mezz'ora dopo e riuscì di nuovo a stupirlo e divertirlo.
La nebbia bianca stava formando un'aula di Tribunale, il giudice era Giselle, con tanto di toga e parrucca bianca, ma anche gli imputati erano tutti Giselle.
Morfeo ridacchiò, quella ragazza era bizzarra e questo lo attraeva. Al centro dell'aula c'era un uomo con i lineamenti distorti ed irriconoscibili, vestito elegantemente.
Con un sorriso sulle labbra Morfeo si mise comodo a osservare.

Giselle-Giudice batté il martelletto facendo zittire il chiacchiericcio delle imputate.
<Silenzio in aula! Il processo ha inizio!>
Ottenuto il silenzio chiamò al banco quella che definì come la Giselle seria.
La ragazza era vestita elegantemente, aveva un faldone di fogli sotto al braccio e una penna stiligrafica in mano.
<Cosa ne sai della creazione della personalità alternativa del Signor Lovinor?> Giselle-seria guardò la giudice con sguardo severo.
<Assolutamente nulla! Tutti sanno benissimo che se fosse per me impiegheremmo molto meno tempo in queste frivole sciocchezze e molto di più nello studio e nelle faccende.>
La Giselle-giudice sembrava infastidita ma la rimandò a sedersi per il momento. Al suo posto fu chiamata un'altra Giselle.
Giselle-realista che indossava abiti neri e informi avanzò verso il banco a passo di marcia. Gli fu fatta la stessa domanda posta a chi l'aveva preceduta.
<Ogni volta che succede qualcosa che non capisci te la prendi con noi due...> disse indicando con lo sguardo la Giselle-seria, <...eppure noi siamo le uniche che cercano di difenderti, che ti tengono con i piedi per terra e che ti permettono di fare qualcosa di buono nella tua vita. Se Giselle-seria non si impegnasse tanto e se io non ti difendessi dalla cattiveria del mondo dove pensi che saresti ora? Dovresti puntarlo contro quelle due il tuo dito accusatore!>
Giselle-giudice segui il dito della ragazza finche il suo sguardo non si posò sulle altre due Giselle.
<A tempo debito verrete esaminate tutte! Siamo qui per questo. Per il momento torna al tuo posto.> La realista tornò alla sua sedia con evidente sdegno e non smise, da quel momento, di guardar male le altre due Giselle.
<Giselle-artista tocca a te!> La Giselle più bizzarra di tutte raggiunse il banco degli testimoni.
I lunghi capelli rossi erano acconciati in modo bizzarro, una treccia gli attraversava il capo andando a formare la coda di un pesce, gli abiti erano eccessivamente variopinti e dalle lunghezze bizzarre e disomogenee, si riusciva persino a notare l'eyeliner color oro che la faceva assomigliare a una Cleopatra aliena.
<Giselle-artista cosa ne sai della creazione della personalità alternativa del Signor Lovinor?> L'imputata sembrava distratta, tanto che la domanda dovette essere ripetuta.
<Ho tante cose per la testa, idee, progetti ma niente che riguardi questo Signor Lovinor. Io mi occupo di arte e di bizzarrie non di uomini lo sai.>
La Giselle-giudice sospirò stanca. Il processo sembrava non portare a nulla e si vedeva che iniziava a stufarsi ma chiamò comunque l'ultima teste: la piccola Giselle.
Una versione di Giselle di circa dodici anni, con un vestitino a fiori con la gonna a balze si avvicinò al banco. La giudice gli fece la stessa domanda fatta alle altre ma il tono che usò fu più dolce.
<Io non ho fatto niente lo giuro! Non ho creato niente...ma lo trovo così romantico...> la ragazza era tutta occhioni brillanti e rossore.
La giudice batté di nuovo il martelletto e tutte le imputate compresa lei accerchiarono l'uomo senza volto.
Cinque diverse versioni di Giselle osservavano quella figura, studiandola come si fa con gli animali dello zoo. Gli facevano domande a turno ma l'uomo rimaneva in silenzio e immobile.
La Giselle-giudice alla fine crollò in ginocchio e iniziò a ripetere, come una preghiera, la stessa domanda. <Chi sei tu?...Chi sei tu?...Chi sei tu?...>
Morfeo si sentì in colpa a quel punto e la voglia di entrare nel sogno era tanta. Quando vide la piccola Giselle in lacrime non riuscì più a trattenersi ed entrò nel sogno.
L'unica immagine a disposizione era quella dell'uomo senza volto e questo gli avrebbe impedito di parlare, perché non aveva la bocca, ma non aveva altra scelta. Alzò la mano in segno di saluto e la prima a notarlo fu la piccola Giselle, che si avvicinò a lui.
<Sapevo che non ci avresti abbandonate.> il suo sorriso era troppo dolce per non intenerirlo, cosi presto si ritrovò ad accarezzarle i capelli.
Mentre tutte le altre iniziavano a prestare attenzione a Morfeo sopraggiunse il grigio, prese tutti alla sprovvista tanto che rimasero tutti per diversi secondi perfettamente immobili. Morfeo si riscosse per primo, scattò verso la Giselle-seria e le prese la penna dalle mani. Lei capì al volo e gli passò anche un foglio preso dal suo faldone, dove Morfeo scrisse un paio di righe. Prima di sparire per usare il suo potere passò il foglio alla Giselle-giudice. Il grigio era diventato molto più forte in un solo giorno e Morfeo faticò molto di più stavolta, intanto Giselle lesse il suo messaggio a voce alta.
"Andrà di nuovo tutto bene, presto ti sveglierai nel tuo letto te lo prometto. Fa in modo di dormire tra un paio d'ore e ti spiegherò tutto. Fidati di me."
Quando Morfeo riuscì ad allontanare il grigio aveva il fiatone. Era rimasta una sola Giselle e doveva ancora farla svegliare. Quando gli arrivò di fronte si concesse qualche secondo per guardare di nuovo i suoi meravigliosi occhi poi toccandole la fronte la risvegliò.

Equilibrio OniricoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora