Nelle terre di Zvar, sulla cima di un promontorio circondato da boschi, c'era il grande e prospero villaggio di Einar.
Era abitato da Zvariti (un popolo di felini antropomorfi)
Tra questi c'era un ragazzo di nome Jonah, al contrario dei suoi coetanei che aspiravano a diventare grandi e ricchi commercianti, in cuor suo bramava di diventare un'avventuriero, aveva una pelliccia ed una coda neri come l'ebano, e degli occhi verdi come lo smeraldo.
A volte passeggiava per i boschi intorno al villaggio, come sperando che accadesse qualcosa di inaspettato, ma purtroppo ciò rimaneva solo nei canti e nelle leggende.
Lavorava alla locanda, serviva da mangiare e da bere, di solito passavano viandanti e marinai da ogni dove e di svariate razze, che suscitavano sempre curiosità tra la gente.
Si sentiva come messo da parte, senza uno scopo, e credeva che la sua vita sarebbe stata vuota senza mai aver assaporato la vera libertà, la libertà che si prova vivendo senza dipendere da niente e da nessuno, solo da te stesso, tu con e contro il mondo, da solo o con qualcuno.
Certo, aveva una vita abbastanza agiata, ma avrebbe dato di tutto in cambio di tutto cio, però che ci poteva fare, infondo, era solo un piccolo individuo in un vasto mondo, disperso in in universo infinito, se ne sarebbe dovuto fare una ragione, prima o poi.
Ma per ora ľ unica magra consolazione era il giorno di paga, come sempre.
- Jonah, ecco la tua parte, settanta pezzi d'oro.
- Grazie...
- Suvvia, un cimitero è più vivace di te, prova un po di questa roba.
Detto ciò l'oste stappò una bottiglia da sotto il bancone e servì il liquore in un boccale enorme.
- Non bevo.
- Prendilo!
- E va bene...
Così afferrò il boccale e bevve tutto d'un fiato bruciandosi la gola.
- Che accidenti è!
- Non ne ho idea, penso sia roba d'importazione.
- Ma che? Per quel che ne sho potrebbe essere... Veleno...
- Mica sono un alchimista, comunque ho alcune amiche, se vuoi te ne faccio incontrare qualcuna, quando sarai sobrio s'intende.
- E me lo dici adesso? Magari un'altra volta...
- Già qualcosa, riesci a camminare?
- Se riesco a camminare? Ma certamente! Non sarò... mica, così messo male...
- Io ti accompagno.
- Fa come credi...
- Ah la borsa coi soldi, presa, dai andiamo.Così uscendo ľ oste Nekir accompagnò Jonah verso casa, ormai quella bevanda lo aveva distrutto, camminaronono per le strade notturne, finche finalmente, dopo una faticosa camminata arrivarono a destinazione.
- Jonah, dammi la chiave.
- Uh, ah, certamente, è in tasca.
Allora aprirono la porta ed entrarono.
- La prossima volta che vuoi consolarmi... Cerca di non avvelenarmi...
- Dai... Vedrai che domani pomeriggio starai benone; beh ora devo andare, prenditi un paio di giorni liberi.
- Questa è una consolazione! Ci... Ci vediamo...
- Arrivederci, fatti una dormita.
Uscito il capo cadde dalla sedia e si trascinò dalla sala alla camera da letto, arrivato rimase appoggiato al materasso.Il giorno dopo si sveglio con un tremendo mal di testa, sicuramente non avrebbe più bevuto per un pò, si alzò lentamente, si sedette davanti al camino nella sala e rimase lì a scaldarsi.
Passata un pò la sbornia uscì di casa e si avviò verso il mercato, quel mattino tirava un vento forte, e lungo la costa si scorgevano le barche dei pescatori.
Arrivato al mercato passeggiò tra la folla guardando tra le bancarelle e si portò a casa un sacco con qualche stoccafisso.
Rientrato appese il pesce, ed appoggiando il sacco vi trovò una lettera, chi mai avrebbe infilato un messaggio nel suo sacco.
Perplesso aprì il pezzo di carta e lesse:
JONAH, VEDIAMOCI STANOTTE AL TEMPIO E BUSSA CINQUE VOLTE.
Un messaggio molto ambiguo, probabilmente si trattava di una cosa molto importante quanto pericolosa, o pure di uno scerzo, ma ne valeva la pena andare a vedere, forse...Quella notte si mise un mantello nero di lino, celò il volto col cappuccio e prese una spada, era pronto per l'incontro.
Equipaggiato a dovere uscì di casa e si incamminò verso il tempio.
Fuori non c'era un anima e le strade erano illuminate dalle stelle nel cielo e dai braceri accesi, continuò ad avanzare per le vie.
Quando arrivò alla soglia del tempio, salì i gradini d'ingresso e spinse la porta, era chiusa, allora cacciando uno sguardo al cielo, bussò cinque volte, i chiavistelli si aprirono, ed entrò, era buio e non si vedeva niente.
C'era un'atmosfera surreale, come fosse in uno strano sogno, avanzando lentamente tenne la mano sul manico della spada.
- C'è nessuno? Sono Jonah.
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La Fuga
FantasyPer questa storia mi sono ispirato al mondo di the Elder Scrolls (Esclusivamente per l'ideologia di alcune razze), da tutto quello che ho letto, sentito, e visto in TV. In un mondo di grandi guerrieri, c'è un ragazzo Zvarita (felino-umanoide) che la...