... UN'ALTRA NOTTE ...

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Quando Pheeb e Bonnie se ne furono andati, rimasi per un attimo incredulo.

Tutta la storia appariva come un'accozzaglia di mitologia e assurdità.

L'unica cosa che contasse era che bisognava liberare Elena.


IO dovevo liberare Elena

Era notte fonda, ma non avevo nessuna voglia di dormire anche se mi sentivo sfinito.

Non avevo la lucidità di analizzare le pergamene che mi aveva lasciato Bonnie o di leggere i diari di Elena.

Un'altra notte ...

Decisi di farmi una doccia per togliermi la sensazione d'impotenza che mi stava attanagliando: e se non ce l'avessi fatta?

Salii in camera mia e gettai le scarpe in mezzo alla stanza.

Un'altra notte ...

Venticinque anni ...9125 notti ... altrettanti anelli d'acciaio di una catena che mi aveva da sempre tenuto legato a questo posto maledetto, ad una donna mai completamente mia.

Ogni ora di quelle notti era sale sulle ferite del mio cuore che cercavo di lavare con l'alcool, il sangue, l'odore di altre donne ... inutilmente.

Affondavo le mie labbra in un bicchiere, i miei denti nelle vene di un collo estraneo, il mio corpo tra cosce sconosciute ma ... nulla,solo il senso di nausea il giorno dopo e un altro anello alla catena, un altro giro di filo spinato attorno al mio cuore. Vagavo come un cane randagio, preso a calci dalla vita, ignorato dall'amore; cercavo la pace nell'oblio che cancellava quel tempo vuoto dalla mia memoria, lasciando solo il sapore amaro dell'inutilità di un'esistenza votata al nulla per non sentire più nulla.

E dopo tutte quelle notti di piombo ... quei giorni di sonno ... eccomi di nuovo al punto di partenza, come se non fossi mai partito, come se quel tempo non fosse mai passato.

Sarebbe stata quella la prima notte senza buio?

Guardai il vapore offuscare il vetro della doccia e mi spogliai senza guardarmi allo specchio.

Lasciai che l'acqua scivolasse sul mio corpo nudo. Gocce calde come dita leggere risvegliarono la mia pelle.

Chiusi gli occhi e il suo volto si stagliò sull'interno delle mie palpebre abbassate: sorrideva imbarazzata ... un invito sottinteso ... negli occhi la luce del desiderio ... sulle labbra dolci promesse.

Immaginai il suo corpo mai visto, lo immaginai svestito e bagnato accanto a me sotto quella lieve cascata d'acqua.

Il mio corpo reagì.

Appoggiai le spalle al muro, lasciando scorrere le mie mani lungo il torace, sul contorno dei miei addominali, immaginando altre mani ... altre labbra.

Di colpo aprii gli occhi e, come sempre, mi ritrovai solo, con una mano appoggiata sul basso ventre.

La frustrazione arrivò a limiti intollerabili: la follia mi prese e cominciai ad urlare il suo nome, ma nemmeno l'eco della mia voce mi rispose.

All'improvviso, dal profondo del pozzo in cui giacevano, affondate nell'acqua stagnante, le mie antiche emozioni risalirono scaraventandosi sulla mia carne come gocce di acido a corrodere mia pelle insoddisfatta.

Mi appoggiai contro il vetro appannato e sferrai un pugno contro il fantasma che mi aveva ammaliato.

Dio come la volevo ... lì ... in quel momento.

Per un attimo il mio sangue colò insieme all'acqua: lo guardai scivolare nello scarico insieme alla mia rabbia.

L'urlo divenne un ringhio, il ringhio un sospiro.

THE VAMPIRE DIARIES l'INFERNO DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora