Capitolo 5

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Quella sera una serie di eventi impedì a Daniel di andare al club.
Innanzitutto il cuoco insistette per cucinare una cena luculliana. In secondo luogo non soltanto le sue sorelle erano molto più spigliate di qualche settimana prima, ma lui era incuriosito dal loro entusiasmo per la prossima spedizione in Oxford Street.
Fu stupito dal comportamento del signor Pettigrew. All'inizio, quando una signorina incrociava il suo sguardo, il segretario si era limitato a sorridere timidamente, ma con il progredire della serata era diventato sempre più loquace. Daniel non aveva stentato a cogliere un rapporto fra la sua loquacità e il vino; così, ogni volta che il bicchiere rimaneva vuoto, Daniel faceva segno a Bettleworth di riempirlo nuovamente. Il signor Pettigrew sembrava conoscere una quantità inesauribile di aneddoti sulla società londinese e Daniel era sicuro che le sue sorelle si divertissero ad ascoltarlo. In ogni caso preferiva che fosse il segretario a parlare, perché lui temeva di annoiarle.
- Oxford Street vi piacerà - assicurò il signor Pettigrew - Ci sono due chilometri di negozi. I marciapiedi sono così larghi che sei persone possono passeggiare affiancate. E sapete una cosa? La via è così ben illuminata che la gente può guardare le vetrine anche alle undici di sera.
Aspettò l'appropriato coro di esclamazioni di sorpresa poi procedette a descrivere i negozi che si aspettavano di vedere, senza trascurare le profumerie, le drogherie, i commerci di tè e caffè, le librerie e le gioiellerie.
- Molto tempo fa erano dimore signorili, ma oggi i commercianti abitano sopra i negozi.
- Come madame Lautrec? - domandò Georgette.
- Proprio così, e i negozi si estendono nelle vie adiacenti, fino a Bond Street.
- E a Piccadilly - saltò su Mary, poi si morsicò il labbro mentre Winifred le lanciava un'occhiata ammonitrice.
Non dovevano far sapere che avevano le mappe di mamma Gilliane.
- Non è affollata come lo Strand - osservò subito Rebecca per coprire la gaffe di Mary, che non avrebbe dovuto conoscere la città.
Winifred rimase in silenzio perché guardava lord Chantry, notando che un ricciolo sulla destra insisteva a ricadergli sulla fronte. Gli dava un aspetto un pò meno formale e lei lo preferiva di gran lunga in quel modo, ma il Conte si accorse che lei lo guardava e si ravviò subito i capelli.
Lei si affrettò a distogliere lo sguardo e si unì alla conversazione.
- A proposito, mi piacerebbe visitare lo zoo della Torre.
Un segnale d'allarme squillò nella mente di Daniel. Mentre guardava la sua bella sorellina, si sentì vagamente inquieto e non riuscì a capirne il motivo. Forse perché appariva assai cambiata, dopo il loro primo incontro. Non era apparsa affatto intimidita dalla signora Vervaine, una donna che riusciva a mettere in soggezione perfino Daniel. E aveva notato un altro particolare:quando si accorgeva che lui la stava guardando, Lady Winifred assumeva un'espressione impenetrabile e si affrettava a distogliere lo sguardo. Sembrava quasi che avesse qualcosa da nascondere, ma forse lui la sospettava a torto. In fin dei conti nessuna signorina sarebbe riuscita a sfuggire alla ferrea sorveglianza della signora Vervaine.
Si appoggiò allo schienale e osservò a turno tutte le commensali. Se non avesse tenuto il bicchiere, si sarebbe sfregato le mani. La sua campagna stava procedendo secondo i piani. A parte la delusione per la scoperta che non potevano essere presentate a corte, continuando di quel passo la metamorfosi sarebbe stata completa. Otto ragazze di campagna si stavano trasformando in otto splendide signorine di città.
Daniel era felice di aver invitato a cena il signor Pettigrew. Quell'uomo era una miniera d'informazioni. Il tempo passò quasi all'insaputa di Daniel ed erano già le dieci quando riuscì a salire nel suo appartamento. Mentre Tilbury gli porgeva il cappotto e il cappello, bussarono alla porta.
- La signora Vervaine m'incarica di ricordare a Sua Signoria che ha detto
che l'avrebbe ricevuta nel suo studio prima di uscire - disse il maggiordomo quando il valletto ebbe aperto.
- Ho detto questo, Beetleworth?
- Non esattamente, milord. Ma la signora Vervaine ne ha parlato e lei ha annuito.
- Sei sicuro che io non abbia scosso la testa?
