CAPITOLO 8

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<< Mi vuoi? >>

Alzò il suo sguardo verso il mio cercando un'eventuale presa in giro. Il mio viso però era impassibile.

Gli si illuminarono gli occhi come quando si vede il mare per la prima volta. Si avvicinò verso me ma io mi allontanai. << Non ancora- sorrisi beffarda- prima devo farti vedere una cosa >> mi alzai porgendogli la mano << Seguimi >>

<< Dove? >> chiese. << Fidati di me >> sorrisi.

...

<< Dove siamo? >> chiese fissando le pareti dipinte di celeste con ossessiva precisione. << Casa del mio vicino, dovevo passare a... fargli un saluto >>

<< Perché me lo vuoi presentare? È importante per te o qualcosa del genere? >> si passò la mano tra i capelli visibilmente spaesato. << Non proprio >> dissi tranquillamente salendo le scale che si trovavano vicino la porta della piccola cucina. << Sai ho sempre voluto una casa di questo genere... piccola, colori pastello e delicati, in un quartiere tranquillo... te lo immagini? Una vita qui da perfetta coppia agli inizi >> ero quasi incantata dalle mie stesse parole. << Ehm... immagino di si? >> continuava a guardarsi intorno mentre saliva le scale dietro di me. Tutte quelle foto appese alle pareti quasi mi disgustavano, sorrisi su sorrisi, bugie su bugie.

<< Signor Mckenzie... come sta oggi? >> entrai nella camera da letto quasi salterellando dalla felicità di entrare in quella stanza. << Vedo che sta migliorando... le ho portato un mio amico >> dissi indicando il ragazzo accanto a me. << Che cosa vuol dire questo? >> quasi urlò. << Non urlare, ha l'udito molto sensibile. È anziano non vorrai mica spaventarlo >> dissi cauta. << Cosa cazzo significa questo? >> respirava con affanno.

Quel povero ragazzo aveva ragione... Non era una bella scena. Un uomo con un braccio mozzato non è una bella visione, non lo sarebbe per nessuno in realtà. In quella stanza,inoltre, viveva una costante puzza di chiuso, quasi di pietà.

<< Un piccolo incidente... vero? >> dissi rivolgendomi al vecchio sul letto. Dalle bende continuava a fuoriuscire del sangue... eppure avevo passato una mattinata intera a disinfettare. Mia madre lo ha sempre detto, non sarei per niente brava come infermiera... Ma mia madre dice continuamente cazzate...

Mi voltai verso il ragazzo, era pallido e non diceva una parola. Probabilmente era la prima volta per lui, la prima volta che vedeva un vecchio senza braccio intendo.

Io avevo visto questa scena tante volte, troppe... Quasi mi ero stancata. Ma un vecchio senza entrambe le braccia. Quello no, mai.

<< Mi vuoi aiutare o resterai lì impalato per il resto della giornata? >> risi. Lui scosse la testa, diventava sempre più pallido, ogni secondo che passava. << Credo di stare per... >> non finì neanche la frase che vomitò sulla moquette color panna della stanza. << Che strazio che sei, sapevo che non avrei dovuto portarti qui- sbuffai rumorosamente- scusi signor Mckenzie, non avrei dovuto portarlo. Questi ragazzi al giorno d'oggi sono troppo sensibili >> mi scusai.

Il Signor Mckenzie mi guardava con uno sguardo perso e vuoto, quello che avevo anche io... quanto tempo fa? 2, 3 o forse 4. Già, probabilmente 4 anni fa.

Amavo vedere quello stesso sguardo sulle altre persone, anche se da una parte mi ricorda quanto stupida io sia stata. Ma tutti sbagliano no? Siamo umani.

<< Aspettami qui ok? >> dissi rivolgendomi al ragazzo.

Scesi le scale velocemente ed arrivai nella cucina vecchio stile. Forno a gas, fornelli completamente incrostati, frigorifero vuoto se non fosse stato per uno yoghurt scaduto e una mela. Chi cazzo mette una mela nel frigorifero? Le tende della cucina erano gialle, che colore terribile.

Smisi di guardarmi attorno ed aprii uno dei cassetti grigi. Il signor Mckenzie aveva una specie di passione per i coltelli da cucina, un giorno li provai io stessa. I miei preferiti però erano i Ryan Seven, non che io me ne intendessi di coltelli, per niente anzi, però erano quelli che tagliavano in modo migliore tra tutti in quella inutile casa. Presi in mano un coltello di media grandezza e salii nuovamente le scale per poi arrivare nella camera da letto.

