Un quarto d'ora dopo, le figlie del conte di Chantry si schierarono davanti a Daniel a testa china con le mani intrecciate in grembo.
- Rimarrete confinate in casa fino a nuovo ordine. La signora Vervaine sta andando da madame Lautrec per convincerla a trasferirsi a Terrace Palace finché il vostro guardaroba non sarà completato. Nessuna di voi potrà uscire senza la scorta di una persona fidata. Mi sono spiegato?
Le teste rimasero immobili. Non avrebbe voluto essere così severo, ma probabilmente in città si stava già diffondendo la voce che le sorelle del conte di Chantry erano una banda di monellacce. E in tal caso chi avrebbe voluto sposarle?
Mentre si accingeva a congedare le ragazze, Daniel sentì bussare alla porta.
- Si? - chiese.
Williams fece capolino nella stanza e parlò con una strana voce.
- C'è un signore che vorrebbe vederla in privato, milord.
- Digli di darti un messaggio, Williams. Non vedi che sono occupato?
- Credo che dovrebbe riceverlo, milord. È appena arrivato in una carrozza con lo stemma reale ed è accompagnato da due guardie di Sua Maestà la Regina.
Le ragazze spalancarono gli occhi.
Dio santo! Pensò Daniel assalito dal panico. Che cos'altro avevano combinato?
- Mandalo subito qui, Williams, poi cerca il signor Pettigrew. Forse dovrò mettermi in contatto con il mio avvocato.
Ma se Daniel si aspettava qualche nuova seccatura, si sbagliava. Al palazzo reale era arrivata la voce che le figlie del conte di Chantry si trovavano a Londra per debuttare in società. Il defunto Conte era stato amico personale della sovrana e ora Sua Maestà era curiosa di vedere le signorine, disse il messo reale. Così la Regina, ignorando per l'occasione la sua stanchezza e i suoi malanni, avrebbe ricevuto le signorine di lì a sette giorni in udienza privata.
La Regina voleva vedere le figlie del conte di Chantry! Daniel guardò l'invito, poi alzò lo sguardo sulle sue sorelle. Le avrebbe abbracciate dalla prima all'ultima.Daniel fischiettava allegramente quando entrò nella sua stanza.
- Ce l'abbiamo fatta, Tilbury! Riuscirò a mantenere la promessa che ho fatto a mio padre.
Spiegò che le ragazze avrebbero incontrato la Regina.
- Molto bene, milord, ma chi sarà la loro patronessa?
- Come sarebbe a dire? Sono il loro tutore. Le presenterò io.
- Temo che l'etichetta non preveda questo ruolo, milord. Le signorine devono essere presentate da una signora introdotta a corte, possibilmente da una signora che le conosca bene. È una questione di protocollo.
- Ma la Regina stessa ha chiesto di vederle...
- Non cambia niente, milord. Se saranno presentate da una signora introdotta a corte, saranno più quotate in società.
Nel giro di mezz'ora Daniel era passato dalla disperazione all'euforia... e adesso si ritrovava nell'abisso della disperazione.
- Qui a Londra le conosce soltanto la signora Vervaine... e credo che tu non stia pensando a lei.
- No, milord.
- A dire il vero le conosce anche una certa signora Hefflewicker, ma credo che scapperebbe a gambe levate se le proponessi di presentarle. Fra l'altro ho rifiutato l'invito di sua sorella. Purtroppo non conosco nessun'altro.
- Allora che cosa farà, milord?
- Quello che volevo fare stamattina quando mi sono svegliato, Tilbury. Monterò sul cavallo più veloce che riesco a trovare e mi allontanerò il più possibile da Londra.
Quella sera la naturale riluttanza di Daniel a rilevare il suo stato d'animo ricevette il colpo di grazia quando lui bevve il quarto bicchiere di vino. La disperazione per la difficoltà di compiere la sua missione lo indusse a confidare i suoi problemi al suo compagno di quella sera, che per l'occasione era il capitano Oakley.
- Non dirlo a nessuno, Oakley, ma le mie sorelle sono state invitate dalla Regina a un udienza privata.
- Splendido! - esclamò il Capitano - Questo dovrebbe risolvere il tuo problema.
- Invece non risolve un bel niente. Il fatto è che hanno bisogno di una patronessa. Tu ne conosci qualcuna? Io no, purtroppo.
Oakley scosse cupamente la testa. - Temo che la signora che frequento attualmente non sia molto indicata per questo ruolo, Chantry. Ne sono profondamente dispiaciuto.
- Oh, non importa. Non preoccuparti per i miei problemi. Andrò a casa e ci dormirò sopra.
- Permettimi di accompagnarti, amico mio - si offrì Oakley aiutandolo ad alzarsi - Chiamerò un fiacre.
Da quel buon amico che era, mantenne la promessa, ma non sapendo che Daniel preferiva risiedere ad Albany, lo accompagnò a Terrace Palace, poi ripartì verso Covent Garden.
Sembrava che tutti stessero dormendo. Non volendo disturbare la famiglia, Daniel girò attorno al muro di cinta fino a trovare un robusto tralcio di glicine, scalò il muro ed entrò nella villa dalla finestra della biblioteca, come aveva fatto Lady Winifred. Poi salì le scale ed entrò nella sua camera.
Perché Tilbury non era là per aiutarlo a spogliarsi?
- Ho bevuto troppo - borbottò mentre cercava il letto nella stanza buia - E non c'è da meravigliarsi. Ho otto sorelle e mi danno più problemi di ottocento uomini.
Finalmente trovò il letto e si gettò sulla trapunta.
- Domani mattina manderò qualcuno ad Albany per avvisare Tilbury che sono qui - mormorò al cuscino, quindi scivolò in un sonno di piombo.