- Sicurissimo, milord. Ha indubbiamente annuito.
- Al diavolo! In futuro dovrò stare attento ai miei movimenti, allora.
- Devo dire alla signora Vervaine che la riceverà un'altra volta, milord? - chiese il maggiordomo. - No, dille che arrivo subito - rispose il Conte - Porta con te il mio cappello e il mio cappotto. Ascolterò quello che vuole dirmi e uscire direttamente, Tilbury, tu mi aspetterai nell'appartamento di Albany.
La signora Vervaine attendeva in mezzo allo studio con il suo armamentario di chiavi, catenelle e altre armi domestiche. Fissava Beetleworth che sembrava inchiodato sulla soglia, troppo spaventato per muoversi dopo aver riferito il messaggio del Conte.
All'ingresso di Daniel, la governante accennò una riverenza.
- Le ho detto che domani porterò le signorine a fare acquisti, lord Chantry.
- Si, signora Vervaine. Mi sembrano molto eccitate.
- Ma come posso pagare gli acquisti? Non ho ricevuto nessuna istruzione in proposito.
- Dica ai negozianti che ogni conto sarà a carico del Conte di Chantry e faccia consegnare gli acquisti al mio indirizzo.
- Non mi conoscono e non conoscono le signorine. E lei ha detto che non vuole far sapere in giro che si appresta a introdurre le signorine in società. Non sono invisibili, lord Chantry.
- Non dica che le ragazze sono mie sorelle. Tutto qui. Semplice, no?
- Chi devo dire che sono, allora? Il suo harem? Pensi allo scandalo! Bel debutto che farebbero quelle povere signorine.
Santo cielo! Daniel non aveva previsto le conseguenze.
- Beetleworth, vá a chiamare il signor Pettigrew - ingiunse.- Credo che sia in biblioteca, milord. A quest'ora va sempre a scegliere un libro.
- Allora mandamelo immediatamente e chiama anche Williams. Questo problema merita una riunione.
Dieci minuti dopo, quando lo stato maggiore di Terrace Palace si fu riunito nello studio, Daniel illustrò il problema da risolvere. Si decise che l'amministratore avrebbe dato alla signora Vervaine del denaro liquido, prelevandolo dai fondi per la casa. Ovviamente lei dovette ricordare al Conte che, moltiplicata per otto, la somma sarebbe stata assai sostanziosa. Una piccola fortuna, gli fece notare.
Poi Daniel disse a Beetleworth che sarebbe occorsa un'altra carrozza. Un valletto doveva accompagnare la signora Vervaine, gli altri due avrebbero caricato gli acquisti sulle carrozze. I cocchieri dovevano restare a cassetta per sorvegliare i pacchi. E soprattutto non dovevano affidare i cavalli ai monelli che si offrivano di sorvegliarli per guadagnare qualche moneta.
- E se le signorine volessero un pò di denaro da spendere a loro piacere, lord Chantry? Devo accontentarle?
Perché no? Pensò Daniel. Così le sue sorelle avrebbero apprezzato la sua generosità. Ma la governante non era d'accordo.
- Non posso sperperare il denaro, lord Chantry, se devo pagare gli acquisti - sottolineò.
- Certamente no, signora Vervaine convenne Daniel.
- Ogni ragazza avrà i suoi spiccioli. Williams, provvedi a dare una piccola somma a ciascuna delle mie sorelle.
- Quanto, milord?
Daniel guardò il signor Pettigrew, ma il segretario non seppe che cosa rispondere. La signora Vervaine si lamentò con lord Chantry che era già tardi e che non avrebbe dormito abbastanza se non si fosse coricata al più presto.
Finalmente Daniel disse che le avrebbe lasciato stabilire la cifra e augurò a tutti la buona notte. Quando era già sul punto di uscire, decise che era troppo tardi per andare club.
- Torno ad Albany, Beetleworth, ma non ordinare la carrozza. Andrò nella scuderia a ordinarla io stesso. Da tre giorni non vedo Prezioso e voglio assicurarmi che quel bandito stia rigando diritto.

Seduta sul pavimento del pianerottolo, Winifred sbirciava nell'atrio. Poiché erano salite in camera più tardi del solito, quella sera le ragazze non avrebbero esplorato la casa. Così lei aveva deciso di scendere in biblioteca per prendere un libro. Dal corridoio veniva un brusio di voci e Winifred si chiese chi si fosse attardato al pianterreno. Chiunque fosse, lei avrebbe dovuto aspettare che se ne fosse andato, perché non voleva farsi vedere con una semplice camicia da notte sotto il mantello.
