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G O L D ;

Canzone per il capitolo: Crying lightning, degli Arctic Monkeys.

ENJOY.

Non ha un cazzo di senso.

Pensai giocherellando con i noodles ormai freddi all'interno del mio piatto bianco e ancora fastidiosamente pieno.
Non ero mai stata una mangiona, certo, ma di sicuro non saltavo la cena per delle stupide fisse a proposito della mia linea. Dopotutto la percezione della fisicità é solamente un carattere soggettivo, non esiste un fisico oggettivamente brutto.

Ovviamente ero fiera della mia forma fisica. Potevo tranquillamente essere sincera: l'unico sport che avessi mai fatto in tutta la mia vita era camminare, ero una vera frana in tutto; di conseguenza, la mia pancia appena pronunciata, era tutta merito del mio metabolismo da adolescente e della mia dieta equilibrata.

Quando ero nell'ottavo grado mi divertivo a pensare a come sarebbe stato se fossi stata una chearleader, si... insomma... come sarebbe stato avere gli occhi della folla puntati sulla propria figura coperta da appena un paio di scarsi pezzi di stoffa, mentre si compivano acrobazie in aria; proprio io che avevo il terrore di mostrarmi in costume in piscina, proprio io che provavo vergogna a spogliarmi davanti a mia madre, proprio io, poi.

Avrei voluto sapere come ci si sentiva ad essere la numero uno, per una volta. Avere qualcosa per cui eccellere e impegnarmi con tutta mé stessa, come se la mia vita dipendesse unicamente da quello.

Sarei sicuramente stata un disastro, non sapevo ballare, non avevo un bel temperamento solare e neanche la carnagione adatta. Alle partite di football sarei morta di freddo, stretta in appena una tutina di tessuto sintetico, con lo stomaco all'aria.

"Non ti vanno?" Chiese il biondo inboccando ancora una forchettata di pasta e masticando vistosamente a bocca semi aperta.
Non avrei mai pensato di doverlo ammettere, ma avevo voglia di toccare i suoi capelli biondi: davano la sensazione di essere morbidi e setosi, puliti, quella mezza lunghezza che é perfetta da stringere tra le dita ed attorcigliare leggermente. Non assomigliavano per niente a quelli boccolosi e più lunghi di Ashton. I capelli del mio ragazzo erano tutt'altro che semplici da gestire, e spesso mi si annodavano tra le mani quando, in preda alla foga, mi facevo assalire da passioni folli ed estranee al mio temperamento quieto.

Lo sguardo scese verso il leggero strato di barba biondiccia e disordinata. Quella barba ti parlava - si, lo faceva- e ti diceva con voce suadente e tono grave: "sono rude, toccami".

Devo ammettere che la versione silenziosa del cattivo ragazzo-Luke fosse veramente apprezzabile. Mi preoccupai del fatto che mantenesse questo suo religioso silenzio intervallato da qualche domanda cortese quale: "mi... -umh- passeresti il sale?", e che potesse, così facendo, distruggere il mio equilibrio biologico ideato e brevettato in lunghi anni di rapporto di coppia.

Il famosissimo metodo de: 'il mio é meglio'.

Da Dicembre in tutte le librerie ed i supermarket più forniti.

Ad ogni boccone il suo pomo d'adamo scorreva su e giù per la gola in modo elegante e fine.

Era stata l'unica cosa che ero riuscita a fissare per tutta la cena. Mi mancava il coraggio per puntare con lo sguardo il capo del riccio, chino sui suoi involtini primavera mentre sbocconcellava appena un pezzo di carota. Gli lasciavo qualche breve e fugace occhiata, con la speranza che, presto, avrebbe ignorato la mia titubanza e si sarebbe buttato a capofitto nel rimorso, decidendo di scusarsi apertamente.

Odiavo quel suo stupido orgoglio maschile, rovinava sempre tutto!

Mi mancava la sua voce ed il suo corpo a contatto con il mio, peccato fosse appena da un paio d'ore che avevo smesso di parlargli. Una tragedia di termini epici, se proprio non vogliamo sfociare nel catastrofico.

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