5. Pancakes e canzoni

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Mi portai una mano al petto, spaventata, gesto che lo fece ridacchiare.

"Certo che eri un ragazzino molto dolce", dissi ironica, anzichè rispondere alla sua domanda.

Lui si avvicinò, per osservare la foto a cui mi stavo riferendo. Il suo volto si aprì in un ghigno divertito, probabilmente stava ricordando quel momento.

Menomale che almeno uno di noi due si stava divertendo, nella foto. Chissà chi.

"Me lo ricordo quel giorno," iniziò , "e mi ricordo anche che il prendererti a calci era uno dei miei hobby preferiti."

Alzai un sopracciglio. "Pensa un po' come stavi messo."

Gabriel non rispose, ma restò semplicemente lì in piedi, di fronte alla fotografia, con le mani nella felpa e la testa leggermente inclinata da un lato.

Poi d'un tratto si voltò, scrutandomi a fondo, come se si fosse appena reso conto che io ero lì. "Sbaglio o dovevi venire all'incirca fra..." consultò l'orologio che portava sempre al polso, "..Tre ore?"

Tentennai, sedendomi sul suo letto a gambe incrociate."Beh, sì, ma c'è stato un piccolo imprevisto." dissi rimamendo sul vago. Non credo gli interessasse granchè della mia disavventura con i McCarren.

Ma siccome, ancora una volta, non disse nulla, decisi di riferirgliela ugualmente.

"In poche parole ai miei vicini di casa piace iniziare a trapanare le loro pareti alle sei di mattina, e non mi
hanno nemmeno portato la colazione. Assurdo. Ed è ancora più assurdo il fatto che il nostro frigo fosse completamente vuoto. Comunque, non sapendo che fare sono venuta qua, ma quella traditrice di tua sorella a quanto pare non apprezza la mia
compagnia e mi ha sbattuta fuori dalla sua stanza." riferii tutto d'un fiato, sembravo quasi Addie, quando iniziava a parlare come un treno.

"E quindi hai ben pensato di venire a scassare le palle a me." constatò, ma dal tono quasi ironico che utilizzò, capii che non gli dava poi così fastidio come voleva dare a vedere.

Sorrisi innocentemente, dondolando avanti ed indietro con il bacino, come una bambina di sette anni. "Esatto."

Lui sospirò, mentre appendeva la felpa su un apposito gancio. "Come sono fortunato."

"Io direi di iniziare subito, già che ci siamo, così finiamo prima e ce lo leviamo di torno." dissi riferendomi al progetto di Storia. Mi alzai dal letto per raggiungere la borsa, da cui tirai fuori gli appunti e il computer.

Gabriel si grattò il collo, stropicciando gli occhi, come faceva spesso. Poi annuì. "Sì, va bene. Tu prepara le cose, che nel frattempo vado a lavarmi." E detto questo, sparì nel bagno.

Feci in tempo ad accendere il portatile, che la sua testa fece capolino da dietro la porta.

Lo guardai interrogativa. Che si fosse già lavato era impossibile, insomma, erano passati a malapena trenta secondi.

"Che c'è?" domandai, dal momento che lui non proferiva parola.

Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito dopo, scuotendo la testa. "Niente." disse solo, sparendo di nuovo.

Tutto regolare.

Mi rimisi nuovamente davanti al computer, aprendo una nuova pagina Word. Poi iniziai a rileggermi gli appunti dal quaderno, che avremmo integrato con la ricerca su Internet, e magari se lui ne aveva anche su qualche libro di storia o enciclopedia.

Mi segnai le cose piú importanti, e scartai altre superflue. Mi venne in mente di cercare anche il quaderno di Gabriel per avere un quadro più completo, ma poi mi dissi che sarebbe stato alquanto inutile.

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