La signora Vervaine attraversò l'atrio e sparì in un corridoio. I valletti si diressero verso i loro alloggi, il signor Pettigrew salì le scale per ritirarsi nel suo appartamento. Quanto a lord Chantry, si diresse verso la parte posteriore della casa. Chiedendosi dove andasse, Winifred attraversò il pianerottolo e si accostò a una finestra che dava sul cortile. Vide il Conte uscire da una portafinestra, attraversare il cortile e dirigersi verso le scuderie. Le lunghe giornate di prove dalla sarta avevano lasciato alle ragazze poco tempo per esplorare il giardino e le stalle. Winifred era curiosa come le altre di sapere quanti cavalli vi fossero a Terrace Palace.
Scese impulsivamente i gradini e uscì all'aperto, poi si tirò il cappuccio sulla testa e corse silenziosamente da un cespuglio all'altro. Sbirciò nell'edificio in cui era entrato lord Chantry, quindi sgusciò nell'interno. Le lanterne a gas irradiavano una tenue luce giallognola. Il Conte stava parlando con qualcuno in fondo alla stalla. Winifred tese l'orecchio e finalmente distinse le parole:
- Prezioso! Vieni qui!
Un lieve nitrito fu seguito da tonfi di zoccoli.
- Sei disobbediente, lo sai? Ero venuto per portarti a spasso, ma adesso non so se devo accontentarti.
Winifred si portò una mano alla bocca. Oh, santo cielo! Prezioso? Quel rigido ufficiale aveva chiamato il suo cavallo Prezioso? Era mai possibile che i suoi modi militareschi nascondessero un cuore tenero? Winifred non ebbe tempo di considerare quella straordinaria possibilità, perché il Conte aveva aperto il cancelletto del box e stava conducendo fuori il cavallo.
- Allora credi di meritare una passeggiata? - domandò lord Chantry come se l'animale potesse veramente capire le sue parole.
Evidentemente Prezioso riteneva di si, perché Winifred lo sentì nitrire sommessamente. Che il cielo l'aiutasse! Stavano venendo dalla sua parte e lei non sapeva dove nascondersi.
Si affrettò a inginocchiarsi, si tirò il cappuccio sulla testa, poi si raggomitolò a palla, trattenne il fiato e pregò il Cielo di sembrare un sacco d'avena. I tonfi degli zoccoli si avvicinarono... e si fermarono. Un morbido muso le toccò la spalla.
- Prezioso! Lascia stare quel sacco. Mangerai più tardi.
I tonfi continuarono lungo il corridoio e poi si persero all'esterno. Winifred attese ancora un momento, poi si rialzò e corse verso la casa senza nemmeno curarsi di togliersi i fili di paglia dal mantello. Indossò una camicia da notte pulita e si coricò presso Georgette. Le occorse un pò di tempo per calmarsi, perché le sembrava di risentire la voce del Conte che bisbigliava parole dolci a un cavallo di nome Prezioso.
"Oh, nonna! "Pensò costernata, ricordando che nonna Eizel le aveva suggerito di osservare il Conte e prendere nota dei suoi gusti, delle sue abitudini, dei suoi umori. "Lord Chantry è molto diverso da come sembra. Non avrei dovuto osservarlo così attentamente. Mi sono innamorata di lui".
Finalmente affondò la testa nel cuscino e scivolò nel sonno.
Come aveva detto il signor Pettigrew, Oxford Street sembrava interminabile.
- Bisognerà camminare mezz'ora per percorrerla tutta - osservò Margaret - Incredible vero? .
- Purché non ci si fermi a guardare le vetrine - replicò Mary sbirciando dal finestrino - E io voglio vederle tutte.
Avevano lasciato Terrace Palace di buon'ora ma la via era già piena di veicoli e di pedoni. I cocchieri di Durham riuscirono a trovare spazio per parcheggiare le carrozze e le sorelle scesero sul marciapiede accompagnate dalla signora Vervaine.
- Non vorrà portare quell'orribile sacco, spero - disse la governante sbirciando la borsa che Winifred stava tirando giù dalla carrozza.
- Contiene varie cose che potrebbero servirmi - replicò lei, non volendo separarsi dalle mappe della città.
- Fra poco compreremo delle graziose borsette in cui potrà mettere tutto quanto. Compreremo anche dei borsellini per mettere le monete che lord Chantry vi ha dato. Per il momento tenetele avvolte nei fazzoletti.
Winifred si rifiutò di lasciare la borsa. I suoi occhi castani incontrarono quelli turchini della governante.
- Benissimo, allora - si arrese la signora Vervaine distogliendo lo sguardo per prima - Potrà tenere il suo sacco finché avremo comprato le borsette. Venite, signorine, non perdiamo altro tempo.
Condusse le pupille nel primo negozio della lista, un calzolaio. Winifred non avrebbe mai creduto che esistessero così tanti tipi di calzature. C'erano perfino scarpette per bambola, se mai una bimba le avesse voluto uguali alle proprie. Ogni ragazza trovò varie paia di scarpe da accordare con i propri vestiti e la signora Vervaine ordinò di consegnare il tutto a Terrace Palace... ovviamente meno le scarpe che avrebbero calzato subito.
La governante avrebbe voluto che il calzolaio buttasse via le loro vecchie scarpe, ma Winifred gli aveva già detto di darle al valletto.
- Che cosa vuoi fare con quelle orribili scarpe, Winifred? - chiese Georgette in un bisbiglio - Non si possono riparare, sono troppe mal ridotte.
- Winifred ha sempre qualche idea osservò Margaret.
- Davvero? - chiese Mary spalancando gli occhi.
- Bè, i vecchi amici possono sempre servire - mormorò Winifred annuendo gravemente, anche se in realtà non aveva la più pallida idea di quello che avrebbe fatto con le sue vecchie scarpe.
Ma avendo dovuto spaccare il centesimo per tanto tempo, temeva che quella cuccagna non sarebbe durata a lungo. Non era veramente la sorella di lord Chantry. Forse lui lo avrebbe scoperto e le avrebbe ordinato di rendergli tutto quello che le aveva comprato.
- Venite, ragazze - le chiamò Ruth dalla soglia del negozio - La signora Vervaine sta cominciando a spazientirsi.
Andarono in una modisteria, poi in una merceria. Sembrava che la lista non finisse mai.
- Quanto tempo impiegheremo a completare gli acquisti, signora Vervaine? - chiese Winifred ansiosa di sbrigarsi.
- Gli acquisti non si completano mai - rispose la governante - Certe signore impiegano anni per farsi un guardaroba e poi devono ricominciare da capo perché la moda è cambiata. Dovete comprare gli articoli da toeletta... profumi, creme, pomate. Poi bisognerà provvedere ai guanti e ai ventagli. Le vostre cameriere mi hanno informata che non avete gioielli. Ovviamente ci sono i gioielli di famiglia destinati alla prossima Contessa, ma per il momento non so cosa voglia farne lord Chantry. In ogni caso ho la responsabilità di provvedere al resto del vostro guardaroba. Adesso siate così gentili da seguirmi.
Lasciò il negozio con il naso all'aria senza guardarsi ai lati... senza nemmeno accertarsi di essere seguita.
- Come faremo a vedere tutti i posti che vogliamo, se dovremo passare tutta la giornata a fare acquisti? - si lamentò Mary.
- Voglio visitare i musei - dichiarò Margaret - Ma finora abbiamo visto soltanto negozi.
- Mmm - mormorò Winifred meditabonda.
- Mentre eravamo dalla modista, Georgette si è fermata davanti alla vetrina del pasticcere a guardare la piramide di ananas. È entrata mezz'ora dopo e la signora Vervaine non se n'è nemmeno accorta perché Antoinette e Babette stavano correndo da una stanza all'altra cercando di decidere quello che volevano comprare. E quelle tre si assomigliano a tal punto che la signora non riesce a distinguerle.
- Che cosa stai cercando di dire, Winifred?
- Credo che la signora Vervaine stia cominciando a stancarsi. La sera scorsa si è coricata tardi. Adesso che abbiamo comprato le scarpe e i cappelli secondo le indicazioni della lista che le ha dato madame Lautrec, ci lascia ordinare tutto quello che vogliamo e dice ai negozianti di mandarcelo a casa. Se due di noi lasciano il gruppo ed esplorano un pochino la città per conto loro, non dovrebbe accorgersi di niente. Antoinette e Babette vorrebbero visitare il negozio di porcellane che abbiamo oltrepassato.
- E io voglio visitare la bottega dell'orologiaio - proclamò Ruth - E voglio vedere le bambole danzanti nel negozio di giocattoli. - Quanto a me, pensavo di visitare libreria Harchard - dichiarò Winifred.
- Lascia che ti accompagni - la supplicò Margaret - Adoro i libri, lo sai.
- Andiamo, allora - disse Winifred - Basta che qualcuna di noi rimanga a turno con la signora Vervaine.

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