Capitolo 12

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-Narcissa,  desideri altro tè?- chiese con la solita voce dolce e chiara che la caratterizzava.
-No no cara, va bene così. Ma dimmi, i miei due nipoti si sono fatti sentire recentemente? - rispose l'anziana signora seduta composta sul divano.     -Si, dicono che va tutto bene e che non bisogna preoccuparsi. Alexandra ha detto che proverà a venire il giorno prima del matrimonio del giovane Lupin. Hanno ricevuto entrambi il premesso della preside per parteciparvi.-
Da quanto tempo non vedeva i nipoti... era solo qualche mese ma lei viveva con la costante paura di spegnersi prima di poterli rivedere un'ultima volta,  come era successo al marito qualche anno prima.
Ricordava la prima volta che li aveva tenuti entrambi fra le braccia per la prima volta: lei le ricordava suo figlio, lui le ricordava quella giovane donna che le stava difronte.
Ricordava come , durante le vacanze, avesse stretto a sé la maggiore per confortarla,  e ricordava le calde lacrime che le rigavano il viso cereo.
Amava i suoi nipoti come aveva amato suo figlio.
Lo scatto repentino di Astoria la riportò al presente.
La donna si era alzata e stringeva la bacchetta nella mano destra. Le nocche erano bianche dalla forza esercitata su quel pezzo di legno di faggio ben decorato.
-Narcissa, smaterializzati. Subito.-
Astoria Greengrass in Malfoy quando vi era una situazione di pericolo cambiava come il di e la notte. Da donna amorevole e posata quale era , diventava una guerriera.
Spaesata dal comando della donna, la signora Malfoy spostò lo sguardo verso la finestra per cercare la causa di quel nervosismo. E lo vide: un marchio nero si muoveva nel cielo improvvisamente scurito.
La sua mano strinse la bacchetta e la rabbia che l'aveva animata nella Seconda Guerra Magica si ripresentò. Stavolta per proteggere una delle cose più care che suo figlio possedeva: sua moglie.

Urla , schianti, maledizioni, oggetti che si distruggevano e persone che arrancavano dalla fatica.
Poi... silenzio.
Due accecanti lampi verdi avevano ghiacciato l'aria,  poco prima che un manipolo di auror, capeggiati da niente meno che Harry Potter,  facesse irruzione in casa.
Ma tutto ciò che poterono vedere furono i corpi senza vita di due donne.
La mano destra della più giovane era allungata verso una foto di famiglia sul pavimento. Sapeva che sarebbe finita e li voleva vicini. Negli occhi ancora visibile il riflesso del volto sorridente del marito.

