Asi e Vani

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Quando l'oro era l'unico metallo conosciuto e la pace e la prosperità regnavano tra gli dèi Asi, arrivò ad Asgardh una seducente ed avvenente maga. Gullveig, «ebbrezza dell'oro», era il nome della bellissima e misteriosa donna. Ella si aggirava tra gli dèi seminando in continuazione discordia ed ingenerando invidie ed odii, spingendoli più di una volta a litigare tra loro. Gullveig, infatti, era maestra nella magia seidhr, l'arte magica più malefica, quella che induce a compiere i più orrendi misfatti. E ben presto la maga, venuta non sì sa da dove, iniziò a corrompere gli animi delle dee, pilastri della moralità e dell'onore degli Asi. Gli dèi allora si riunirono e dopo un'infuocata discussione, evidentemente c'era tra di loro chi non voleva rinunciare alle grazie femminili di Guliveig, condannarono a morte la strega. Proprio al centro della Valhalla fu eretta una pira fatta con delle lance acuminate e, dopo aver appiccato le fiamme, vi condissero la femmina fatale. Ma per ben tre volte la donna uscì indenne dal rogo: il suo sorriso beffardo riempì di terrore e stupore gli dèi, spettatori increduli di un simile prodigio. Alla fine però le fiamme consumarono il suo corpo, e di Guìlveig non rimase altra traccia che le sue ceneri spazzate via dal vento. Ora, sembra che Guilveig fosse parente di uno deglì dèi Vani, l'altra famiglia divina che viveva a Vanaheim. E, apprese le notizie incerte provenienti da Asgardh, i Vani mandarono degli ambasciatori presso gli Asi, chiedendo l'immediata restituzione della loro affascinante congiunta. Odino, dio sommamente sapiente, comprese la manovra dei Vani e le segrete ragioni dell'invio di Gullveig tra loro: ella era stata inviata dai Vani per avere un motivo per attaccarli, un vecchio stratagemma che proprio non si sarebbe aspettato da divinità così degne e famose! Ma, conscio del valore e della potenza degli Asi, Odino non si tirò indietro e annunziò, senza mezzi termini, che avevano giustiziato la strega in pubblico per punirla delle sue malefatte. I Vani, ovviamente, aspettavano solo questo: avevano architettato con cura la fabbricazione del fraudolento casus belli e, senza aspettare improbabili scuse, dichiararono guerra agli Asi. Per nulla intimoriti, gli Asi si recarono, guidati da Odino, a Vanaheim: qui, secondo gli arcaici rituali, il padre degli dèi scagliò con forza una lancia nel territorio nemico, dichiarando con la sacralità di quel gesto che le ostilità potevano avere inizio. Mai prima di allora l'universo era stato funestato dagli orrori di una guerra, mai si erano visti simili distruzioni e tanto spargimento di sangue. Sia gli Asi che i Vani combatterono con orgoglio e determinazione, ma dai fragorosi scontri non uscivano né vinti né vincitori: le sorti della guerra rimanevano in costante equilibrio, testimoniando il reciproco valore. Un giorno però, i Vani con i loro sortilegi riuscirono a frantumare le mura di Asgardh. Di fronte a tanta rovina, stanchi di una lotta quasi fratricida combattuta tra dèi di pari dignità, le due famiglie rivali decisero di riporre le armi e le magie malefiche e di stipulare un trattato di pace equa. Si vide allora uno spettacolo grandioso: decine di divinità accompagnate dai loro servitori, abbigliate con le vesti più sontuose, cavalcando destrieri sfarzosamente bardati, che si recavano ad un supremo summit per definire le condizioni della pace. Dopo estenuanti trattative, decisero che la cosa migliore fosse scambiarsi degli ostaggi: solo così si poteva garantire il rispetto della tregua. E quindi Hoenir e Mimir, due Asi, andarono a vivere tra i Vani; mentre Njórdhr e suo figlio Freyr si recarono tra gli Asi. In questo modo le famiglie divine avrebbero avuto modo di conoscersi meglio, imparando ad apprezzarsi reciprocamente e forse, in un futuro più o meno lontano, i due gruppi avrebbero potuto anche fondersi in un'unica grande compagine divina. Per suggellare il loro patto, i rappresentanti degli Asi e dei Vani si fecero portare un otre capace e vi sputarono dentro, sigillando con saliva divina la riconquistata pace. Ma non si accontentarono: pronunciarono delle formule misteriose e dall'otre, divenuto un magnifico utero di creta, nacque Kvasir, la creatura più saggia dell'universo, vivente testimonianza dei divini accordi.  


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