Deboli raggi di sole filtrano dalle tapparelle verdi inondando la stanza di una tiepida luce calda. Le pesanti coperte rosa formano un unico groviglio col lenzuolo azzurro che si adagia disordinato e stropicciato su delle gambe magre coperte da un pantalone leggero di cotone a pois bianchi e blu. I piccoli piedi nudi smaltati di bordeaux sporgono dalle coperte.
L'insistente vibrare di un cellulare rompe il silenzio accompagnato dal respiro regolare che fino a qualche secondo prima regnava nella stanza.
Due occhi verdi con delle lunghe ciglia nere impastati di sonno e mascara nero si aprono un po' a fatica, si stringono divenendo due fessure per il fastidio dell'improvvisa luce esterna che scalda la stanza. Ancora assonnata si limita fare uscire solo la mano e il delicato polso magro dal piumone. Afferra il cellulare e lo porta vicino al viso, gli occhi si sono ormai abituati alla luce, anche se ancora assonnati, e leggono le lettere che compaiono sullo schermo touch: "Gaia sta chiamando" recita. Fa scorrere l'inidice sullo schermo liscio e freddo per rispondere. Una voce femminile resa metallica dal cellulare la investe.
<<Sel è l'una! Stai ancora dormendo? Io mi sono svegliata mezz'ora fa, ti ho già chiamata due volte. Guarda che oggi pomeriggio devi venire da me. Ti sei dimenticata che dobbiamo essere davanti alla pizzeria alle 8 già?>>
Selene appoggia il palmo libero della mano che non regge lo smartphone contro l'occhio destro per poi passare subito a quello sinistro che inevitabilemente, dopo essere stati stropicciati, lasciano due lievi ombre di mascara accentuando le lievi occhiaie.
<<Si..>> risponde con la voce un po' calda per il sonno.
<<Dai allora mangia e vieni già ora da me, non so che mettermi..tu porta più cose così decidiamo anche per te ok?>> continua l'amica.
Si tira su a sedere facendo scivolare le coperte contro i fianchi, si stira sbadigliando provocando un risolino dall'altra parte del telefono.
<<Muoviti>> intima scherzosa Gloria chiudendo la chiamata.
Selene spettina dolcemente i capelli neri passandoci le dita per spostarli dal viso, butta dietro di sè le coperte lanciando le lunghe gambe magre fuori dal letto. Dopo aver buttando con fretta e non curanza il pigiama sul letto, ancora sfatto, finisce frettolosa l'insalata e la fettina di pollo impanata, lasciatale sul tavolo, ormai fredda. Ingoia due bocconi di pane fissa il borsone nero lucido sulla sedia vicino al letto pronto per essere colmato di vestiti, minuscoli top e skinny che sembrano essere fatti apposta per il suo fisico magro.
Suo padre è sotto che l'aspetta, dentro la macchina. La punto grigia metallizzata sembra essere impaziente tanto quanto lui.
E' la routine, un normale venerdì pomeriggio di fine ottobre.