Un paio di braccia la tennero stretta mentre urlava e si divincolava. Il dolore era come un coltello che veniva ritirato nel suo petto.
Era riuscita a dormire molto poco, era caduta in un sonno tormentato solo a causa del pianto continuo.
Sapeva che erano tutti lì.  Sentiva le braccia possenti di Teddy intorno al suo busto, la timida mano di Simon che le carezzava un ginocchio, lo sguardo bruciante di James, il profumo di Rose, le parole sussurrate di Lily, i tentativi di sdrammatizzare di un impacciato Lysander, le urla di Lorcan contro il poco tatto del fratello, le urla di Alice per far tacere Lorcan e la voce di Frank che tentava di riportare alla realtà un apparente James troppo concentrato.
Ma loro non era quello di cui lei aveva bisogno, di nessuno di loro. In quel momento voleva solo lui.
All'improvviso la porta si spalancò , le braccia di Teddy scomparvero e furono sostituite da quelle giuste. Quelle di casa.
I loro petti si alzavano ed abbassavano all'unisono, le lacrime si fondevano. Aveva bisogno di lui: di suo padre.
***
Erano passate tre settimane da quel giorno. I funerali erano stati fatti un paio di giorni dopo e lui vi aveva preso parte come il resto della sua famiglia.
Ora seguiva Lexie e Teddy che camminavano per i corridoi. I Malfoy erano stati messi sotto sorveglianza e quindi ognuno di loro era sempre accompagnato da un auror. Teddy, essendo un auror non attivo, aveva deciso di prendersi lui cura di Alexandra. .
Lui li guardava sempre. Lei non gli aveva ancora parlato , evidentemente le rammentava il giorno della brutta notizia.
Il suo dito affusolato seguiva i bordi dei rilievi del muro mentre un accenno di timido sorriso le incurvava le  labbra per i racconti dei preparativi del matrimonio.
Victorie era venuta qualche giorno prima per conoscere Lexie e le due, pur essendo opposte, avevano legato molto.
La vita pian piano tornava al suo ritmo originale. Lezioni, allenamenti e serate tra amici. Avevano pure vinto contro serpeverde.
Una mano si infilò nella sua semichiusa e la strinse forte.
-Prima o poi la gelosia ti corroderà. - disse Susan con fare ovvio.
-Sì,  tu non sei geloso e vorresti solo che fossi tu la causa del suo sorriso. Poi non c'è da preoccuparsi di Teddy perché lui ama Victorie. Quando Simon va in biblioteca con lei non è per baciarla ma per aiutarla a studiare. Invece quando Zabini l'abbraccia da dietro è solo perché è un amico di famiglia. E tu che esci con la Nott è solo perché sei cretino. Azzeccato tutto? - lo interruppe prima che potesse ribattere.
Lui alzò gli occhi al cielo e sospirò pronto per risponde ma un paio di labbra si posarono irruenti sulle sue.
Lui rimase immobile troppo preso alla sprovvista mentre il suo labbro inferiore veniva lambito con molta foga.
-Em Em. La cinta gliela puoi sistemare un'altra volta,  che ne dici?- disse con una punta abbondante di ironia la piccoletta che ancora teneva per mano.
La ragazza si staccò mal volentieri da lui e fece strusciare "casualmente" la sua mano con una parte un po' più bassa della cinta che lo fece arrossire, per la vergogna e non altro.
Si guardò attorno e vide che tutti lo stavano guardando: i capelli di Teddy erano diventati di un rosso acceso per il disappunto che era ben visibile sul suo viso, un lampo passò negli occhi nebbia di Lexie , e qualche ragazzina lo guardava con aria sognante.
I primi due si votarono e lui le sussurrò qualcosa all'orecchio. Lei gli disse che non faceva nulla, la vita era la sua e non ne doveva render conto a nessuno, anche se quelle parole le fecero male.
Un borbottio simile a "brutta megera" furoiuscì dalle rosee labbra della sua piccola amica.
***
-L'ho visto sai?-
-Visto cosa?- rispose lei facendo un passo indietro e poggiando la schiena al muro.
-Che quello ti sbavava dietro.- rispose lui avanzando impercettibilmente.
-Madama Chips sarà contenta di farti quella visita oculistica che eviti dal primo anno.- rispose lei facendo incurvare le labbra in un sorriso di scherno.
Era sempre stato così tra loro : un continuo stuzzicarsi. Entrambi nutrivano sentimenti l'uno per l'altra ma a mala pena li accettavano loro stessi.
-Io ci vedo benissimo.- sibilò passando il suo sguardo sul corpo di lei avidamente.
Lui era chinato su di lei,che era di parecchi centimetri più bassa, e le loro labbra si stavano sfiorando.
-Lorcan!-
Lui si voltò verso il fratello che lo aveva chiamato. Questi si allontanò con sguardo di scuse, ma quando lui ritornò nuovamente nella posizione precedente si trovò davanti solo un muro spoglio.

Stava maledendo suo fratello e la sua poca intelligenza davanti al ritratto quando la loro attenzione fu portata via da alcune dolci note che provenivano dalla sala comune. Solo un oggetto poteva produrle: un pianoforte.
Ciò significava un'altra cosa : James stava suonando.
Entrarono di corsa e lo trovarono seduto sullo sgabello con lo sguardo fisso su un foglio davanti a lui mentre le dita scorrevano veloci sulla tastiera.
Il foglio, piegato in due, recitava con una calligrafia fina ed elegante: A James Sirius Potter.

Spazio autrice
Scusatemi per il mega ritardo! Comunque volevo dire solo un paio di cose.
La canzone che suona James è Per Elisa.
Poi per la scena di Teddy che tiene le braccia di Alexandra mi sono ispirata alla scena di Lupin e Harry (quella del film) alla morte di Sirius.
Poi volevo ringraziare in particolar modo tutti voi che leggete e votate con le stelline ☆!! (Scusate ma non ricordo tutti i vostri nomi).
Scusate per il capitolo breve e un oo' bruttino...
Al prossimo capitolo! ! 

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