Lei urlava che odiava la solitudine mentre lui non vedeva l'ora che tutti stessero in silenzio.
Forse la ragazza si trovava nel mezzo, dove era sempre stata...
Ogni giorno si convinceva sempre di più che un giorno tutti quegli urli soppressi sarebbero usciti da quelle gole e sarà proprio in quel momento che arriverà la fine della loro storia. Ogni giorno non vedeva l'ora che arrivasse la notte perché si sentiva chiusa in una casa di ferro isolata da tutti e tutto, dove il giorno era sinonimo di recita e la notte era sinonimo di realtà.
Forse non vedeva l'ora di andarsene da tutto quel caos non espresso, forse voleva solamente cambiare le cose e renderle più semplici per tutti all'interno di quella casa. Tutto era così grande rispetto a lei... Si sentiva così sola, così triste e così debole in quei momenti... Forse voleva solo piangere sussurrando alla madre che tutto si sarebbe sistemato, forse voleva abbracciarla e farle sentire quanto davvero le voleva bene. Forse voleva semplicemente andare dal padre e dirgli che faceva più di quanto doveva per lei ma che avrebbe perso l'amore della madre con tutto quel silenzio.
Forse voleva correre dal fratello e chiedergli in ginocchio di tornare e non lasciarla mai più sola in quel silenzio, perché lei in tutte quelle parole non dette poteva sentire tutto l'odio e la rabbia di ogni singola persona in quella casa e un giorno tutte quelle emozioni l'avrebbero inghiottita e lei non avrebbe mai più trovato la strada per tornare ad essere sé stessa.
Forse voleva semplicemente amare qualcuno ma il vero problema è che non ci riusciva: ogni volta che qualcuno provava ad abbracciarla lei fuggiva, ogni volta che vedeva qualcuno piangere lei provava pena ma quello che riusciva ad esternare era sempre e solamente indifferenza, ogni volta che qualcuno provava a baciarla lei si tirava indietro facendo finta di non ricambiare, per paura, paura di qualcosa di cui neanche lei era a conoscenza.
Amore, pietà, affetto, tristezza, paura...
Niente aveva valore e nessuna emozione sembrava esistere per lei e allora rimaneva indifferente, indifferente a tutto.
Si ripete che innamorarsi di qualcuno sarebbe così semplice... Trova un ragazzo, guardalo attentamente e vedrai ogni sua caratteristica che potrebbe attirarti, pensa a quelle caratteristiche giorno e notte, conoscilo e fai in modo che lui apprezzi quello che tu vuoi fargli credere di te stessa. Parlaci ogni volta che puoi, perché solo così puoi capire se ti piace... Se ti fa ridere il gioco è fatto no?
"E allora perché nessun ragazzo mi ha mai fatto ridere? Perché non mi sono mai innamorata di nessuno? Perché nessuno si innamorerebbe di me." Se lo ripeteva giorno e notte, si disperava e si ritrovava ogni volta a giurare a sé stessa di non credere nell'amore, perché lei non ci credeva, non voleva farlo... perché non riusciva a trovarlo seppure lo cercasse ovunque andasse.
Si ricorda ancora di quel ragazzo della sua stessa scuola, quello che si era fatta piacere in qualche modo giusto per avere qualcuno a cui pensare. Si ricorda dell'altro, quello castano e più grande di lei, quello che non gli piaceva davvero ma che puntualmente si ritrovava a guardare ad ogni ricreazione che passava. C'è anche il ragazzo biondo di qualche anno fa, quello a cui è andata dietro per tutto l'anno scolastico solo perché a suo avviso era "il ragazzo perfetto per lei" non importava se tutti gli dicessero che non ne valeva la pena, non importava che lui non si fosse nemmeno accorto della sua esistenza, lei continuava a pensare a lui anche se forse da una parte non voleva neanche farlo perché non ne aveva effettivamente bisogno.
Poi arriva il momento in cui trova quel ragazzo che la fa ridere, quel tipo di ragazzo che non hai bisogno di guardare attentamente per capire che ti piace, perché puoi percepire la sua energia anche a metri di distanza. Lui era uno di quelli che riusciva a dimostrare quello che valeva... lo faceva ogni giorno, senza neanche sforzarsi e tutti lo guardavano con quello sguardo con cui si guarda un quadro in un museo: perché tutti volevano essere come quel ragazzo, tutti volevano riuscire ad emanare quello che avevano dentro come lo faceva lui.
Forse lui aveva notato la ragazza perché aveva visto qualcosa in lei che nelle altre non vedeva, forse lei riusciva a non guardare quel ragazzo come se fosse un qualcosa in mostra, forse non lo guardava nemmeno effettivamente. Lei però aveva notato il ragazzo, aveva percepito la sua energia e per la prima volta si sentiva ispirata perché voleva provare anche lei a dimostrare quello che valeva, quel ragazzo le faceva venir voglia di essere meno indifferente a quello che la circonda...
Forse lei lo avrebbe conosciuto come avrebbe voluto se solo avesse tirato fuori anche un quarto del coraggio che ha e che non sa di avere, forse avrebbe accettato quel bacio se solo non avesse avuto nuovamente quella cavolo di paura, forse adesso non si sarebbe sentita così sola nella sua stanza guardando la sua foto, non sarebbe bloccata a pensare a tutti quei "forse" che incorniciano ogni avvenimento della sua vita e non starebbe lì a chiedersi per la millesima volta perché nessuno si innamora mai di lei.
"Cosa cazzo ho che non và? Che mi succede? Che cazzo mi succede?" si chiede mentre le lacrime le rigano il volto e le urla la supplicano di poter uscire dalla sua gola.
La famiglia.
I ragazzi.
Lei.
Lei non poteva salvare gli altri e non poteva salvare sé stessa. L'unica cosa che poteva fare era rimanere lì, nel suo guscio, credendo di vivere nel suo bianco e nel suo nero, quando in realtà tutto quello che riusciva a fare era circondarsi di grigio.
...
<< Ti prego distruggi tutte le tue aspettative su di me prima che io distrugga me stessa un'altra volta. Ti prego >> disse a Luke non appena si incontrarono dopo scuola.
Lui rise credendo fosse una specie di sarcasmo perverso.
ANGOLO AUTRICE:
Ok probabilmente non starete capendo nulla di tutta questa storia e vi starete chiedendo, almeno spero: Perché questa pazza ha scritto in terza persona? Semplicemente perché volevo scrivere la sua situazione (senza nome, lo so) vista da qualcuno all'esterno che non fosse lei. Perché non sempre quello che vediamo noi riflette la realtà (woo frase ad effetto)
Ah e la frase finale è riferita a quel giorno in cui lei ha rifiutato Luke (si in questo caso mi riferisco a Luke Hemmings tanto per dare a voi un volto del ragazzo, anche se io non voglio assolutamente scrivere una fan fiction e probabilmente il ragazzo che ho in mente non è neanche Luke ma per ora immaginiamoci lui :') ) dicendogli esplicitamente che gli "avrebbe spezzato il cuore" e lui è rimasto deluso.
Volevo far vedere un po' tutto il casino nella testa della protagonista (che lei ancora non ha elaborato e quindi pensa solamente di essere la solita persona fredda) dietro la scelta di quel rifiuto apparentemente senza capo né coda
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We See What We Want
RandomSinceramente? Provare a scrivere la trama di questa storia è per me un'impresa impossibile visto che è il risultato di varie riflessioni estive e pre estive, sembrerò pazza lo so ma ancora devo decidere dove voglio puntare con questa storia e sincer...