capitolo 4

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Haira aprí gli occhi a fatica. Non riconobbe il posto in cui si trovava: era coricata supina a terra su una coperta lisa ed era avvolta da una pesante pelliccia marrone e calda.
La circondavano alberi alti, dai tronchi sottili e le chiome folte da cui filtravano gli ultimi tenui raggi dorati di Ergom e da cui si poteva appena intravedere qua e là un pezzetto di cielo al tramonto.
Lo scalpiccio di un piccolo focolare attirò la sua attenzione e sentì il calore del fuoco scaldarla dolcemente . Si voltò e in effetti, c'era un falò, ma non solo: un ragazzo umano dormiva con la schiena appoggiata ad un albero. Doveva avere al massimo quindici anni ed era assopito profondamente. Aveva grandi e morbidi ricci biondi su un viso affusolato dai lineamenti perfetti.
La farek lo osservò per poco , poi le sorse un dubbio. Ma cosa ci faccio quí ?, si chiese confusa.
Si mise seduta e provò ad appoggiarsi sui polsi, ma dovette sforzarsi per non gridare. Fu in quel momento che si ricordó che aveva un polso ridotto male e lo guardò: era steccato e fasciato accuratamente con una benda pulita. Sembrava il lavoro di un medico, tanto era stato fatto con precisione.
Subito dopo nella sua mente apparve l'immagine di sua madre morta. Era così nitida che le sembrava di avere il cadavere di Kira di nuovo lì, davanti a lei.
A quel pensiero sbiancó in faccia.
Oh no....
Si alzò di scattò stando attenta a non distribuire il peso sul polso rotto e si guardó intorno spaesata. Sentiva l'ansia montarle in petto, era terribilmente confusa. tornò a guardare il ragazzo che ancora dormiva; voleva svegliarlo e trovare risposta a tutto quello che stava succedendo, ma aveva paura.
Rimase lì ferma a fissarlo per qualche minuto, non sapendo come comportarsi.
Poi però la disperazione ebbe la meglio: l'unica cosa che voleva era la verità. Si fece coraggio e si diresse verso lui a passi felpati, trattenendo il fiato e cercando di evitare le foglie secche sparse al suolo.
Si chinó davanti a lui. Forza,cosa aspetti, si disse mentalmente. Alzò una mano e lentamente la portò verso il braccio dell'altro. Malgrado la bassa temperatura si sentiva bollente in tutto il corpo. Quando arrivò a sfiorargli impercettibilmente la pelle lui si sveglio di scatto trasalendo. Afferrò la mano di Haira bloccandola e irrigidí i muscoli, chiaramente visibili sul suo corpo magro.
L'altra gridò spaventata: non si aspettava una reazione del genere, anche perché le era sembrato che lui stesse dormendo profondamente .
-Lasciami !- , sbottó, dimenandosi invano, dato che non riusciva a liberarsi la mano neanche di un millimetro.
Lui rimase immobile per qualche secondo, studiandola.
-Oh -, disse poi allentando la presa -Ti sei svegliata -.
-Lasciami subito !-, rispose lei. Non sapeva cosa pensare. Non doveva fidarsi, era stata toppo imprudente. Rimproveró se stessa per questo.
Di solito era una persona molto diffidente con gli sconosciuti e gli altri dovevano guadagnarsi la sua fiducia. Ma questa volta era diverso, ora era esasperata.
- Ehi ! Stai calma ! Calmati! -, esclamò il ragazzo, lasciandola.
Haira si ritrovò col sedere a terra.
- Calmati adesso, o ti farai male !- ripeté l'altro.
- Non ti avvicinare !-, urlò lei, gli occhi colmi di paura.
- Senti -, cominciò lui assumendo un tono calmo.
-Io sono dalla tua parte. Non devi avere paura di me, capito? Non ti farò del male.-, disse guardandola dritto negli occhi.
Rimasero immobili per alcuni secondi, senza fiatare e senza perdersi d'occhio.
-Chi sei ?- chiese poi Haira, calmatosi.
-Mi chiamo kaiq, sono un umano di 15 anni e sono originario dei Colli dell'Est, nella quarta parte, a Noch'res. Tu ?-.
A quel tentativo di comunicazione , l'altra non ricambió. Come poteva fidarsi ? Anche se aveva la certezza che lui sapesse molte cose su di lei .
Calò nuovamente un silenzio imbarazzante. L'altro, vedendo che lei non aveva intenzione di proferire parola, le chiese :-Ti fa male il polso ? - .
Haira non rispose neanche a questo, anche se sì, provava dolore , perché quando era caduta si era tenuta con le mani.
Era così smarrita che le sembrava di essere stata catapultata in un'altra vita. Era l'unica spiegazione che poteva darsi. Tutto quello che le era accaduto nelle ultime ore non aveva nessun senso.
Non poteva neanche essere certa che il ragazzo davanti a lei non le volesse far del male... non era più sicura di nulla e di nessuno. Si disse che a quel punto non aveva più importanza chi fosse lui e raccogliendo tutto il suo coraggio domandò :- Cosa ci faccio qui ?-
- Lo saprai molto presto, però adesso tu devi fidarti di me. -, rispose l'altro mentre le porgeva la mano invitandola ad alzarsi .
Lei la prese per mettersi in piedi dato che da sola, con il polso che aveva, non poteva, ma immediatamente dopo il contatto un lampo di luce accecante si prostró davanti a lei. Dopodiché si fece tutto buio.
La farek sentiva di essere cosciente, anche se non vedeva nulla. Poi nel nero apparve una luce bianchissima, ma non abbagliante come la precedente. Questa era come una piccola fiaccola bianca e diffondeva un calore caldo e dolce. Haira in quel momento non ebbe paura, al contrario. Si sentiva come sospesa in uno spazio isolato da tutto. Non percepiva il suo corpo, come se il suo animo si fosse separato da questo e fosse entrato in quella dimensione.
Voleva avvicinarsi a quel lontano punto illuminato, ma qualcosa la bloccó, come una parete invisibile e invalicabile.
Quella luce la attirava come una calamita, una parte di lei sapeva che se l'avrebbe raggiunta avrebbe trovato la verità tanto desiderata.
Ma poi sentì qualcosa che la trascinava via, allontanandola da quel bagliore, risucchiandola.
Più si allontanava e più la luce si faveva piccola, fino a quando non riuscì più a scorgerla per la distanza. Rimase nuovamente solo l'oscurità .

Atharon.  l'erede.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora