V - 3 parole fondamentali

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Una settimana dopo

"pronto?" " non ho tempo ma devi scrivere queste parole senza mai ripeterle: ivurta lumus excepto" "ma chi sei? Che vuoi da me?" "Non ho tempo per spiegarti nient'altro, tanto ci rivedremo" "ma come farò a ...?" "mi riconoscerai."
Rimasi a guardare il telefono per 20 secondi dopodiché iniziai a correre verso casa con la testa pesante come un macigno: ero confusa e spaesata, io correvo e correvo, tuto quello che mi lasciavo alle spalle veniva inghiottito da una voragine buia senza via d'uscita. Io volevo solo arrivare a casa e mettermi li al sicuro, è bello aver un posto nel cui ritornare dove potersi rifugiare. Avevo il fiato e, non c'è La facevo più, i miei piedi sembravano pesare ad ogni passo che facevo e ... E mi svegliai.
"... Jennifer, Jennifer, svegliati! Non si dorme in classe, e te l'ho ripetuto per tutta la settimana! Non è possibile! Vai subito in presidenza!"
Era ormai una settimana che ripetevo sempre lo stesso identico sogno, ma non ne potevo più. Quando mi svegliavo ero più stanca di prima e lo sognavo anche più volte in una giornata. Ogni volta che chiudevo le palpebre venivo catapultata nel sogno e così ricominciava; ma non riuscivo mai ad arrivare a casa o a cambiare qualcosa di quel sogno. Ormai era una settimana che non dormivo ed ero sempre più stanca, mi succedeva sempre più spesso di addormentarmi all'improvviso, in una maniera talmente profonda che a volte svenivo, perdendo conoscenza anche per giorni.
"Jennifer, non puoi continuare così, sei un'alunna che è sempre stata responsabile, stai passando dei problemi in famiglia? Magari si tratta di bullismo? Sai che ne puoi parlare con lo psicologo scolastico. Non lasciare che problemi esterni influenzino il tuo perfetto rendimento scolastico avuto fino ad oggi. Adesso torna in classe, questa sera vai a dormire presto e fatti una bella dormita. Fai in modo che non succeda ancora, sennò dovrò prendere dei seri provvedimenti..." disse il preside ripetendo la solita ramanzina che ripete hai "ragazzi fuori da binari", o almeno così li chiama lui. Io non provai a giustificarmi, non capisco nemmeno io cosa mi succeda, nonostante mi succeda dal giorno in cui ho memoria, figuriamoci spiegarlo al preside della mia scuola di 65 anni, abituato a cocainomani o ragazzi strafatti che si lamentano che la gravità non faccia più effetto o presunti ragazzi visionari che predicano la fine del mondo re mano degli insetti. Impossibile farglielo capire. Poi mi si offuscó la vista "..Jennifer, ti senti bene?" Tutto iniziò a girare vorticosamente, la voce del preside si faceva sempre più lontana e fredda, i colori divennero sempre più monocromatici fino a diventare tutto completamente nero, mi si tapparono completamente le orecchie, un senso di nausea attanagliava la bocca dello stomaco, poi non vidi ne senti più nulla. Svenni. O meglio mi "addormentai", non so per quanto, rimane il fatto che ricominciai il Sogno " non ho tempo, ma devi scrivere queste parole senza mai ripeterle: ivurta lumus excepto..."
Poi mi svegliai tirando un grosso è profondo respiro come se fossi stata in apnea fino ad allora. Mi guardai attorno, ero in infermeria. Mi girava ancora la testa, guardai l'ora e d erano già finite le lezione da due ore, non c'era più nessuno a scuola. Tornai a casa, che trovai deserta come sempre, squilla il telefono di casa " pronto?" " Non ho tempo, ma devi scrivere queste parole senza mai ripetere ivurta lumus excepto.." cosa sta succedendo? Mi sono addormentata nell'autobus senza accorgermene? ma come è potuto succedere? Poi pensai che le altre volte, il sogno si ripeteva senza che io mi potessi soffermare a pensare o a pormi domande; questa volta sembrava reale, si stava avverando il sogno che continuavo a fare da giorni? "chi sei? Che vuoi da me?" "Non ho tempo per spiegarti nient'altro tanto ci rivedremo" " ma come farò a..." "mi riconoscerai". Attaccò. Rimasi paralizzata con il telefono in mano, non tanto per aver previsto qualcosa che poi era realmente successo, quanto il fatto che pur sapendo quello che avrebbe detto, non ero riuscita a fare un'altra domanda o ad anticiparlo chiedendogli il nome o da dove stesse chiamando. A cosa mi è servito vedere per varie volte al giorno questa conversazione se poi non sono riuscita a cambiare nulla? Che utilità ha avuto? mi sedetti sul divano e realizzai che, anche se poteva sembrare assurdo, poteva essere che quei sogni e quella telefonata non erano un caso e che davvero io avessi dovuto scrivere quelle parole? " Ok le parole erano ..." la porta di casa sbattè. Il sangue mi si gelò per lo spavento. L'elettricità stagnava nell'aria, ma mi ricordai che per la fretta non avevo chiusa la porta di casa; la andai a chiudere con il chiavistello e mi bruciai la mano, la maniglia sembrava incandescente. Staccai subito la mano, che aveva una striscia rossa piena di vesciche. Riprovai a toccarla, questa volta con uno scatto felino sfiorai la maniglia con un dito, per non rischiare, ma la maniglia era fredda. Strano. Decisi di rilassarmi, mi spogliai e provai a dimenticarmi dell'accaduto, ero pronta a buttarmi nella folta coltre di vapore che aleggiava nel mio bagno, per rilassarmi leggendo un bel libro nella vasca, ma non riuscivo a lasciar correre; il concetto in se era semplice, dovevo trascrivere quelle parole senza mai pronunciarle, ma c'era qualcosa che mi inquietava. Il messaggio mi era arrivato con tanta insistenza che temevo non fossero più semplici parole. Ma che senso aveva fare un bagno rilassante con una tale matassa di domante in testa? Per sciogliere i dubbi decisi di provare. Con l'asciugamano arrotolato in testa e con l'accappatoio addosso, andai in salone cercando una penna ed un foglio. "Ivurta... NO!" Impulsivamente stavo sussurrando le parole, cosi mi misi una mando davanti alla bocca. Non dovevo dirle, era semplice, era l'unica "regola".  Iniziai a scriverle con il timore che mi scorreva nelle vene. "Fatto" dissi tirando un sospiro di sollievo. Mi misi a guardare il foglio, un alone di delusione stava offuscando i miei pensieri, forse mi aspettavo succedesse qualcosa dati gli avvisi precedenti e l'obbligo a dover fare una cosa così fuori da comune; ma non successe niente di niente. Alla fine io avevo fatto quello che qualcuno mi aveva detto di fare dopo che avevo sognato la nostra conversazione per una settimana intera prima che accadesse, e alla fine l'ho fatto avverare. Decisi che adesso potevo finalmente rilassarmi e dimenticarmi dell'accaduto, dato che avevo provato a me stessa che non c'era nulla dei strano in quello che mi era successo nell'ultima settimana.

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