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Bradley e Juliet si vedevano spesso, per i corridoi sfoggiavano i loro migliori sorrisi, le loro voci creavano una bolla intorno a loro, capace di separarli dal resto del mondo per vivere quel momento come se fosse l'ultimo.

Bradley ogni volta che stava vicino a lei sentiva un brivido lungo le braccia, si sentiva teso come una corda di violino e sperava di non emanare un suono stridulo e fastidioso ogni volta che parlava, per colpa dell'agitazione.

Juliet invece era visibilmente tranquilla, anche se non lo capiva, e ogni volta che vedeva sorridere Bradley sorrideva anche lei, perchè grazie a lui scoprì la felicitá, grazie a lui era felice.

Lui, la rendeva felice.

Aveva imparato a comparare la felicitá al bello, ogni cosa che sembrava bella la rendeva felice, ed era un altro motivo per cui comparava Bradley con la felicitá.

-Uhm, quindi oggi a casa mia?- sibillò il moro, fissando un punto indefinito del corridoio, cercando di stare al passo con la minuta ragazza, avendo un passo più lento del suo. -Oh si, certo. Ne sarei felice.- Guardò il riccio, sorridendo.

E il moro sentiva il cuore esplodere in un grosso fuoco d'artificio.

Sorrise a sua volta -Allora.. alle tre, ti aspetto.- disse, prima di dividersi tristemente da Juliet, per incamminarsi dalla parte opposta per arrivare a casa.

Camminò a passo svelto, come se qualcuno lo stesse seguendo, quando in realtà lui stava rincorrendo il tempo, come se arrivare prima a casa gli permettesse di accorciare il tempo, così che la sua dolce ragazza dai capelli biondi potesse ritornare nuovamente a stare tra le sue braccia, e non solamente nella sua mente.

Era talmente emozionato all'idea di rivederla che corse in camera sua appena arrivato, prendendo la sua cara matita e iniziando a scarabocchiare uno dei tanti fogli semi macchiati, passando la sua immaginazione su quel foglio di carta, in modo da ricordare, in modo tale da non perdere quella immagine.

Più il tempo passava e più il suo cuore pompava a velocità assurde, rischiando anche di strozzarsi con una penna di pasta avendo mangiato troppo velocemente.

Alzò lo sguardo dal pavimento dove fissava il suo piede sinistro tenere il tempo della canzone che stava ascoltando con le cuffie in quel momento, concentrandosi sul grande orologio bianco appeso alla parete della sala notando che erano le 2:59.

Juliet era una persona fin troppo precisa come Bradley, probabilmente aspettava lo scoccare delle tre per suonare. Il moro si alzò e si affacciò dalla finestra della sala che dava la vista alla facciata di fronte casa sua ma niente, della bionda nessuna traccia.

Alzò nuovamente lo sguardo. Le tre.

Iniziò a preoccuparsi, continuando a fissare la finestra.

Le 3.01, 3:02, 3:03.

Il tempo sembrava giocargli un brutto scherzo, sembrava essersi velocizzato, e l'ansia pervase il corpo del moro, che frettolosamente sfilò il suo telefono dalla tasca anteriore dei suoi jeans, e digitando il numero che aveva imparato a memoria della ragazza.

Uno squillo, due squilli, tre squilli.

Sospirò, e fece per allontanare il telefono dal suo orecchio per chiudere la chiamata quando una voce femminile e nasale inondarono di onde sonore il poco spazio tra il suo orecchio al cellulare.

-Pronto?- pronunciò insicuro il ragazzo, e la stessa voce gli rispose.

Ma non era quella di Juliet.

-Ju..Juiet non può riceverti al mome..nto.- pronunciò quella voce nasale tra un singhiozzo e l'altro.
Il moro iniziò a tremare, iniziando ad aver seriamente paura.

-Do..dove è Juliet?- Disse quasi in un sussurro, sentendosi più debole del solito.

-La stanno portanto in ospedale.-
Il telefono gli scivoló tra le mani e incapace di reagire restò immobile in quella posizione fissando il vuoto.

E il moro sentì il cuore esplodere come una pericolosa bomba.


Hi everypkdhdhdh

Meno due capitoli e la storia finisce! Mi dispiace davvero per questo colpo basso, ma.. nah, non vi dico niente.
Shiau

Alexithymia || Bradley SimpsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora