IV - primo mistero

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Il giorno dopo arrivai a scuola con le occhiaie più scure di sempre, ero distrutta.
Non avevo dormito per tutta la notte e adesso, speravo solo che si fermasse il tempo per recuperare quelle ore benedette; ma il tempo non si può fermare."[...] Jennifer?" "sono presente" dissi io nel pieno dormiveglia. Tutto sembrava distante, le orecchie mi sembravano tappate, i muscoli facciali intorpiditi dato che non cambiavo espressione molto spesso e gli occhi asciutti per quante volte avevo pianto. Ero vuota, mi sembrava di vedere il tempo andare a rallentatore e più il tempo scorreva, più mi sembrava muoversi lentamente, e più notavo questo cambiamento, più i colori si dissolvevano inesauribilmente lasciando spazio ad una grandissima scala di grigi che mi distanziavano ancora di più dalla realtà. Mi trascinavo nei corridoio tra una lezione e l'altra, pregando tutti gli dei, di non farmi incontrare Gulliver o Edward. A volte quando sentivo in lontananza una delle loro voci, mi paralizzavo e cercavo subito un angolino nel quale rifugiarmi con la coda tra le gambe; sapevo che non avevo motivo di scappare, ne avevo alcuna colpa, ma non volevo dargli altre gioie vedendomi secernere il liquido più puro del dolore e della tristezza, quello che parte direttamente dalle grida di un cuore infranto. In quel momento una mano disperde il buio che stava attanagliando il mio animo, accompagnata da un sorriso e da capelli castani, un paio di occhiali neri con la stecca laterale verde contornavano degli occhi neri come gocce di petrolio; un calore mi avvolse e mi fece uscire da quell'angolino buio che mi tratteneva dall'affrontare la realtà. "Jenny, che ci fai li seduta? È sporco, sai che qui le bidelle sono dei fantasmi" Alan riuscì a strapparmi un sorriso, "Mi era caduta una lente e la stavo cercando disperatamente" dissi facendo capire che stavo scherzando, sperando che passasse sopra l'accaduto senza estorcermi quelle emozioni che stavo tentando di ingoiare in tutti i modi. Qualche secondo di perplessità, poi una risata amichevole e sincera. " andiamo su su, non vorrai far aspettare la professoressa di costituzione e cittadinanza? Nonostante tu sia la sua preferita e noi due siamo amici, lei continua ad odiarmi" disse imitando la faccia della prof e facendo finta di piangere. Ci era riuscito. Complimenti. Adesso riconoscevo una felpa rossa da una maglietta verde, riconoscevo uno Chanel 5 dalla colonia maschile di Hollister. Adesso ero tornata in vita, ero nella luce.
Nikki e Caroline avevano una gita al giardino botanico e non volevo rovinargli una bella giornata, così decisi di raccontarglielo in un'altro momento, Alan mi aveva trasmesso la voglia di sorridere e neanche io volevo rivangare argomenti dolorosi che ero riuscita finalmente a sotterrare.
Così passò tutta la mattinata fino all'uscita da scuola, arrivai a casa immersa nei miei pensieri, ma ero decisa a smettere di buttarmi giù, così decisi di consolarmi, riempiendo il vuoto del mio cuore con i miei cibi preferiti: lasagne al tartufo, tiramisù e mi portai davanti alla televisione una quantità esagerata di gelato; era talmente tanto che avrebbe sfamato un'armata. Rimpinzata a dovere, mi appisolai sul divano, entrando in un mondo etereo di sogni, dove io ero la padrona del regno, senza nessuna matrigna da dover abbattere; dove potevo creare il mio mondo ideale, essere chi o cosa volessi senza avere problemi di nessun tipo, potevo scegliere di scappare e di lasciare tutto, spegnendo la mia umanità, tanto alla fine era solo un sogno no? Dormii fino alla mattina seguente, ma quando mi sveglia, non sapevo che quello sarebbe stato l'inizio della fine.

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