Il mattino seguente, Daniel fu svegliato da una mano che lo scrollava non troppo gentilmente. Si rigirò, aprì un occhio e vide il volto accigliato del suo valletto.
- Ci ha spaventati, milord - lo rimproverò Tilbury, quindi procedette a riferirgli che una cameriera era venuta a spolverare e lo aveva trovato steso sul letto completamente vestito.
Era corsa gridando dalla signora Vervaine, che aveva chiamato il signor Pettigrew, che a sua volta aveva mandato un valletto ad Albany per informare Tilbury che il suo padrone era comparso a Terrace Palace.
- Dovrebbe smettere di fare la spola, milord - aggiunse Tilbury
- Non sappiamo mai dove si trova. Beetleworth ha detto che un'ora fa sono venuti due valletti in livrea che vorrebbero vederla. Ha detto loro di aspettarla nella biblioteca, ma hanno cominciato a litigare e Beetleworth teme che finiranno per picchiarsi.
Mezz'ora dopo, mentre Daniel finiva di vestirsi, il signor Pettigrew venne a informarlo che i valletti si stavano insultando.
- Santo Cielo! Dammi la vestaglia, Tilbury. Signor Pettigrew, faccia accompagnare quegli uomini nel mio salotto. Andrò in fondo a questa storia e poi, Dio volendo, potremo starcene finalmente in pace.
Il primo valletto, in livrea verde e grigia, disse che rappresentava lady Jersey.
- La regina della società londinese bisbigliò Tilbury all'orecchio del suo padrone.
L'altro in livrea bianca e azzurra, era il valletto di madame de Lieven, la moglie dell'ambasciatore di Russia, già amico personale del defunto lord Chantry. Le signore avevano saputo che al Conte occorreva una patronessa per le sue otto graziose sorelle, ed entrambe si offrivano per quel ruolo.
Quando si alzò, Daniel aveva il capogiro. Ordinò a Bettleworth di riaccompagnare gli uomini nella biblioteca in attesa che lui mandasse la risposta.
In altre parole non sapeva che cosa fare.
Si accasciò in una poltrona davanti al caminetto e si massaggiò stancamente il collo.
- Che cosa posso fare? - mormorò quando i valletti si furono allontanati. - Prima credevo che la società snobbasse le mie sorelle, adesso sembra che le signore facciano a gara per presentarle. Ma se ne accetto una, mi inimicherò di sicuro l'altra.
Tilbury e il signor Pettigrew si scambiarono un'occhiata. Sapevano che il Conte non era nella condizione migliore per prendere una decisione così importante... una decisione che avrebbe potuto mettere in pericolo il futuro delle otto signorine. Stava a loro risolvere il problema. Così, mentre il Conte fissava le fiamme nel caminetto, i due confabularono un momento e trovarono una soluzione. Fu Pettigrew a parlare.
- Tilbury e io siamo giunti alla conclusione che, se lei potesse convincere le due signore a unire le forze e dividere le responsabilità... magari presentando quattro signorine ciascuna... nessuna avrà motivo di offendersi.
Quando il Conte dichiarò che si trattava di un ottimo consiglio, la felicità del valletto fu completa. Daniel disse al signor Pettigrew di accompagnarlo nello studio e gli dettò le lettere per madame Jersey e madame de Lieven, ringraziando le signore per la generosità della loro offerta e invitandole entrambe a visitare le sue sorelle. Quando i valletti tornarono alle rispettive case, Daniel poté soltanto aspettare.
Le risposte giunsero nel giro di un'ora. Lady Jersey e madame de Lieven erano felici della sua richiesta di rappresentare ciascuna quattro sorelle del conte di Chantry. Chiedevano quando avrebbero potuto far visita alle signorine, ma senza attendere la risposta ogni signora annunciava la propria venuta per il pomeriggio seguente. Per fortuna non avevano scelto la stessa ora.
Le patronesse vennero e approvarono; le sorelle del conte di Chantry erano deliziose, i loro vestiti stupendi. Avrebbero sicuramente destato l'invidia del beau monde. Entrambe le signore non mancarono di ammirare, ovviamente in segreto, anche il fratello delle signorine.
Quando le ragazze furono risalite nelle loro camere, Daniel trasse un sospiro di sollievo.
- Grazie al cielo, signor Pettigrew! I nostri problemi sono finiti.
- Ne è proprio sicuro, milord? - chiese il segretario con aria scettica.
- Certamente. Le mie sorelle saranno presentate alla Regina; hanno l'appoggio di due fra le più importanti signore della società londinese, lady Jersey e madame de Lieven; i loro vestiti sono splendidi e ora compariranno da Almack. È come se si fossero già sposate.
Avevano soltanto sei giorni per prepararsi a comparire a corte e madame Lautrec superò se stessa. Non soltanto le sue cucitrici lavorarono giorno e notte, ma la signora Vervaine costrinse ogni domestica della casa a cucire bottoni, perline e merletti. Babette e Antoinette furono felici di contribuire e i vestiti furono pronti con un giorno di anticipo.
Daniel ordinò di pulire e lustrare le due più grandi carrozze dei Durham. Dovette noleggiarne altre due, perché ne occorreva una per trasportare ogni paio di ragazze con le loro ingombranti gonne. Con l'aggiunta delle carrozze di lady Jersey e di madame de Lieven, più la scorta delle Guardie del Re, il corteo costituiva un magnifico spettacolo.
Sua Signoria, il settimo Conte di Chantry, cavalcava fieramente presso le carrozze in groppa al suo stallone grigio. Le sorelle si dichiararono orgogliose di avere quello splendido fratello, ma Winifred provava un sentimento che non si sarebbe potuto definire fraterno. Era sicura che i cuori delle altre non battessero forte come il suo. Daniel era così bello... così fiero... così serio...