1. I Fratelli Thompson

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Roseville
Minnesota, USA

«Io vado!» urlai mentre uscivo di casa, senza attendere la risposta di nessuno, e subito la fredda aria di metà Dicembre si intrufolò nella pesante giacca che indossavo, penetrandomi fin dentro le ossa.

Non importava quanto pesante io
mi vestissi, con un tempo così, avrei sempre avuto freddo. Credo che pure se avessi indossato una pelliccia di quelle che fanno solo nella più remota Alaska, mi sarei congelata.

Mi sistemai meglio il cappellino di lana, che sebbene mi facesse pizzicare le orecchie, non potevo proprio farne a meno in giornate come quella.

Ovvero quasi sempre, Roseville non era conosciuta di certo per il suo clima tropicale.

No. Mi correggo. Roseville non era conosciuta e basta. Andiamo, chi si andrebbe ad interessare di uno sputacchio di neve e qualche abitante nel Minnesota?

Quell'inverno poi, conobbe diverse tempeste di neve che mandarono completamente in tilt la città, le cui strade rimasero coperte per giorni da metri e metri di candida neve.

A guardarla così, un'infinita e perfetta distesa di bianco, sembrava quasi vagamente malvagia.

Mentre percorrevo velocemente le strade quasi deserte, faticando a camminare poiché ad ogni passo sprofondavo fino al ginocchio nella neve, pregai che Addie fosse già pronta per andare.

L'unica cosa che volevo in quel momento era salire in macchina per raggiungere gli altri da Pauline -il locale dove eravamo soliti rintanarci-, al riparo dal gelo.

Controvoglia sfilai la mano dalla tasca, per aprire il più rapidamente possibile il piccolo cancello che immetteva nel vialetto di Casa Thompson. Al contatto con il ferro gelido e umido, rabbrividii.

Perché non mi decidevo a comprare un paio di maledetti guanti?

Raggiunsi il piccolo porticato, e suonai il campanello.

Aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi, mi strinsi nella giacca, dondolandomi impaziente sui talloni.

Non mi sentivo più la punta del naso.
E nemmeno le dita dei piedi.

Non ero sicura fosse un buon segno.

Stavo entrando in quella fase di pre-congelamento che ti manda in agonia.
Aiuto, non volevo mica morire così giovane!

Dopo qualche minuto, suonai ancora. Avanti, Addie..

Finalmente, dopo quelle che a me parvero infinite ore, la mia amica si decise a farmi entrare.

«Alla buon'ora, stavo diventando un pupazzo di neve là fuori!» l'ho rimproverata gesticolando al mio solito, appendendo il cappotto sull'apposito appendi abiti, accanto alla porta d'ingresso. Lo sbalzo di temperatura tra il dentro e il fuori mi mandò una scossa di brividi per tutta la spina dorsale. Ah, amato calduccio.

Casa di Addie aveva quel non so che di orientale, completamente in contrapposizione con gli ambienti freddi e spogli di Roseville, che la rendevano accogliente e in qualche modo familiare. Come se quella fosse la casa dove hai sempre abitato.

«Allora saresti stata il più bel pupazzo di neve di tutti i tempi!»

Incontrando il mio sguardo omicida, fece una smorfia dispiaciuta. «Scusa, stavo sotto la doccia!» disse, cambiando tono.

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