Correnti

220 4 7
                                    

Una puzza acre invade le mie povere narici. Me lo ripeto ogni mattina di non prendere i mezzi pubblici ma è più forte di me... Mi Sa che sta puzza di merda mi piace proprio...Mmhh. Mi faccio spazio tra la marea di gente solita esserci negli autobus. È come nuotare contro un fiume che ti dirige alla cascata. Non hai speranza. Prima o poi cadrai. In questo caso nella merda...
In queste situazioni il tempo non vola, anzi, mi è sempre contro. Tutto mi è contro; persino lo stronzo che mi spiaccica contro il finestrino... ma ormai ci faccio l'abitudine. Infilo le cuffiette e mi godo i miei 20 minuti di bus. Sono in un altro mondo...quello magico dei sogni; un luogo dove tutto è possibile....
Vedo le porte aprirsi difronte quel posto tanto odiato... Quello in cui passo la maggior parte delle mattine...
Cerco di infilarmi tra la massa. La potrei chiamare corrente, basta seguirla che ti ritrovi all'entrata. Puoi seguire quella che svolta a destra, dietro alla scuola, così da trovare il mondo dei balocchi fumando erba. Oppure prendere quella che svolta a sinistra; però devi ricordarti di portare qualcosa perché altrimenti le oche ti mangiano vive....galline, o qualsiasi altro tipo di volatile starnazzante.
Scelgo un'altra corrente, la mia corrente; quella che mi aiuta e sta dalla mia parte, almeno lei... Lei che mi nasconde e mi tiene al sicuro. Apro l'entrata per il magazzino e mi ci fiondo dentro. Salgo quelle lugubri scale -che dopo averci fatto l'abitudine- tanto lugubri non sembrano, e mi ritrovo di nuovo in mezzo alla corrente. Proprio dove non voglio stare e motivo per cui me ne sono creata una mia. Sta volta è una unica che racchiude tutte le altre. La peggiore insomma...
Allora mi rifugio in bagno. Cercando di non farmi notare.
Apro lo sportellino di un cubicolo, mi siedo sulla tazza -attenta a non toccare troppo in girò per non rimanere vittima di germi o malattie veneree...- portandomi le gambe al petto, e aspetto.
Aspetto che tutti gli starnazzi finiscano e che l'ultimo vomito delle prelezioni sia ingurgitato dal cesso, faccio scoccare la serratura ed esco.
Mi guardo allo specchio. Ormai dopo 1 anno, 8 mesi e qualche settimana ci ho fatto l'abitudine. Sì, conto i giorni. Solo da quel giorno in poi... Giusto per ricordarmi di ricordare. Tanto più male di così non può fare.
Allo specchio vedo il mio riflesso, vedo ciò che sono ora: niente.
Vedo una figura esile ma non troppo bassa. Le ciocche bionde rovinate si appoggiano alla felpa all'altezza delle tette. Occhi grigi ormai spenti circondati da un velo di trucco per coprire le occhiaie ormai onnipresenti. Senza mascara però, altrimenti faccio ancora più piccoli gli occhi già lillipuziani che mi ritrovo. Mi ci vorrebbe davvero un restaurino completo. Guardo che mi sono messa. Cose alla cazzo di cane che non realizzo nemmeno di indossare. Però non riesco a pensare dopotutto di essere brutta, perché non lo sono... Strana al limite. Anzi sicuramente.
Mi fanno male i piedi, le scarpe sono troppo piccole. Papà dice che me ne comprerà di nuove ma non le voglio. Mi tengo queste che erano di qualcun'altra. Tanto meglio. Mi aiutano sempre a ricordare di vivere nel presente.
Indosso una maglia lunga coperta da una vecchia e consumata felpa nera ormai grigia e dei jeans troppi stretti e corti per farli sembrare della mia taglia solamente facendo dei risvoltini così dasembrare skinny e corti alla caviglia.
Conto fino a 9 come solita a fare... I multipli di 3 mi aiutano ad andare avanti... Non ne so il motivo ma è rilassante. Faccio un bel respiro e mi incammino verso l'uscita pronta ad affrontare la mattinata. Appoggio la mano alla maniglia e spingo la porta. Sento un tonfo. Con Sfortuna che mi segue e contagia "chinehapiunemetta" ho buttato all'aria qualcuno.  Do un'occhiata alla scena del crimine, pronta a far venire un esaurimento nervoso di scuse alla mia povera vittima... Che appena lo vedo -quei capelli scuri, color...?!? Ecco sì, caramello bruciato, così morbidi (non che li abbia mai toccati, solo visti, quindi morbidi ai miei occhi...), arruffati, ma così carini, che potrei riconoscere ovunque- mi fiondo imperterrita in corridoio pronta a seguire la corrente della mia classe di storia ormai senza alcun'anima, per arrivare in ritardo e sorbirmi la solita lavata di testa di quella racchia.
Prima di scavarmi la fossa ed aprirmi un varco ad un'ora di interminabile sonno qualcosa mi blocca... "Te la farò pagare Evans!"
Sento la sua voce, roca come sempre ma così sexy.  -ma che dico!! Non è sexy.... Ripiglio!!!-
A quella minaccia nemmeno mi scompongo, come può farmi più male di quanto stia adesso?!
Sento i suoi passi avvicinarsi ad un ritmo sostenuto. In un lampo colgo uno scintillio azzurro.
Mando a cagare me stessa e mi impongo di entrare in classe.
Lo sguardo di tutti addosso e la prof che mi dice qualcosa. Ma è solo qualcosa di incomprensibile in quel momento. Come un automa mi dirigo verso l'unico banco libero e mi ci stravacco sopra, annuendo alla befana come un'idiota.
Sento lo sguardo pesante di tutti ancora addosso ma per adesso non me ne frega un cazzo. Perché l'unica cosa che riesco a vedere e pensare è quel lampo. Quello azzurro dei suoi occhi.

The dark side of  usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora