Uscii da casa Thompson non di grandissimo umore, quella frase di Gabriel mi aveva in un certo senso infastidita e non sapevo nemmeno il perchè. Inoltre, il vento gelido che tirava fuori non aiutava a migliorare la situazione.
Addie mi aveva chiesto di rimanere da lei a vedere un film, ma non ne avevo molta voglia e lavorare al progetto mi aveva fatta stancare. Inoltre, più tardi mi sarei dovuta vedere con mia zia da Starbucks, l'unico che avevamo in città.
Per le strade non volava una mosca, d'altronde era l'ora di pranzo. A volte, specialmente di sera, mi metteva inquietudine camminare da sola per quelle stradine, non facevo altro che guardarmi intorno, per paura di essere inseguita da qualcuno. Da chi, poi? Credo che la maggior parte dei serial killer nemmeno fosse a conoscenza dell'esistenza di Roseville, ma -come si suol dire- la prudenza non è mai troppa, e l' ansia nemmeno. Quasi rischiai di scivolare su una lastra di ghiaccio che si era formata sul marciapiede, quando mi squillò il telefono.
Frugai nella borsa, ma il cellulare sembrava essersi volatizzato. Così come tutte le altre in cui ne avevo bisogno. Quando riuscii ad afferrarlo, controllai il mittente, ma non feci in tempo a portarmi il telefono all'orecchio che questo smise di suonare.
Era Seth, e non volendo fare il tragitto da sola, lo richiamai. Oltretutto, fra la scuola e tutti gli altri impegni, era da un po' che non trovavamo del tempo libero per chiaccherare.
Rispose dopo pochi squilli, e dalla voce affannata sembrava avesse appena corso una maratona. "Amb!" esclamò.
"Che hai fatto? Stai respirando come se ti mancasse un polmone." scherzai.
"Tu ci scherzi, ma io qua ho appena fatto per ben due volte su e giù per le scale, dato che mia madre prima mi chiama ordinandomi di scendere più in fretta possibile, nemmeno stesse andando a fuoco casa, e poi si dimentica di cosa voleva dirmi." si lamentò, e potevo immaginarmi alla perfezione la sua espressione in quel momento. Sopracciglia aggrottate, fronte corrucciata, bocca semi aperta, guance arrossate. Tipica posa che assumeva ogni qualvolta fosse contrariato, o stanco.
Scoppiai a ridere, e subito me ne pentii. Il freddo aveva fatto seccare le mie labbra, che aprendo di scatto la bocca si spaccarono, lasciando piccoli taglietti. Succhiai via il sangue, facendo una smorfia per il saporaccio.
"La tua atleticità mi stupisce sempre di più. Tu stai in queste condizionj dopo due rampe di scale? Fattelo dire, stai messo maluccio." dissi poi.
"Giuro che prima o poi mi iscrivo ad una palestra!"
"Questa frase l'ho già sentita...Vediamo un po', la dici piú o meno ogni due settimane!"
Lo sentii sbuffare. "Che ne dici di cambiare argomento, eh? Piuttosto, ti volevo chiedere, sai già con chi andrai al Ballo d'Inverno?"
Dai rumori che seguirono ipotizzai che si fosse buttato sul letto. Aveva fatto ben venti scalini, come biasimarlo. La cosa che mi faceva arrabbiare, era che nonostante non favesse nulla dalla mattina alla sera, aveva un fisico invidiabile. Grazie Madre Natura, per avermi donato un metabolismo di una lentezza record.
"Ballo? Dio, me ne ero quasi scordata! Tra quanto è, due settimane? Probabilmente andrò con Addie, se non mi darà buca come l'anno scorso. Con quel Bob, poi! Se ci ripenso mi risalgono i conati di vomito. O sennò con te, no? Tanto non vai con nessuna."
"Grazie per la fiducia, Amber. E se ti dicessi che io invece, quest'anno, andrò con una ragazza?"
Strabuzzai gli occhi per la sorpresa. "Sul serio? Con chi!" mi scappò un sorriso, non lo avevo mai visto in comoagnia di una ragazza che non fossi io o Addie.
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Uncover
Romansa[...] "E ti giuro, mi fai incazzare come non lo ho mai fatto nessuna, mi fai uscire di testa, ma allo stesso tempo riesci a non farmi mai stancare di te e delle tue litigate, delle tue fastidiose manie. Non so come fai, sul serio, ma in qualche mod...