Leon prende il coltello e, con uno scatto del braccio, infrange il lucchetto della porta. Poi entrano, in silenzio. Come tutte le altre cose lì intorno, la casa è "marcia". Vi sono due tavoli al centro, con qualche sedia sparsa intorno. Una macchina da scrivere poggiata su un tavolo in un angolo, una vecchia libreria a sinistra ed un mobile infondo alla stanza. Mentre Leon girovaga intorno, Kenny si lascia cadere su una delle sedie, pregando che non si infranga sotto il suo peso. Finto, ringhia tra sé, senza staccare gli occhi dall'agente, è finto.
Avevano discusso a lungo su questo.
Leon si era lasciato prendere a pugni ed insultare per un po', prima di porre fine a questa storia. Perché lo spray non aveva funzionato con lei? Perché con lui sì? Di chi era la colpa? In un secondo momento, Kenneth aveva creduto che fosse sua. Era stato lui a lasciare la presa sulla tagliola, se fosse stato al suo posto e con le mani ferme, forse Mina sarebbe ancora viva. "Non va tutto okay." sono state le sue ultime parole ed il ragazzo è stato l'unico ad udirle. I sensi di colpa lo stanno divorando. Come continuare senza di lei? Leon gli aveva battuto qualche pacca sulla spalla, lo aveva spronato ad andare avanti e gli aveva detto che era arrivato troppo tardi. No, secondo Kenny lo spray e le erbe, semplicemente, non avevano fatto effetto. Quanto doveva aver sofferto Mina? Kenneth rabbrividisce: non crede di volerlo sapere.
Adesso l'agente ha finito e con un gesto del capo lo invita a seguirlo. Il ragazzo non sa proprio cosa pensare dell'uomo. Deve considerarlo come una finzione o come un essere umano? È così confuso.
Imboccano una porta e girano a destra, ma Leon ferma Kenny afferrandolo per un braccio. Avanti a loro, c'è una trappola esplosiva che va da muro a muro. Kenneth le ha sempre odiate, ma sono utili... proprio come aveva spiegato a Mina solo qualche minuto fa. Indietreggia, mentre Leon la fa esplodere. Poi l'agente ne nota un'altra in lontananza e fa lo stesso. La casa, ovviamente, non ne risente minimamente. Il bello di essere in un videogioco, pensa distrattamente, raggiungendo l'uomo. Nella stanza seguente il solo dettaglio che interessa Kenny è l'armadio che blocca l'ingresso ad un'altra stanza. Nonostante tutto ciò che è successo, sorride leggermente. Ha sempre amato questa parte... beh, ha amato giocarci. Viverla potrebbe risultare più complicato del previsto. Dopo il suo solito giro di ispezione, Leon si mette su un fianco del mobile e lo spinge, aiutato da Kenneth. Altro spazio buio, altri scaffali vuoti e marci. Atmosfera da brivido ed un rumore sordo che continua a battere. I due svoltano a destra ed ecco un altro armadio. Ovviamente è lui il protagonista della scena, lo si nota chiaramente. Il rumore proviene da lì, ed è come se ci fosse qualcuno al suo interno che batte per uscire. Leon si accosta al mobile ed invita Kenny a stare lontano. Poggia le spalle su un'anta: con una mano tiene la pistola e con una mano apre l'armadio.
Da questo, come Kenny già sapeva, ne esce un uomo. È in assoluto il personaggio preferito del ragazzo. Cade a terra, le mani legate dietro la schiena e la bocca tappata da un nastro. Leon lo segue con la pistola, sospettoso. La cosa che Kenneth non si aspettava è una seconda figura uscire dall'armadio. Proprio come ha fatto Luis, una ragazza cade a terra, anche lei legata e imbavagliata. L'agente fa correre la pistola da lui a lei. Questa ha i capelli castani raccolti in una treccia lasciata lungo la schiena. Indossa un paio di pantacollant ed una maglietta lunga, larga e logora. Anche lei doveva essere a casa quando è stata "teletrasportata" nel gioco. Kenny, incuriosito, si avvicina. Leon si inginocchia e toglie il nastro all'uomo con uno scatto della mano. Lo stesso fa con la ragazza, che ha occhi solo per i due.
<<Uh!>> geme Luis <<Un po' brusco, non ti pare?>> chiede a Leon. Quest'ultimo lo volta e, senza dire una parola, inizia a slegarlo <<Tu non sei come loro?>> chiede allora l'uomo spagnolo, fissandolo.
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FantasíaMina sta giocando ad un gioco che le hanno comprato da pochi giorni. Sono ore che prova e riprova, ma nulla da fare: continua a perdere. Quando si dice che sì, quello sarà il tentativo vincente, un tuono fa tremare i vetri della sua stanza e tutt...