PROLOGO

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<< Freddo. Dolore. Paura >> disse guardando un punto indefinito di quella stanza che odiava tanto quanto odiava quelle stupide telenovelas spagnole. << Questo è tutto quello che senti? >> chiese l'uomo di mezz'età seduto davanti a lei sulla sua fedelissima sedia di pelle lucida e marrone. << A cosa servirebbe dire altro? >> aggiunse sorridendo in modo beffardo.

<< Paura di cosa? >> volse lo sguardo verso l'agenda dove appuntava ogni singola parola o respiro della ragazza. << Io non ho paura >> disse impassibile come se fosse una cosa ovvia. << Prima hai detto questa parola >> affermò con aria spaesata. Probabilmente in quel momento rimpianse di non aver registrato quella "seduta di routine" come la definiva lui.

<< Non ho mai detto che fosse una mia emozione... Sento la sua di paura, posso respirarla. Di cosa ha paura? >> chiese la ragazza con sguardo fisso sull'uomo. La pressione in quella stanza iniziava a percepirsi.

<< Non sono tenuto a risponderti >> disse cercando di salvarsi. La ragazza poteva intuire l'inesperienza dell'uomo, non poteva che fargli piacere, amava mettere in difficoltà le persone. << Di cosa ha paura? >> insistette. << Di tante cose >> deglutì visibilmente. << Di cosa ha veramente paura? >> insistette.

I ruoli si erano invertiti.

<< Non sono tenuta a risponderle, ripeto. Tu invece, di cosa hai paura? >> chiese rilassandosi. << Io non ho paura di niente >>

<< Lo dicono tutti questo. >> disse probabilmente stufo di quella frase che sentiva ogni giorno. << Loro non sono me. Io non ho paura di niente >> lo sguardo fisso e allo stesso tempo vuoto della ragazza non abbandonava il suo volto,neanche per un secondo.

<< Che mi dici del dolore? >> chiese. << Inesistente >>

<< E il freddo? >>

<< Il freddo scorre nelle mie vene >>

<< Da quanto? >>

<< Non lo so. Me lo dovrebbe dire lei – il suo sguardo si fece più cupo, tramava qualcosa- è uno psicologo no? >> si prese gioco dell'uomo. << Devi darmi qualche indizio se vuoi essere aiutata >> cercò di giustificarsi

<< Non ho mai detto di voler essere aiutata >> scosse la testa trattenendo una risata.

<< E allora perché è qui? >> chiese nella speranza di ricevere una risposta.

<< Di cosa ha paura? >> il suo sguardo tornò ad essere impassibile.

<< Di te. È questo quello che vuoi sentirti dire no? >> lo sguardo del signore di fronte a lei prese le stesse sembianze del suo. Lei però ignorò l'avvenuto e scosse la testa cercando di mandare via quella ovvia allucinazione.

<< Sei come tutti gli altri >> sbuffò. << Hanno tutti paura di te? >> chiese. Il volto del signore continuava a cambiare davanti agli occhi della ragazza, era come se stesse sfogliando un album fotografico, il suo personale album fotografico.

<< Secondo lei? >> incrociò le braccia. << Secondo me sei tu ad avere paura di te stessa >> incrociò le braccia a sua volta. << Perché dovrei?-rise- Sono l'unica persona che conosco >>

<< Sicura? >> chiese prendendo le sue stesse sembianze, stessi vestiti, stessi occhi, stessi capelli... Si trovava come davanti ad uno specchio


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