Ancora munito di quella dannatissima camicia di forza, mi presero e mi trasportano in un luogo a me sconosciuto, con tre pattuglie, neanche se ero Hitler: in un ospedale, al Sharlem Hospytal. All'esterno era terrificante, le mura completamente sgretolate e bianche, giardino rovinato, statue al quanto inquietanti, era una casa horror, non volevo immaginare come potesse essere dentro. La paura si faceva sempre sentire di più, per non parlare della rabbia che ancora mi opprimeva un poco, porca troia, era meglio farmi i miei cazzi, invece che salvare vite già decedute, immettendomi in questo grande schifo.
Mentre camminavo nei corridoi c'erano molte persone che dovevano essere aiutate, ed io non facevo parte di loro: gente che urlava, che si tagliava, che girava su se stessa, che parlava sola, insomma, so solo che nessuno vorrebbe andare e vivere quì per un po di tempo, giusto?! Forse erano così per via degli shock, o della pazzia, penso che avranno ucciso molte persone prima che passassero quì dentro. Mi rinchiusero in una cella, fortunatamente con nessuna compagnia.
I giorni passavano e io morivo dalla curiosità di sapere cosa mi avrebbero fatto, ma soprattutto ero curioso di sapere il grande motivo di quei morti, soprattutto il motivo di uccidere una bambina, che male potrebbero aver mai fatto per meritare una situazione così brutta, che cosa avevano in sospeso? Perchè presero anche la bambina?. Mentre la mia mente era immersa nelle mie domande senza risposta, sentì dei movimenti provenire dal corridoio, era il commissario Smith con un dottore, aveva pensato sul serio che fossi pazzo? forse doveva pensarci più di due volte prima di portarmi quà, quell'atteggiamento in ospedale era stato di semplice rabbia e paura messe insieme, non ero pazzo come dicevano loro. Vennero nella mia cella e cominciarono a farmi dei test e delle domande, continuavano a farmi le stesse domande che mi fece il commissario Smith, speravano che cambiassi qualche dettaglio nel racconto per incastrarmi, ma dicevo solo la verità, avevano voglia di farmi le domande tre mila volte. Continuavano a farmi sempre le stesse domande ripetutamente, incominciai a innervosirmi e a urlare, la cosa non mi aiutò per nulla, non riuscivo a controllare la mia aggressività e la situazione peggiorava.
Finiti i controlli, appena uscirono mi calmai, aspettavo così tanto il momento in cui uscivano da questa maledetta cella, lasciandomi solo, in compagnia delle urla strazianti di quei poveri pazzi. Sentii delle voci provenire accanto alla mia cella, non so il motivo ma mi incuriosivano, mi avvicinai di più per ascoltare: "Ma hai sentito che cosa è successo ieri?" "si, so che Spike ha ucciso quella famiglia" "ha fatto bene, ora escogiterà un piano per farci uscire da qua e uccidere il commissario"
Non credevo alle mie orecchie, i complici della mia innocenza erano lì, a pochi distanti da me e conoscevano benissimo il colpevole, di nome Spike se non sbaglio, quanto lo troverò gli lascerò molti ricordi e soprattutto il mio nome gli dovrà rimanere nella coscienza, per lo più a breve ci sarebbe stata un' altra aggressione, e possibilmente passavo altri guai, Spike mi poteva far passare i guai, viso che ieri gli diedi la possibilità di squadrare il mio volto, cazzo! Dovevo assolutamente trovare un modo per liberarmi e recuperare la mia pistola, devo difendermi e devo uscire da questo maledetto posto, altrimenti quell'ospedale sarebbe stata la mia tomba.