Jhon III

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Jhon sedeva sotto il maestoso pino che si ergeva a pochi metri dal lago; lui adorava quel posto, lì, in mezzo alla natura, si sentiva al sicuro, libero e ora più che mai, quello era il luogo adatto per isolarsi almeno per qualche ora dal mondo esterno, rinchiudersi in se stesso e riflettere sugli avvenimenti accaduti quel giorno.

Jhon si sentiva confuso, insicuro, tutte le sue convinzioni erano ormai svanite nel nulla, come se tutti i pilastri che reggevano la sua vita fossero improvvisamente crollati.

Cercò di rimanere razionale e autoconvincersi che quel vecchio volesse solo spaventarlo con una delle sue storie e che tutto quello che gli aveva raccontato non fosse reale, ma quanto più cercava di convincersi di questo tanto più sentiva che il vecchio stesse dicendo il vero, non sapeva perché, ne come, ma lo sapeva.

Effettivamente Jhon si era sempre sentito estraneo a quel mondo, come se tutto ciò che lo circondasse non gli appartenesse, quanto odiava essere uomo, si sentiva piccolo oppresso, rilegato in una gabbia, come se ci fosse una catena di metallo che lo imbrigliasse e lo tenesse legato al suolo.

Quanto avrebbe voluto spezzare quella catena e volare via. Mentre pensava a tutto questo un altro brivido lo pervase, questa volta così forte e intenso che Jhon cadde a terra privo di sensi. Quando riaprì gli occhi tutto intorno a lui era cambiato, era circondato dal bianco, provò ad alzarsi e quando ci riuscì rimase sbalordito da quanto quel posto lo facesse sentire bene.

Si sentiva più leggero, più forte ma soprattutto libero! Mentre cercava di orientarsi in quel posto che stranamente gli sembrava familiare una voce femminile lo chiamò:"Jhon" quella voce lo pietrificò all'istante, era una voce così dolce e soave che Jhon non impiegò più di un millesimo di secondo a riconoscere.

"M..Madre" sussurrò Jhon voltandosi.
Il viso di Dies risplendeva nel bianco rendendolo ancora più bianco.

"Si figliolo" prosegui lei, "so che avrei dovuto avvisarti prima ma solo ora che inizi a ricordare posso manifestarmi a te senza procurarti danni, prima sarebbe stato fatale."

"Dove siamo? Che cos'è questo posto? Ha un'aria familiare..." Chiese Jhon guardandosi intorno. "Ahahah" la risata di Dies era così dolce e piacevole che Jhon provò l'impulso di farla continuare a ridere.

"Certo che ti è familiare" proseguì, "Questa è la tua casa, ma ora basta domande, ci sarà tempo per quelle, dobbiamo parlare di qualcosa di molto più importante ora..." disse, come se il tempo a loro disposizione stesse per esaurirsi.

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