Capitolo 18

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Ennesimo giorno al ministero, ennesimo giorno di un rigido allenamento, ennesimo giorno in cui sarebbe tornato a casa avvolto nel buoi della notte e avrebbe potuto salutarla solamente con un piccolo bacio sul morbido zigomi.
Si perse tra i pensieri rivolti ad Alice ed abbassò involontariamente la guardia. L'immagine si dissolse con un lancinante dolore alla schiena ed il viso di Franck Paciock, paonazzo per le risate, entrò nel suo campo visivo.
-Lorcan ti sei rammollito tutto in un attimo? Avevi una faccia da pesce lesso e non ti sei nemmeno protetto dal mio incantesimo come è solito tuo fare. A cosa stavi pensando?- chiese avvicinandosi e tendendogli la mano che non era impegnata ad asciugare le lacrime dovute alla corposa risata di qualche attimo prima.
-Sono sicuro che non lo vorresti nemmeno sapere, anzi che mi uccideresti seduta stante. Se solo fossi a conoscenza del piacere che mi provoca, anche solo il ricordo, del corpo nudo ed accaldato di tua sorella avvolta in un paio di candide lenzuola...- basta Lorcan poniti un freno!
Per qualche istante osservò attentamente il moro che aveva difronte. Era cambiato molto in quegl'ultimi mesi. Per prima cosa aveva accettato la sua relazione con Alice. Okay questo non era propriamente vero. Comunque, aveva completamente mutato il suo aspetto fisico: i muscoli erano stati potenziati ed erano ben visibili attraverso gli indumenti, si era alzato di una decina di centimetri e si era fatto crescere un po' i capelli. Aveva subito una metamorfosi: il bambino impacciato e timido che ricordava con affetto era stato sostituito da un uomo vigoroso e sicuro di sé.
-Ieri sera ho litigato con quello stupido esemplare di magonò di mio fratello. Poi sarei dovuto andare da Alice, ultimamente è molto stanca e stressata, ma James ha gettato i miei piani al vento. Si è presentato a casa stravolto e in lacrime. Ha sfogato tutta la tristezza accumulata in questi ultimi quattro mesi.-
Franck tacque per qualche istante prima di parlare: - Ieri ero da Rose. Non fare domande.- aggiunse vedendo l'espressione tra il malizioso e lo stupito dell'amico. - Comunque è arrivato un gufo da parte di Patrick, l'auror alla protezione di Lei, e ha detto che, tornata a casa, si era chiusa in bagno e lo aveva pregato di non aprire la porta. L'ha sentita piangere ininterrottamente per tutta la serata e, l'unica cosa che ha aggiunto fra le lacrime è stata: "Chiama Rose". Quindi lei è andata lì e mi ha riferito che era nelle stesse condizioni di quel fatidico pomeriggio. -
Il loro dialogo fu bruscamente interrotto da un invito, non molto cortese, dell'allenatore che gli suggeriva di riprendere il combattimento prima che li facesse rimanere per un allenamento extra.
Così tra i due ricominciarono a volare incantesimi, ma le loro menti erano entrambe rivolte verso i loro amici che chiedevano disperatamente il loro aiuto, anche se, soffocati dal loro orgoglio, non lo avrebbero mai chiesto.
***
L'ambiente rispecchiava quello di un anno prima. Tre ragazze erano sedute su un grande tappeto rosso accanto ad un camino scoppiettante, una torta al cioccolato della signora Molly e una figura maschile stravaccata sulla poltrona poco distante.
-Patrick, ti prego, potresti uscire a comprare delle burrobirre? Ieri me le sono dimenticate.- disse la rossa guardandolo con i suoi occhi scuri.
Lui la guardò dall'alto in basso e poi si guardò intorno. Al centro del tappeto c'era una bottiglia di firewiskey mezza vuota e parecchie bottiglie di quella che era stata appena definita "dimenticata".
-No. Avete bevuto abbastanza per oggi.- rispose duri riportando lo sguardo su quegl'occhi color castagno.
La ragazza lo squadrò indignata e si risedette pesantemente sul pavimento.
Dei capelli biondi erano sparsi sul ventre dell'altra amica mora e somigliava un sole su un cielo limpido. Entrambe dormivano della grossa e lui si alzò con cautela per non svegliarle. Si spostò in cucina, da dove poteva continuare a tenere la sua protetta sotto controllo , e preparò una pozione per la sbornia della figlia maggiore dei Weasley. Poi, decise, avrebbe contattato Frank e l'avrebbe affidata a lui.
-Tu di cosa hai paura?-
Quella voce lo colse di sorpresa tanto che la bacchetta gli sfuggì dalla, solitamente, ferrea presa.
La guardò confuso e lei continuò: - Vedo come guardi Lexis. Vedo come la situazione tra di voi va oltre il proteggere la sua vita. Vedo come la rispetti e ti comporti con lei. Ma tu, allora , di cosa hai paura? So che dormi sulla poltrona affianco del suo letto, ma, ciò nonostante, la tieni abbracciata a te sul divano finché alle tue braccia non si sostituiscono quelle di Morfeo. So anche altre cose, so un nome in particolare: "Cassie"-
Immobile. Quel giovane era diventato una maschera di puro dolore. I suoi occhi rispecchiavano il vuoto creato da quelle parole e i pugni chiusi il dolore a quel ricordo.
Cassie. Un nome. Una donna. Un sentimento. L'amore.
Ispirò profondamente , come a tentare di allontanare da sé una qualsivoglia sensazione o coinvolgimento personale.
-Cassandra. Il suo nome era Cassandra. Sarebbe dovuta diventare mia moglie quattro mesi fa. Quando arrivò il gufo del ministero che riferiva il mio nuovo incarico. Lei mi mise difronte ad una scelta che non avrei mai creduto di dover fare. Lei, l'amore della mia vita, o il mio giuramento prestato in fronte al bambino sopravvissuto e a tutto il Wisengamot. -
Sul suo viso comparì un'ombra, Rose non seppe dire se fosse rimorso, delusione o qualcos altro poiché sparì veloce come se si fosse appena smaterializzata.
Prese un profondo respiro e riprese con quella che per lui equivaleva ad un cruciatus prolungato.
-La scelta che feci è evidente. Non potevo rinunciare e soprattutto era mio dovere combattere contro ciò che rimane dell'oscurità portata da Voldemort. Ricordo e posso ancora percepire lo sguardo ferito di Cassandra, ricordo i suoi capelli che ondeggiavano mentre con un colpo di bacchetta raccoglieva la mia roba e con le lacrime agli occhi mi intimava di andarmene.
Così eccomi qui: a tenere stretta al mio petto Alexandra quando siamo sul divano per ricordarmi perché ho abbandonato la donna che amo; a dormire sulla poltrona accanto al suo letto perché io non sono colui per il quale lei prova dei sentimenti, e perché mi sento più sicuro nel vigilarla. Infine, a chiamare Cassie nel sonno per sperare sempre in un risultato diverso. Di questo ho paura: di aver preso la scelta sbagliata.-
In un istante le braccia di Rose si allacciarono al torace del giovane auror. Lo strinse forte come a scacciare tutte le brutte cose e le brutte sensazioni da lui.
Irrimediabilmente il suo pensiero si indirizzò a quel ragazzo che occupava la sua mente da un bel po' di tempo. Pensò a tutto ciò che avevano passato insieme, alle sue braccia avvolte al suo corpo e, di conseguenza, al tocco caldo e morbido delle sue labbra.
-Mettiti la giacca e va da lui. Non sprecare il tuo tempo a pensare, quest'ultimo ti può scivolare tra le dita come la sabbia, e potresti pentirtene per sempre.-
***
Bussò ripetutamente alla porta. A quest'ora solitamente era a casa, doveva essere a casa. Aveva bisogno di lui, di parlare con lui e di avere il suo profumo nelle narici.
Continuò a tormentare la porta di pugni e dopo pochi secondi una figura alta, mascolina coperta solamente da un candido asciugamano avvolto intorno alla vita.
Appena il giovane si rese conto chi aveva davanti, rimase stupito e iniziò a balbettare cose senza significato. Un dito affusolato gli si posò sulle labbra per interrompere quel fiume di parole.
-Ti ricordi il discorso dell'altro giorno? Eri tu, sei tu e sempre sarai tu.- disse la ragazza poggiando una mano sul petto muscoloso del ragazzo.
In pochi secondi la bocca di uno era su quella dell'altra. I capelli rossi di lei erano tenuti in una mano grande di lui e l'altra poggiata su un fianco per tenerla stretta il più possibile a sé. Il bacio, iniziato prorompente e trascinante, si fece più intenso, passionale e pieno di lussuria. Le loro lingue danzavano un ballo conosciuto e travolgente, si cercavano e si trovavano. Prima che qualche vecchia strega pettegolezzi vedesse la sua mano infilata sotto la maglia di lei, chiuse la porta alle loro spalle.

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