Sedici

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Se le stelle, anziché brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo.
•Margherita Hack•

L'appartamento dei genitori di Tommaso si trovava su un palazzo signorile del quartiere Parioli in una zona molto bella e costosa di Roma. Avevo immaginato
che Tommaso venisse da una famiglia facoltosa ma lui non lo dava a vedere.
Parcheggiammo sotto casa e con l'ascensore salimmo al terzo piano. Mi invitò ad entrare in quello che mi sembrò essere l'ingresso più ampio e raffinato che avessi mai visto. C'erano addirittura due statue di marmo che accoglievano chi entrava. Non osavo immaginare come fosse il resto della casa.

"Ti va una coca o un bicchiere d'acqua? Non ti offro da mangiare perché penso che dopo oggi riprenderemo a mangiare tra una settimana!", constatò ridacchiando mentre mi aiutava a togliere la giacca.

"Non ho spazio neanche per dell'acqua grazie.", dissi toccandomi la pancia gonfia. "Oh cavoli, ho dimenticato in macchina la custodia con il cellulare. Devo averla lasciata sul cruscotto. Scendo al volo a prenderla. Mi dai le chiavi?", proposi sperando che si fidasse a lasciarmi aprire e chiudere la sua Jeep.

"Vuoi che vada io?", chiese in tono gentile.

"Oh no, grazie. Ci metto un attimo."

Mi consegnò le chiavi del fuoristrada e senza aspettare l'ascensore corsi giù per le scale osservando i pianerottoli perfettamente puliti e ordinati.
Al primo piano c'era una persona che stava aprendo la porta di un appartamento e, non appena capii chi era, per lo shock per poco non inciampai su un gradino rischiando di cadere.

"Professor Cattelano. Ehm, buonasera."

"De Stefani, giusto? Buonasera. Cosa ci fa qui?", domandò anche lui stupito di vedermi.

L'ultima persona che avrei voluto e pensato di vedere era proprio di fronte a me e la sorte volle che abitasse proprio nello stesso condominio di Tommaso. L'unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di svignarsela senza prolungare troppo quell'incontro imbarazzante.

"Sono un'amica di Tommaso Altieri. Terzo piano."

"Davvero? Non lo sapevo. Interessante. Uscite insieme?"

È una domanda trabocchetto?

Magari pensava che invece di studiare la sua materia d'esame, passavo il tempo a spassarmela con un ragazzo.

"No, no, no. Assolutamente no. Non ho tempo per fidanzati. Io studio sempre. E' solo un amico. Anzi tra poco andrò a casa. Domani si studia!", esclamai entusiasta.

Dovrebbe bastare.

"Si chiederà perché gliel'ho chiesto. Non volevo farmi gli affari suoi.", disse aprendo la porta d'ingresso.

"Oh, nessun problema. Mi chieda qualsiasi cosa Professore.", dissi con voce quasi strozzata.

"Sa, noi viviamo qui da quasi quindici anni e le confesserò che a mia figlia piaceva quel Tommaso quando era adolescente. Questo lo so perchè lei si confidava con me su tutto una volta. Ora non più purtroppo. Così pensavo che potrebbero conoscersi meglio, frequentarsi. Penso che mia figlia ne sarebbe contenta e magari migliorerebbe il nostro rapporto. Visto che è suo amico potrebbe farli avvicinare un po'. E' da qualche tempo che non riesco ad entrare in sintonia con mia figlia come una volta e come avrà capito io stravedo per lei. Vorrei darle sempre ciò che desidera per vederla felice.", disse con espressione malinconica.

Oh mio dio. Mi stava chiedendo un favore o dando un ordine?

"Certo capisco. Ehm...Potrei provare a organizzare un incontro.", azzardai poco convinta.

L'unica stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora