Le mirabolanti avventure di Grevor il Magnifico.

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N.d.A: le parti sottolineate sono la traccia fornita dalle giudici di "It's contest time"

Grevor si svegliò di soprassalto. I muscoli tesi e allo stesso tempo dolenti, restarono immobili come se qualcosa li bloccasse. Sembrava essere stato legato, ma la sorpresa più grande, la ebbe quando riuscì finalmente a mettere a fuoco e vide un imponente cammello che lo sovrastava con la sua ombra.

Per quanto fosse possibile muoversi, si guardò attorno. Che ci faceva nel deserto? Perché il suo corpo era completamente seppellito, lasciandone fuori solo la testa? E soprattutto: perché quel maledetto animale non smetteva di leccare la sua faccia?!

«Smettila Spitter, maledetta bestiaccia!» disse sputacchiando i filamenti di saliva dell'animale che gli ricoprivano le labbra «Via, via! Puah! Vattene via! Sciò! Aria!»

Il cammello, completamente incurante delle grida e delle smorfie di Grevor, continuava a passare la sua lingua ruvida su quel piccolo cactus umano, attratto dal sudore salato che lo ricopriva.

«Neanche vomitare in pace posso, così bloccato, maledetto me! Che schifo! Spitter, basta!»

D'improvviso riecheggiò un colpo di pistola e una piccola nuvoletta di polvere si alzò a non più di quindici pollici dal volto di Grevor. Il cammello, infastidito dal rumore ma affatto spaventato, si allontanò di qualche passo e si accovacciò placido sulla sabbia, fissando Grevor con la tipica espressione cammellesca: bocca storta e sguardo misto fra il profondamente stupido e il noncurante.

«Grevor il Magnifico, finalmente qualcuno ti ha fatto fare la fine che meriti, lurida canaglia.»

Una voce femminile piuttosto familiare emerse da dietro il corpo dell'animale, e piano piano spuntò anche la sinuosa figura, stivali jeans camicia a scacchi gilet scamosciato con le frange cappello da cowboy di Jenny Kravenn, con il suo cavallo alla briglia.

«Jenny, amore mio, come sono felice di vederti! Vieni, aiutami! Tu lo sai che amo solo te, vero tesoro? Tirami fuori di qui, comprerò quel ranch che tu adori, ci sposeremo...»

«Grevor, Grevor, mio piccioncino.» ribattè la pistolera con tono canzonatorio «Io potrei anche provare a credere a quello che mi dici, ma è così difficile... Tu cosa dici? Che sia perché hai promesso amore eterno anche a mia sorella, prima di fuggire di soppiatto dalla sua stanza nel cuore della notte? O perché hai fatto lo stesso con mia madre, povera vedova, e nello sgattaiolare fuori dalla stalla le hai pure rubato gli unici spiccioli che aveva? Lo devo ammettere: sono io che ho un problema! Non riesco proprio a fidarmi degli uomini, specialmente quando sono dei farabutti ladri bugiardi figli di cagna come te.»

«Ma tesoro mio, che male ho fatto? Vi ho dato un po' di gioia, ho allietato le vostre serate, in cambio di un pasto e di un letto in cui dormire.»

«Adesso taci, e ascoltami. Sei un verme e sono felice che Wilkinson e la sua banda ti abbiano fatto questo. Dio sa se te lo sei meritato! Ma per quanto tu mi piaccia quanto una piattola, non voglio averti sulla coscienza. Adesso chiudi gli occhi!»

Nessuno può capire la meravigliosa sensazione dell'acqua pulita sulla pelle, se non ha provato la saliva di cammello. Grevor riaprì gli occhi e si ritrovò davanti le snelle cosce di Jenny avvolte nei jeans. I suoi pensieri impuri furono interrotti da un sonoro ceffone della bella pistolera accovacciata davanti a lui.

«Questa merce non è più disponibile per te, lurido porco, quindi guardami bene dritto negli occhi, se vuoi ancora acqua.»

Stirò i dolenti muscoli del collo per fissarla, e quell'angelo con la pistola gli versò fra le labbra due generose sorsate d'acqua con retrogusto di sedere di cammello.

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