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G O L D ;

Canzone per il capitolo: Sombody told me, the killers.

ENJOY.

"Amore... vai tu?" Sentii bussare in modo prepotente alla porta e la voce dolce di Ashton fece capolineo dalla porta bianca socchiusa del bagno.

Da poco avevo sentito il rumore scrosciante della doccia cessare, così presumetti che il riccio si stesse vestendo. Avevo resistito all'immagine del lieve tepore del vapore sulle porte scorrvoli della doccia ed alle labbra del riccio su di me a malapena, decidendo, finalmente, di ripassare qualcosina per l'esame che avrei avuto il mese successivo.

Chiusi la biro con il cappuccio nero, che tenevo stretto tra i denti, e la appoggiai delicatamente al tavolo della cucina. Un bruttissimo vizio che non credo avrei mai perso.

C'era chi si mangiava le unghie, chi picchiettava la mano sulla coscia a ritmo e chi, invece, come me, masticava il termine delle biro e delle matite.

V'erano libri ovunque, tutti sparpagliati sul tavolo della cucina. Mi augurai fosse solo la vicina che cercasse del latte o dello zucchero, e non qualche ospite inatteso che il mio bellissimo ragazzo mi aveva omesso. Preferivo non farmi sorprendere con la casa in disordine, proprio come mia madre.

La sua casa era sempre splendente e talmente pulita da poter permettersi di mangiare direttamente dal pavimento del bagno. Una cosa sensazionale, ma altrettanto faticosa, soprattutto da quando io avevo una casa tutta mia da curare e non potevo più aiutarla a spolverare con la musica dei Jonas Brothers che rimbombava nella vecchia console. Avevo maturato una specie di ossessione insana per Nick, trovavo fosse assolutamente sexy.

"Arrivo!" Parlai correndo a piedi nudi verso l'ingresso afferrando le chiavi con un portachiavi a forma di palla da biliardo attaccato, dando due mandate alla serratura che fece due scatti secchi e sofferti.

Aprii lentamente la porta tamburellando contro la maniglia e sbirciando all'esterno. Istantaneamente un ciuffo biondo apparve dietro di essa. Avrei riconosciuto ovunque quegli occhi lucenti e quel sorriso furbo stampato sulle labbra rosee screpolate dal continuo tormentarle e bagnarle con la lingua.

Era cambiato molto in quegli anni, dovevo ammetterlo, ma era pur sempre Luke. La barba bionda gli contornava il volto asciutto e un ciuffo lungo gli ricadeva sulla fronde leggermente pallida, le labbra sfoggiavano un piccolo segno sulla sinistra, dove si notava una cicatrice che gli tagliava il labbro e scendeva per un paio di centimetri. All'orecchio sinistro aveva un piccolo brillantino, e tra le due narici troneggiava un anellino nero.

Nascosi la mia espressione sbigottita dietro ad un urlo: "ASHTON!" Tuonai accigliandomi verso l'ospite.

"Ciao meraviglia, da quanto tempo non vedo il tuo bel culetto dalle parti di Jack?" Esordì il ragazzo facendosi spazio nell'uscio di casa senza essere invitato e lasciandomi una piccola carezza sullo zigomo, come un adulto farebbe ad un bambino piccolo.

"Da quando hanno smesso di masticarmi il cibo per agevolarmi, Luke. Ma a quanto pare a te non é ancora successo." Ringhiai aggrottando le sopracciglia, guardandolo in cagnesco ed incendiandolo con lo sguardo. Ero sicura lo avrei picchiato se avesse ancora utilizzato quel tono da presuntuoso con me.

Mi aveva sempre infastidito: partendo da quel suo comportamento da sbruffone e terminando con quel suo modo di mettere i piedi in testa alla gente, ma la lista delle cose che detestavo di lui era veramente lunga.

Fortunatamente possedevo un folto vocabolario di insulti velati che avrei potuto utilizzare in casi come questi.

"E tu? Sfrattato da tuo fratello... pensavo avessi messo la testa a posto, piccolo." Lo rimbeccai nuovamente sorridendo sorniona e appoggiando una mano sul fianco mentre mi appoggiavo allo stipite della porta della cucina affacciata sull'ingresso. "Cos'é, ti hanno beccato nascondere dell'erba sotto al materasso?!"

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