CAPITOLO 13

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OKAY NO!!!

SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE!!!

LO SO CHE AVREI DOVUTO PUBBLICARE PRIMA, MA HO AVUTO UN PO'... ANZI, MOLTI PROBLEMI E NON HO POTUTO.

SCUSATE ANCORA SONO UNA PERSONA ORRIBILE...

***

Guardo il mio amato e i miei veri genitori di fronte a me; sono sofferenti, evidentemente il troppo caldo che è entrato quando Lucifero ha tenuto la porta aperta li ha fatti indebolire.

-come vi nutrivate?- chiedo ai miei guardandoli freddamente.

Non è mia intenzione, solo che sono troppo arrabbiata, e devo assolutamente controllarmi, altrimenti rischierei di radere al suolo l'Inferno. E l'unico modo per potermi riuscire a controllare è rimanere inespressiva. I miei mi guardano comprensivi, come se capissero la mia necessità di rimanere completamente apatica.

-con la sorgente di Lucifero. Come avrai già notato, questa stanza è molto più fredda di tutto il resto dell'Inferno; ed è proprio in questa sala che si trova la sorgente.- dice mia madre. Strabuzzo gli occhi.

-c'è davvero la sorgente?- chiedo immediatamente.

-ehm, dovrebbe; Lucifero almeno ci ha detto così.- mi dice; sospiro.

-non c'è molto da fidarsi con le cose che dice Lucifero.- dico calma. -anche se...- inizio ad annusare l'aria.

I miei mi guardano confusi, mentre Espoir sorride. Lui sa perché faccio così. Chiudo gli occhi e continuo ad annusare l'aria attorno a me; fino a quando un odore che conosco fin troppo bene giunge alle mie narici, facendomi fare un respiro molto più profondo degli altri.

Apro di scatto gli occhi; sono rossi, sono fuoco, sono fiamme, sono diversi.

Mia madre e mio padre strabuzzano gli occhi mentre Espoir mi guarda sorridendo realizzato, lui ha capito che ce l'ho fatta.

Non sono trasformata, ho solo mutato gli occhi; continuo a fissare un punto nascosto dal buio. Non stacco gli occhi da lì, e allora anche i miei ed Espoir portano lo sguardo là e ovviamente, non vedendo niente, lo riportano su di me. Io non smetto di fissare quel punto. Ad un tratto prendo a camminare speditamente verso quel punto non togliendo gli occhi da là. Sparisco nell'oscurità nascondendomi agli occhi dei miei e di Espoir. Mi ritrovo nel buio, nel buio più completo, ma sono tranquilla, ci vedo benissimo. Ad un tratto mi fermo di fronte ad un grandissimo contenitore che si trova a terra, come un immensa ciotola poggiata a terra. È coperta da un telo, ma io ne sento l'odore; eccola, è lei: la sorgente.

Mi abbasso e afferro il lenzuolo che copre l'immensa ciotola con una mano, per poi tirarmi su di scatto scoprendo così il contenuto del recipiente. Ridivento subito visibile grazie al potentissimo fascio di luce che sprigiona quel liquido. Mi abbasso in ginocchio e immergo la testa nel liquido; ne bevo quanto più possibile in due o tre volte e poi mi ritiro su, asciugandomi la bocca bagnata con la spalla.

Mi ridirigo subito dai miei e da Espoir e, con una forza pari al doppio della mia, probabilmente rafforzatasi grazie alla rabbia e alla sorgente, mi strappo le manette di ferro allargando le braccia. I miei ed Espoir mi guardano a bocca aperta.

Dopo essermi rotta le manette, mi dirigo verso mia madre e mio padre e mi levo la boccetta di liquido che maschera l'odore dal collo, stappandola e controllando la quantità di liquido che c'è dentro.

Un amore in bianco e neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora