La desolata e tetra topografia di Hel ricorda analoghi paesaggi presenti in lontane tradizioni mitologiche, come, ad esempio, quella greca. Ma i testi nordici presentano delle complesse trame mitiche che riguardano i misteriori abitanti di Hel, legandoli nel comune tragico destino che li travolgerà quando, alta fine dei tempi, lotteranno contro le forze del bene.
La terrificante visione di un paesaggio gelido ed avvolto in una nebbia impenetrabile è l'orribile destino che attende i morti per vecchiaia o per malattia oppure chi si è macchiato di gravi colpe (assassinio, adulterio, spergiurio). Essi non potranno godere la carne del cinghiale immortale o il divino idromele riservato agli scelti guerrieri ospiti della Valhalla: dovranno giacere nei meandri della terra, sotto i nove mondi, giù nelle profondità di Hel, il regno dei morti. Tra dirupi e voragini, accuratamente celata allo sguardo umano, una caverna oscura e profonda è l'entrata di Hel. La fessura aperta nella roccia, simbolo dell'altra faccia della Madre Terra, quella che custodisce i cadaveri, si chiama Gnipahellir, "grotta della rupe". Nei pressi della grotta si possono ascoltare i latrati terrificanti di Garmr, un cane mostruoso dalle mascelle portentose. Il petto del cane infernale è cosparso di sangue umano rappreso, macabra testimonianza di sfortunati tentativi di fuga: del resto, si sa, nessuno può sfuggire alla morte. Gnipahellir è solo la prima tappa di una lunga marcia, tutta in discesa, che condurrà all'oltretomba. Lungo il cammino si costeggia il fiume sotterraneo Gyoll, "urlante"o "echeggiante", i cui frutti sembrano riecheggiare le strazianti invocazioni dei trapassati. Ma rimane ancora molta strada: bisogna arrivare ad un ponte tutto d'oro massiccio che fa da cerniera con l'ingresso ai diversi settori di supplizio di Hel. Qui la fanciulla Modhgudhr controlla che i passanti abbiano il caratteristico paore cadaverico e che non siano, invece, degli incauti, anche se audaci, curiosi venuti a spiare i misteri dell'aldilà. Alla fine del ponte, dall'altro lato del fiume, è collocata la Porta di Hel, ultimo avamposto verso le regioni dei morti. La porta è presidiata da un gallo, le cui penne hanno un colore simile a quello della ruggine, simbolo cromatico del disfacimento dello spirito vitale. Li gallo, portiere infernale, sveglierà con il suo canto agghiacciante le schiere di morti ed i signori di Hel, chiamandoli a raccolta per l'estrema battaglia che li vedrà contrapposti alle divinità e agli ospiti della Valhalla alla fine dei tempi. La geografia interna di Hel è molto variegata, toccando nelle sue manifestazioni tutte le sfumature dell'orrido e del terrificante. £ presente, ad esempio, una dimensione marina: la "spiaggia dei morti", Nåstrond, luogo di pena destinato agli assassini, agli spergiuri e agli adulteri. I rei di tali infamie sono accumunati nel raccapricciante destino di vedersi continuamente sbranare da un orribile dragone, Nidhhóggr, e di essere tormentati da un groviglio di serpenti. Per raggiungere Nåstrond gli sventurati devono guadare a nuoto il fiume Slidhr, "terribile", nel quale non si agitano certo delle comuni onde d'acqua dolce, ma i suoi frangenti sono fatti di coltelli aguzzi e di spade affilatissime che feriscono orrendamente i già martoriati cadaveri. Sulla spiaggia infernale, inoltre, è allestito un tetro cantiere navale dove, immersi nel fetore dei cadaveri, schiere di esseri mostruosi sono addetti ad un'operazione ributtante: strappano via con forza le unghie dai corpi martoriati. Il sudicio materiale corneo viene utilizzato per costruire la nave Naglfar, repellente imbarcazione che trasporterà i "figli di Hel"verso il luogo dello scontro finale con le forze del bene. Ecco perché bisogna sempre tagliarsi le unghie con cura: solo così si ritarderà la consumazione finale del cosmo. Il paesaggio lugubre di Hel registra anche la presenza di montagne, Nidhafìoll, "monti dell'oscurità", le cui cime sono perennernente circondate da un alone di nebbia scura, tanto da farle apparire come un'oscura massa amorfa. Esse sono quotidianamente sorvolate da Nidhhoggr che trasporta, sulle sue possenti ali, le vittime dei supplizi di Nåstrond. Altro luogo di iminani sofferenze è Naigrindr, "porta dei morti". Essa è sorvegliata notte e giorno dal mostruoso gigante Hrimgrimnir, "dal cappuccio di gelo". Qui le Vilgemir, creature dei male di sesso femminile e solerti dispensatrici di dolori ed affanni, danno da bere urina di capra ai malcapitati ospiti, costretti cosi a ripensare al dolce idromele ed alla spumeggiante birra che viene servita nella Valhalla da leggiadre Valchirie. Oltre agli indenni trapassati, rei di crimini gravissimi per il diritto delle 9 genti nordiche, vi sono in Hei alcuni ospiti illustri, condannati dagli dèi a giacere nelle profondità infernali a causa dei loro misfatti, evitando cosi che commettessero altre infamie. Sull'isola Lyngi, proprio al centro del lago sotterraneo di Amsvartnit, tutti luoghi appartenenti alla geografia infera, giace incatenato il lupo Fenrir, capostipite di altri lupi famelici e nemico principale di Odino. Si dice che anche Loki, divinità usa a fare il male servendosi della sua scaltrezza nell'ordire inganni, fosse stato qui incatenato per essere punito della sua azione più malvagia: l'uccisione del dio Balder, l'innocente e candido figlio di Odino. Ma il personaggio centrale di tutto Hel è senza dubbio la sua regina, Hel, che dà il nome al regno. La regina è figlia di Loki e dell'orchessa Angrbodhra, "apportatrice di male", e fu sprofondata nelle viscere più profonde della terra dagli dèi, affinché gestisse le pene ed i tormenti da destinare ai vili. Orribile a vedersi, Hel ha un colorito a metà tra il cadaverico ed il roseo, in bilico tra vita e morte, tra rinascita e putrefazione: il suo sguardo è sempre rivolto verso il basso ad indicare la terra, depositaria di cadaveri, ma anche datrice di nuove vite. Hel abita a Eliudhnir, "freddo di nevischio", un palazzo privo di qualsiasi conforto, oblungo e scarno come una gigantesca bara. Altrettanto squallidi sono i servi della sua corte: Ganclati, "ozioso", e Ganglöt, "sciatta". La coppia di domestici, vestiti miseramente con abiti sdruciti, le apparecchia la tavola con vettovaglie dai nomi fortemente allusivi: il suo piatto, ad esempio, si chiama Hungr, "fame", mentre il suo coltello, vecchio e spuntato, Sulltr, "carestia". Del resto, per ricordare i nefasti doni che Hel manda sulla terra per avere sempre nuovi sudditi, il portone del suo palazzo si chiama "pericolo incombente"; il. suo letto "giaciglio di morte"e le coltri "disgrazia eccezionale".
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Miti e Leggende
Fiksi UmumUna raccolta di fiabe, miti e leggende da ogni parte del mondo