Il ragazzo era seduto per terra e guardava il pavimento che lui stesso aveva rovinato, mentre il signor Mckenzie aveva chiuso gli occhi. << Oh no, non può riposarsi ora >> dissi alzando la voce, abbastanza per svegliarli entrambi. << Io me ne vado, tu sei pazza >> balbettò il ragazzo.

<< Dillo alla mia psicologa, secondo il suo documento io sto benone. Ogni singolo nervo a posto >> scandii bene le ultime parole. << Al diavolo >> disse raccogliendo un po' di sicurezza per poi raggiungere la porta della stanza.

Iniziai a ridere senza fermarmi appoggiando un braccio sullo stipite della porta << No, no, no. Non se ne esce più sai? Sei.dentro. >> ritornai seria fissandolo negli occhi. << Non mi vuoi più?- mi avvicinai al suo viso per poi passare al collo ed appoggiare le labbra su quest'ultimo- tu ora prendi questo coltello in mano >>. Eseguì il mio ordine << E mi fai vedere quanto sei coraggioso ok? >> dissi senza abbassare lo sguardo nemmeno per un secondo.

<< Non so se posso farcela >> le mani gli tremavano e allentò la presa sul manico del coltello. Poggiai entrambe le mani sulla sua stringendo più che potevo cercando di incoraggiarlo.

Un brivido percorse la mia schiena. Qualcosa non andava, mi sentivo lontana da quel momento, mi sentivo fuori, mi sentivo uno spettatore.

<< FALLO >> urlai facendo corrugare ogni mio lineamento. << FALLO!FALLO!FALLO!FALLO! >> continuai a strillare. Il ragazzo si avvicinò a quel vecchio di merda ed iniziò a tagliare l'altro braccio flaccido ma in buone condizioni. Io mi misi in ginocchio ai piedi del letto guardando la scena con gli occhi pieni di sangue. Il ragazzo continuava a tagliare sempre più a fondo. Non succedeva niente. Dal braccio del vecchio non usciva neanche un po' di sangue.

<< Si può sapere che ti prende? Mettici più forza >> lo incitai. Gli occhi iniziarono a farmi terribilmente male. Li strofinai con le dita e quando li riaprii vidi una macchia su di esse ... sangue.

Di nuovo quel brivido che percorreva la schiena.

Il signor Mckenzie era in piedi davanti a me, così come il ragazzo. << Mettiti al tuo posto >> dissero in coro.

Ora vedevo anche mia madre, mio padre e mio fratello.

<< Mettiti al tuo posto >>

Gli occhi iniziarono ad inumidirsi per poi sciogliersi in mille lacrime, non avevo mai pianto tanto. << Hey piccola, non piangere >> il ragazzo si avvicinò a me prendendo il mio viso tra le mani. << è tutto okay, ci sono io >> mi sussurrò all'orecchio. << Perché mi trovo qui? >> singhiozzai.

<< Shhh >> disse per poi posare delicatamente le sue labbra sulle mie.

Lo allontanai spingendolo via lentamente << Perché mi trovo qui? >> alzai la voce.

<< perché NON RIESCI A CHIUDERE QUELLA CAZZO DI BOCCA? >> urlò facendo diventare i suoi occhi completamente neri. << Smettila >> dissi singhiozzando.

<< Smettila qui, smettila lì. Vuoi darti una svegliata bambina? Vuoi guardarti intorno? Nessuno è qui per servirti, nessuno ti ama e nessuno lo farà mai. Riordina le tue idee e fai qualcosa invece di deprimerti giorno e notte, giorno e notte- alzo gli occhi al cielo mentre gesticolava- non vali niente e questo lo sai >>

Le lacrime continuavano a scendere sul mio viso. << SMETTILA DI PIANGERE >> urlò posando entrambe le sue mani sulle mie spalle.

Mi trascinò vicino allo specchio. Mi ritrovavo di fronte al mio riflesso e quello che vedevo era: bianco. << Prendi questo >> mi porse il coltello. << E fai quello che devi fare. Intesi? >>

Sorrisi al mio riflesso ed alzai la mano dove tenevo il coltello per poi passarlo sulla gola. Il taglio era netto, deciso . Uno schizzo di sangue sporcò lo specchio. La mia immagine iniziò a diventare più scura, fino a scomparire...

...



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