Capitolo 7

619 66 40
                                    

Si svegliarono insieme, ancora abbracciati, ma il suono insistente della sveglia costrinse Frank ad alzarsi. Odiava quella sveglia perché ogni giorno lo riportava alla realtà e in questo caso segnava anche il momento in cui si sarebbe dovuto separare da Gerard.

A volte, soprattutto il lunedì mattina, sembrava che gli urlasse contro: -Ehi, Pansy!- sì, anche quell'inutile oggetto pareva chiamarlo così –è ora che tu torni a vivere nello schifo che ti circonda-. Mentre pensava appunto di sbarazzarsene per sempre, Gerard alzò lo sguardo verso di lui: -Che fai oggi?- chiese con voce assonnata.

-Non ho nessun programma in particolare- borbottò mentre si preparava al buio per non dare fastidio all'altro.

-Sbagliato!- esclamò il moro con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro,-oggi hai un appuntamento dal parrucchiere-.

-Che cosa???-

-Me l'hai promesso- ribatté Gerard facendo gli occhi dolci.

-Sì, ma... cioè, non credevo che... oggi-.

-Shh, oggi pomeriggio alle quattro, in piazza-, si alzò dal letto, si avvicinò a Frank e gli lasciò una scia di bacetti lungo il collo facendolo arrossire. Poi il rasta, seppur controvoglia, fu costretto ad andarsene.



Gerard tornò a letto e rimase sdraiato per buona parte della mattina con la faccia sprofondata nel cuscino. All'inizio si era sentito un po' stupido, ma minuto dopo minuto, aveva sentito crescere il bisogno di respirare il profumo di Frank. Quindi adesso stava lì, inebriato, a sognare ad occhi aperti, lasciandosi scappare ogni tanto un piccola risata soffocata.

Non era impazzito, si sentiva felice, di quella felicità che hai bisogno di sfogare talmente è forte. Lui era fatto così, percepiva ogni emozione accentuata, poteva essere pericoloso visto che le sue emozioni per la maggior parte erano negative.

Non era capace di tenersi al freno, di recitare una parte come sembravano fare tutti gli altri. Lui era spontaneo e se tutto l'odio che aveva sfogato su se stesso era stato quasi capace di ucciderlo, adesso l'amore per Frank era altrettanto forte.

Ma l'amore non può uccidere, giusto?



Intanto Frank era arrivato a scuola e si era sistemato nel suo angolino di cortile, dal quale aveva una visuale quasi completa dell'edificio. Amava quel posto: poteva osservare senza essere visto, commentato sarcasticamente il comportamento dei compagni con l'unica persona che, dopo anni di lotte, era riuscito a farsi un po' amica, se stesso.

Nonostante che la prima campanella fosse già suonata, sollecitando tutti gli studenti ad entrare, lui aspettava –come ogni mattina- che la sigaretta che aveva in mano si consumasse completamente.

Si staccò dal muro al quale era appoggiato, scrollò via la polvere che l'intonaco scrostato gli aveva lasciato sulla schiena e si incamminò a testa bassa, cercando di farsi notare il meno possibile.

Di solito riusciva in questo intento, ma quel giorno c'era qualcosa di strano, si sentiva gli occhi di tutti puntati contro.

- È solo un'impressione-, tentò di rassicurarsi, eppure gli sembrava di portarsi dietro, lungo i corridoi, quel frastuono che emettono le risate trattenute a stento. Al suo passaggio tutti smettevano di parlare e cominciavano a bisbigliare.

Che cosa stava succedendo?

Andò a sbattere per sbaglio contro un ragazzo che, invece di urlargli di guardare dove cazzo metteva i piedi, dopo averlo fissato per qualche secondo, era scoppiato a ridere sguaiatamente. E con lui tutta la scuola, nessuno si tratteneva più. Frank tentava di capire tra gli insulti che cosa volessero da lui, ma –forse per la confusione, forse perché si era messo a piangere- non riusciva a distinguere nulla che lo aiutasse.

Si mise a correre, continuando ad asciugarsi gli occhi con rabbia. Entrò in bagno e si chiuse la porta alle spalle, poi si avvicinò allo specchio: magari aveva qualcosa in faccia? Niente. Si toccò la schiena alla ricerca di un bigliettino con qualche battuta "esilarante". Niente.

Nessuno poteva sapere della notte passata con Gerard, no? Gerard. Notte. Un sospetto lo indusse a fare un passo indietro, scostando un po' il viso dallo specchio e finalmente li vide. Sul collo, proprio vicino al suo tatuaggio a forma di scorpione, una serie di macchie scure risaltavano sulla sua pelle.

Adesso non sapeva se essere arrabbiato, stupito, felice come non mai o se rimettersi a piangere. Di certo non se l'aspettava, Gerard avrebbe anche potuto avvertirlo, però era pur sempre Gerard,mica uno qualunque.

Di una cosa era sicuro: non poteva andare in giro per la scuola con i succhiotti così ben in vista. Non tanto per le storie che erano già probabilmente girate di bocca in bocca, ma per la reazione degli insegnanti,

Intanto era sicuro che tutti i suoi compagni messo in giro una versione precisa di come dovevano essere andate le cose, una versione piuttosto imbarazzante fra l'altro.

Ma il problema grosso era appunto che a qualche professore venisse la cattiva idea di credere a quelle voci e quello, oltre ad essere un liceo molto severo, era anche religioso. Come avrebbe reagito il preside? Lo avrebbero sospeso? O peggio?

Come avesse fatto a non accorgersene mentre era in bagno quella mattina, non lo sapeva, probabilmente era stato per via del buio. Stava prendendo in considerazione almeno un milione di ipotesi sul da farsi, ma le scartava sistematicamente una ad una.



Mi dovete il premio per la peggiore scrittrice a gestire gli aggiornamenti: sto ferma per più di un mese e ora nel giro di due giorni...

Ma avete rinnovato la mia voglia di scrivere.

Questo capitolo è così breve perché in realtà nasceva come la metà di uno più grande, ma sono troppo stanca per battere al computer quello intero, quindi...

Se ci sono degli errori date la colpa al mio prof. di matematica che mi ha fissato il compito domani, quindi ho studiato tutto il pomeriggio, non so nulla lo stesso e non ho voglia di rileggere quello che ho scritto. Spero che vi piaccia.

Grazie mille per gli incoraggiamenti, sto passando un periodo schifoso e anche soltanto sapere che a qualcuno piace quello che scrivo mi tira su.

Addio


I Lost My Way In Your City Lights (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora