Qual è il tuo nome?

113 13 2
                                    

« Scusa, ma il tuo sacrificio è la mia sopravvivenza »

Guardò ancora il corpo informe dal colorito azzurro che aveva da lì a poco annichilito, mordendosi il labbro inferiore, forse angosciato da ciò che era successo.
Stava girando ciò che era rimasto della creatura su una specie di bistecchiera abbozzata sopra l'ennesimo falò acceso per cuocerlo. Controllò il colorito della carne: emanava un odore che gli ricordava casa propria. Quando era tutto normale, tutto più semplice, e non bisognava lottare per sopravvivere. Quando era tutto più bello.

Ad un tratto, tanti occhi rossi apparirono silenziosi, all'ombra della foresta notturna. Ne uscirono una dozzina di cinghiali mutaforme, probabilmente offesi e volenterosi di vendicarsi del loro amico, assetati del sangue del giovane.
Il ragazzo sospirò più volte, certo che avrebbe dovuto abbatterli tutti , dal primo all'ultimo. Tante vite sarebbero state sprecate quella notte. O forse, solo una, se il ragazzo dai capelli verdi sarebbe morto nel tentativo.
Come se fossero un unico essere, mutarono contemporaneamente in un mostro enorme. Una creatura mai vista prima, interamente nera, dalla testa ai piedi, con gli occhi gialli e un muso lungo che finiva in un paio di narici enormi. Aveva otto zampe che si collegavano ad un corpo simile a quello d'una tartaruga, ma queste zampe terminavano in degli zoccoli neri molto resistenti. Quelle bestie erano dei mutaforma, era già stato appurato nel primo scontro. Ma questi dodici cosa diamine erano? Mutazioni in animali non se ne parlava proprio, che creature strampalate.
Le dodici creature cominciarono a camminare in avanti verso la loro prossima preda, e la grandezza di queste che si aggirava sui quattro metri circa, unità al loro numero, impediva al ragazzo dai capelli verdi di poter fuggire ai lati, l'avevano quasi aggirato, lasciandogli un'unica possibilità: scartare indietro. Facendo così, cadde a terra di contraccolpo, forse per l'eccessiva ansia dovuta alla maestosa presenza delle dodici creature. Non dandosi per vinto, procreò due paia di tubicini che partivano dalle caviglie ed arrivavano a terra, appiccicandosi a questa come una ventosa. I tubi lo sollevarono da terra, portandolo a sorreggerlo a mezz'aria. Procreò altri quattro di quei tubicini, stavolta più spessi e possenti, che partivano dalle scapole e si allungavano verso le creature più vicine.

« Wire Wire: »
Alzò il braccio destro destro al cielo, chiudendo poi la mano in un pugno.
« Chains. »

Le ramificazioni che partivano dalle scapole si attaccarono come ventose alle quattro creature nemiche meno distanti, e queste lentamente cominciarono ad indebolirsi, il battito cardiaco rallentava e loro si accartocciavano quasi fossero uva passa. Queste ovviamente si ribellano sin da subito mordendo i tubi, ma quando quelli venivano distrutti in qualche secondo si ricreavano altre ramificazioni secondarie, tubicini più piccoli che si riattaccavano all'ospite.
Dalle creature al ragazzo, con i tubi a fare da tramite, arrivavano quantità d'energia assorbite molto grandi, tenersele non era facile e per questo il ragazzo fu costretto a portarsi una mano sulla pancia, prendendo un bel respiro. Ahimè anche quella piccola distrazione fu fatale, infatti due delle creature non attaccate dalle "Chains" avevano nuovamente cambiato forma, egli non poté vedere in cosa dato che la mutazione fu troppo rapida, così come lo scatto che ne seguì.
Con un'artigliata al petto, troppo rapida per permettergli di contrattaccare, venne ferito a morte, così gli rimase l'unica scelta di accasciarsi al suolo, stremato, con una mano a cercare di tappare la ferita sul petto dalla quale sgorgava copiosamente sangue.
I sensi si stavano affievolendo, gli occhi erano stati chiusi dal dolore ed ogni rumore si era fatto sempre più ovattato, lontano.
Sentì una voce, anch'essa distante, gridava: "Horn point", pensò che fosse buffo e non ci diede molto peso... Quando si è vicini alla morte, si odono cose stupide.

Affievolito il dolore e sentendo che nei dintorni non c'era più il caos di poco prima, riaprì gli occhi e si alzò, la voce di prima si rivelò essere uno strano procione con una testa enorme.
Cogliendo il nostro protagonista alla sprovvista questo qui lo salutò, tradendo una normale voce umana. Aspetta, cosa? Era un procione malformato, come poteva parlare?

– Ciao, ti dispiacerebbe darmi una zampa? –

« Ohm... Cosa? Va bene, finiamola una volta per tutte.
Ma, permettimi una domanda, chi sei tu? Qual è il tuo nome? »

– Sono TonyTony Chopper. Ma puoi chiamarmi semplicemente Chopper.
P-però mandiamo i convenevoli a dopo, devo occuparmi di questi cosi spaventosi, eeek! –

« Bene, ti darò una mano. »

– Ma sei sicuro di...? –

« Sicuro! »
Gli lasciò un sorriso ambiguo, prima di rivolgere lo sguardo ai nemici che avevano davanti. Adesso erano in dieci, per qualche motivo due di quelli erano finiti a terra; probabilmente era stato quel procione parlante. Non poteva capacitarsi che quel coso potesse lottare, ma beh, l'avrebbe visto di lì a breve probabilmente. In più, quei quattro mirati dalle proprie Chains poco prima erano visibilmente indeboliti; tanto meglio.
Era tempo di reagire.

Wire wireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora