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Bradley aveva in mente tanti modi per risolvere il problema della sua Giulietta, e troppi finali, dato che si sentiva il suo Romeo.

La bionda lo aveva letteralmente rapito. La stanza del ragazzo era sempre incasinata, come la confusione che dominava nella sua mente. Un sacco di bozze a terra di disegni incompleti di loro due o solo di lei, pennelli, matite e tubetti di colore sparsi ovunque, che facevano spesso scivolare il povero moro.
E infatti, come ormai suo solito, si ritrovò sul freddo parquet marrone scuro, e dopo aver lanciato un mugulio infastidito, gli saltò all'occhio un disegno.

Lui, vestito quasi a stracci, che guardava dal basso la sua amata, Juliet, che indossava un vestito rosa pallido, le maniche corte a sbuffo, il décolleté con un leggero pezzo di pizzo, il corpetto che terminava alla vita con una fascia argentata, lasciava cascare una gonna ampia che finiva con un orlo ondulato, che le copriva i tacchi leggermente alti. Il paesaggio non era quello che ci circonda in questo momento, ma era abbastanza antiquato, meglio dire Medievale.

Il moro si alzò da terra e raccolse i suoi disegni, lasciando per primo il dipinto che aveva osservato, mettendoli sulla scrivania, cercando di fare spazio.
Ordinò le ultime cose a terra e sospirò sollevato nel rivedere di nuovo la sua stanza pulita.

Non adorava stare nel disordine, si sentiva male, come se qualcosa andava male. Anche se di solito il suo comportamento lo portava alle piccole distrazioni e casini, voleva essere in armonia con se stesso e la sua casa, la sua stanza. Pensava sempre che la propria stanza descriveva se stessi, e aveva ragione. La sua camera era spesso ordinata, perchè lui ci metteva di impegno a non farla diventare come oramai le strade di oggi sono.

Infatti lui era come una bufera di candida ma micidiale e mortale neve, che si scatenava, ma quando tutto terminava, sembrava nascondere il disastro che aveva appena compiuto.

Intanto la bionda girava per le vie del paese spensieratamente. Tra meno di due ore dovrebbe essere nella casa ancora sconosciuta del moro, e decise di passare il tempo rimanente liberamente.
Trovava rilassante camminare in una giornata poco calda di autunno, con la leggera brezza di vento che le accarezzava il viso.

Amava l'autunno. Molte persone attendevano la fine di questa stagione, e delle altre che seguivano, per arrivare alla calda estate. Ma lei si sentiva meglio in quella. La sua concentrazione si spostava sui colori sfarzosi delle foglie degli alberi, che si staccavano piano piano una ad una e si muovevano insieme al vento creando un ballo tutto loro come nelle favole. Le principesse girano dolcemente insieme al proprio cavaliere, cercando la sintonia giusta tra i passi e la musica classica da sottofondo che gli accompagnava per questa loro piccola parte di vita.

E come le foglie che cadevano sfinite a terra, noi chiudiamo gli occhi, finito il nostro tempo di vita. E solo quando sei arrivato quasi alla fine ti accorgi che i minuti che passi sono i minuti che non avrai più indietro.

Il suono della suola di cuoio sul terreno veniva attutito dall'erba. Ogni passo era come un pensiero negativo lasciato alle spalle. La ragazza era particolarmente felice, sorrideva a testa alta, saltellando come se stesse toccando le nuvole. E anche lei, come le foglie, girava a braccia aperte su se stessa, lasciandosi cadere sugli ultimi fiorellini lasciati dalla stagione precedente, permettendo alla ragazza di sognare ad occhi aperti.

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Allora, questo capitolo mi piaceva metterlo, perchè ci sono un po le descrizioni dei personaggi, anche se non si parlano. (Notare che questa è il primo spazio autrice in questa storia, anche se sinceramente non volevo introdurne MA SONO MALIGNA AUAJAJAJAJJSHHSHSMEVKNSMSBSMZ) quiiiindi eh gne niente. Addioh

Alexithymia || Bradley SimpsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora