Capitolo IV

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La prima sfera volò verso di me, sfiorando il mio mento di un centimetro esatto.
Non ero proprio portata per questi giochi di forza e violenza.
La gente scarica la propria rabbia attraverso quella palla di spugna e Dio solo sa quanto possa fare male un semplice pallone ma scagliato con una forza sovrumana.

La seconda però mi colpì sul piede e questo constatò la mia eliminazione definitiva dalla partita.
Finalmente.
Adesso potevo starmene tranquilla seduta sulla panchina a riflettere e ad osservare la palla che balzava da una parte del campo all'altra.
Tutto quello che mi tornava alla mente erano solo quei bellissimi occhi di quel ragazzo sconosciuto alla mia mente e alla mia vista.
Ma chi era? Dovevo chiederlo a Michelle, la quale a proposito mi doveva parlare a ricreazione, ovvero alla fine di quest'ora straziante.
<Coliridge!> urlò improvvisamente Derek Jonhson, il classico buffone della classe.
<Senti Coliridge la squadra ha bisogno di una raccattapalle, e visto che sei una pippa a questo gioco, che ne dici di rendere utile il tuo bel culetto raccogliendo le palle che cadono?> disse arrogantemente.
Ha detto veramente che avevo un bel culetto? In quel momento mi sentivo più rossa in viso che mai, e non riuscii a parlare.
<Visto, squadra? Ecco la nostra nuova raccattapalle!> e scoppiarono tutti a ridere.
Avevo la faccia in fiamme e, per evitare un'ulteriore umiliazione, scappai nello spogliatoio.
Le lacrime della vergogna mi scorrevano sul viso rapidamente e, essendo consapevole che nessuno sarebbe venuto a consolarmi, mi feci forza e visto che mancavano solo 15 minuti prima della fine della lezione decisi di auto-congedarmi, e se mi avessero chiesto la motivazione avrei potuto semplicemente dire che non mi sentivo bene.

Arrivai finalmente davanti al mio armadietto asciutto rispetto agli altri.
Ognuno riteneva che fosse un obbligo decorare il proprio sportello con glitter e foto di ogni genere, ma io invece non la pensavo affatto come loro.
Perché avresti dovuto imbrattare un qualcosa che solo momentaneamente ti appartiene? Quando tutti noi ce ne andremo da questo Inferno, perché devi costringere colui o colei che ti succederà a tenere una cosa tutta imbrattata? È come fare i graffiti sui muri. Vandalismo.
È per questo che mi sono astenuta da ciò, ed erano poche le persone che la pensavano come me.
Sono in questi momenti che mi ritengo una ragazza estranea alla massa che mi circonda, una persona particolare..
Ed è proprio questa particolarità che ha reso quello che sarebbe dovuto essere un percorso memorabile nella mia adolescenza in un incubo.

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