Wire wire

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Prima di appurare di cosa si trattasse, preferì portare lo sguardo fisso su quell'ammasso di foglie. Spalancò le palpebre, notando che questa si stava muovendo di nuovo; qualcosa stava per arrivare. Prima che spuntasse, tuttavia, al nostro protagonista ancora anonimo si storse - metaforicamente - il naso: era forse quello un cliché artistico?
Comunque fosse, all'improvviso, dal cespuglio fece capolino quello che sembrava un semplice cinghiale. Forse semplice non era la parola giusta, in quanto visibilmente, pur nel buio, era visibile il colore azzurro brillante della sua pelle, assieme a due corna da tener testa ad un mammut di grandi dimensioni.
In che diamine di essere si era imbattuto?
Non fece in tempo a pensarci, in quanto il mostro fece un rapido scatto in avanti. Il ragazzo, di risposta, lo evitò facilmente scartando di lato. Con tutte quelle creature incontrate tanto in quella foresta quanto nel resto dei suoi viaggi, ci aveva ben fatto l'abitudine a movimenti improvvisi, guadagnando così ottimi riflessi.
Come se fosse un toro, quel cinghiale azzurro brillante rimase un attimo scosso, forse perché la sua velocità aveva fatto cilecca. Ma, come un animale, non stette a pensare a nulla, e caricò un altro attacco.

« Calmati! »

Strillò il nostro protagonista, mentre saltava in alto per evitare il colpo, afferrando un ramo al volo per poi salirci sopra. Data l'altezza, sarebbe stato al sicuro: il cinghiale violaceo era comunque di forma normale nonostante lo strano colore, quindi non c'era molto di cui preoccuparsi: non sarebbe riuscito a sfondare quel grosso albero.
Al contrario delle aspettative, però, il cinghiale non restò immobile, infatti venne ricoperto di quel colore violastro che imperlava la sua pelle, ricoprendo ciò che stava avvenendo: una mutazione, che lo trasformò in quattro e quattr'otto in un canguro gigante. Senza lasciare al ragazzo capacità di pensare a cosa stesse accadendo, il mostro caricò indietro le zampe posteriori per, probabilmente, slanciarsi in un salto.

« P-prova a ragionare... »

Parole vane, che lo costrinsero a saltare a terra mostrando una buona agilità, ottimale per una situazione del genere ove quel canguro aveva sfrecciato un salto verso l'alto con cui avrebbe atterrato il ragazzo, se non fosse scappato.
« Non volevo arrivare a tanto »
Sussurrò a denti stretti mentre vedeva quel mostro mutaforme scendere giù dal gran salto, la forma azzurra ricoprì di nuovo il suo corpo, coprendo di nuovo la mutazione, che lo fece divenire di nuovo il cinghiale di prima. Prese di nuovo la carica verso il ragazzo, correndogli incontro con il solo pensiero di ucciderlo e far di lui un pasto per sé e la sua prole.

« Wire wire: Capture. »

Mentre l'essere correva, stavolta il ragazzo non provvide ad evitare un'altra volta il colpo, anzi. Alzò la mano parallelamente al terreno allungando un singolo dito, l'indice: da lì fuoriuscì un tubucino sottile, tra il rosa scuro e il rosso, apparentemente poco più resistente della gelatina e con delle tipiche bollicine dentro che scorrevano nel tubicino appena creato sull'indice. Quel fenomeno del tutto innaturale andò a sommarsi ad ogni piccolo tubicino proveniente dalle cinque dita della mano destra del giovane, allungata in avanti.

Quel mostro oramai era vicino... nulla avrebbe potuto impedire la morte del ragazzo, se non si fosse allontanato.
Ma quei cinque tubicini che egli aveva creato si attaccarono come una ventosa al corpo del cinghiale. All'inizio la creatura non ci fece caso, continuando a correre verso la sua preda, ma pian piano iniziò a rallentare, prima camminando e poi zoppicando. Passato qualche secondo, il cinghiale mutaforme era arrivato, zoppicando, a pochi centimetri dal ragazzo; ma non riuscì a fare un ultimo passo. Si accasciò a terra.
Inerme.
Il ragazzo staccò i suoi tubi rossi dal corpo incolume del mostro. Questi rientrarono nelle dita, che raccolse nel pugno e poi distese nel palmo aperto, come se avesse perso sensibilità nella mano. Succedeva sempre, dopo quel fenomeno.
Rivolse lo sguardo verso la creatura distesa a terra, morta sicuramente ma visibilmente anche disidratata, il suo corpo era rinsecchito quasi se dentro gli mancassero gli organi, o le ossa, o il sangue, insomma è chiaro, pareva sgonfiato dall'interno.
Senza troppo disgusto, il ragazzo che aveva causato quello si sedette accanto alla creatura deceduta, tenendo le gambe raccolte al petto.

« Che modo orribile di lasciare questo mondo. »

E non era probabilmente l'unico a pensarlo.
Con un sospiro, alzò lo sguardo al cielo, notando che le foglie venivano smosse da una lieve brezza, procurando il solito rumore di fronde nella foresta così piacevole da rasserenarlo pur in quella situazione.
I capelli non molto lunghi del ragazzo, di color verde spento raccolti su di un lato, a destra, si mossero seguendo il vento.

Era così piacevole.

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