Terribilis morbus

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Roma 42.a.c.

Faceva freddo, molto freddo, ma Harry non si curava minimamente dell'aria gelida che gli pungeva le gambe e le braccia scoperte.

Era uscito dalla casa e si era rifugiato in giardino, senza mettere nulla di pesante, con la sola tunica di lana che indossava in casa.

Aveva bisogno di stare solo...aveva bisogno di piangere da solo.

Nella mente continuavano a risuonare le parole pronunciate dal medico Ippocrate:
" Non c'è più nulla da fare".

Il semplice raffreddore del mese prima era degenerato rapidamente in una tosse cavernosa e persistente, poi in una febbre continua ed ora in una malattia che nessuno sapeva curare.

Harry non riusciva ad accettare che non ci fosse un rimedio, ma, ormai, erano stati consultati medici provenienti da qualsiasi luogo, erano state provate erbe di ogni tipo e i risultati erano sempre stati nulli.

Prese un respiro profondo, si asciugò gli occhi per nascondere il fatto che avesse pianto e rientrò nell'abitazione.

Percorse in silenzio i corridoi della villa e raggiunse la camera in cui, ormai da anni, dormiva.

Quando entrò, l'odore pungente della malattia, seppur accompagnato dal profumo dell' incenso che veniva bruciato per purificare l'aria, lo colpì alle narici.

Louis giaceva nel letto, immobile, con gli occhi chiusi e il respiro affannoso.

Harry si avvicinò e notò il volto pallido e sudato, le profonde occhiaie e i tanti capelli grigi ormai mescolati a quelli chiari.

Bagnò un panno nell'acqua fredda e glielo passò delicatamente sul viso.

Louis aprì gli occhi e sorrise al riccio.

" Ciao, amore..." disse il più grande flebilmente.

" Sai, ti trovo meglio...rispetto a prima...sei più..." balbettò il riccio.

" Harry...Ippocrate ha parlato anche con me...conosco le mie condizioni"

" Tu guarirai, invece...non puoi lasciarmi solo, io non voglio..." disse il più piccolo fra le lacrime.

" Tesoro mio, abbiamo consultato tutti i medici possibili...io sento...che non ce la farò "

" No..." scosse la testa Harry.

" Adesso ho bisogno che tu sia forte e che mi ascolti. Ho detto a Pomponio di convocare i miei amministratori per il tardo pomeriggio. Non posso lasciarti tutto quello che possiedo perché, anni fa, ho dovuto promettere al senato che, alla mia morte, il mio patrimonio sarebbe andato alla città di Roma.

Farò vendere, però, nel più breve tempo possibile, parte delle suppellettili e dei vasi preziosi che ci sono in questa casa.

Il ricavato, più tutti i soldi che ho in oro e argento, verranno portati nella casa di Ostia.

Ti ho lasciato quella nel testamento e, con il denaro che verrà accumulato lì, potrai vivere bene.

Fortunatamente ti avevo già affrancato un paio d'anni fa, così non avrai problemi..." disse Louis con voce affaticata.

" Io non voglio i tuoi soldi....io voglio te...solo te" urlò il riccio tra i singhiozzi.

" Harry, amore...per favore, non fare così...".

Il ragazzo non lo ascoltò e scappò via dalla stanza.

Arraffò una pelliccia appoggiata ad una sedia e uscì dalla casa.

Rieccoci qui, con il sequel della mia prima storia...spero vi piaccia...grazie❤️

Mea vita ( Sequel di Dura Lex) ( Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora