Il caffè che salvò la Terra

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"Il caffè ha la facoltà di indurre gli imbecilli ad agire assennatamente"
Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu

"È un'indecenza, senatore, una cosa così immorale non si è mai sentita fra le mura di quest'aula. Il solo averla proposta dovrebbe portare, a parer mio, a escluderla dall'assemblea!"

La voce del rappresentante del Direttorio di Ares risuonava rabbiosa nell'ampia sala circolare. Lungo le pareti gli otto seggi rialzati erano occupati dai rappresentanti delle Libere Colonie. Al centro, prostrati a terra nella posa prevista per i supplici, c'erano due uomini. Gli otto Senatori li fissavano con un misto di pietà e disprezzo: bassi, rozzi, con la pelle bruciata dal sole e quelle orribili escrescenze pilifere mal celate dalle cuffie e dagli adesivi di decenza. C'era da non credere che l'umanità discendesse da quei bruti.

Il presidente di turno del Senato sorvolò con un ghigno sull'attacco diretto del collega di Ares, anzi cercò di mostrarsi indifferente indugiando più del necessario nell'assaporare la cervogia ganimediana dal bicchiere che teneva in mano.

"Ritengo che i rappresentanti della Terra possano ritirarsi" disse dopo aver posato il bicchiere sul bracciolo "Abbiamo ascoltato le loro richieste. Ora è necessario che ne discutiamo fra di noi."

I due uomini si alzarono, sempre con il capo chino, e indietreggiarono fino alla porta che li inghiottì. Finalmente soli, gli otto senatori poterono dare inizio alla discussione.
"Eymea, accidenti alla tua testa calda marziana!" gridò il presidente di turno Aaa delle Pietre Rosse "Per quanto questo sia un consesso di pari, io ne sono il presidente e per questo mi devi dimostrare rispetto, almeno davanti agli inferiori."

"Il rispetto per voi mammole titaniane non ci viene insegnato a scuola e con le vostre posizioni deboli e tolleranti non ve lo guadagnate di certo."

"Signori, signori" intervenne Cauaio Pim, il rappresentante venusiano dalla pelle nera "è inutile lasciarsi andare a sciocchi bisticci. La realtà è una: da quando la Terra ha di nuovo un governo forte e una flotta di navi, siamo costretti a scendere a patti con loro. Non possiamo più atterrare e prelevare materie prime scacciando gli indigeni con i bastoni."
"Che vuoi dire?" chiese Eymea "Dovremmo forse trattare quei bruti da pari a pari? Dovremmo prepararci a mettere un seggio in più in questa assemblea? Mai finché avrò vita mi sederò fianco a fianco con una di quelle bestie pelose!"

"Succederà, Eymea, che tu lo voglia o no" rispose Aaa "ma non perdiamo altro tempo, la richiesta del Terrestre sia messa ai voti."

Eymea incrociò le lunghe braccia dalle mani forti e callose e girò il viso schiacciato dagli occhi chiari e distanti per fissare la superficie di Giove che occupava gran parte del paesaggio visibile dalle finestre. Il voto di Ares era no, assolutamente no.

Il rappresentante delle lune di Nettuno, dalla tipica pelle pallida e quasi trasparente, alzò la mano sottile dalle lunghissime dita. Dopo qualche secondo anche Aaa alzò il braccio curvo ed esile, compiacendosi di non essere stato il primo e sperando di incoraggiare altri. Lo seguì subito Cauaio Pim di Venere alzando la mano dalla pelle scura e poi anche Skrydd della Cintura sollevò il suo salsicciotto quasi privo di ossa, aiutandosi con il meccanismo incluso nel bracciolo della sua poltrona antigravitaria.

Era la parità. Se così fosse rimasto, la richiesta sarebbe stata bocciata e molte delle Colonie di frontiera sarebbero presto rimaste a corto di materie prime. Aaa guardò con simulata calma i visi dei colleghi rimanenti: nessuno sembrava volersi muovere. Poi, con aria incerta, quasi esitante, il rappresentante della Luna, alzò la mano.

"Noi siamo troppo vicini a loro" disse quasi per scusarsi "Non reggeremmo una rappresaglia."

"Dunque é deciso" disse Aaa celando a malapena un sospiro di sollievo "un rappresentante della Terra parteciperà al Campionato Interplanetario di Cucina Molecolare."

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