II

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Thomas si rigirò sulla coperta, gli occhi aperti fissi sulla parete che aveva di fronte. Minho, sdraiato accanto a lui, gli diede un calcio sul fianco, strappandogli un gemito di dolore. « Porca troia », rantolò Thomas, rotolando di lato. Si ritrovò con la faccia appiccicata alla moquette. La polvere gli solleticò le narici, Thomas chiuse gli occhi e si concentrò per evitare di starnutire; non voleva svegliare Newt e Minho, ancora addormentati, le bocche socchiuse e il respiro pesante.
Thomas si alzò in piedi a fatica. Tutto davanti a lui si fece bianco per un attimo e dovette appoggiarsi alla scrivania ingombra di Minho per non cadere.
Non aveva chiuso occhio. Sentiva la stanchezza come un peso sul cuore: gli schiacciava i polmoni, gli impediva di respirare. Deglutì e si passò una mano sul viso. Lanciò un'occhiata a Minho, sdraiato scompostamente, gambe e braccia divaricate; poi osservò Newt, prono, le braccia infilate sotto il cuscino. Era voltato nella sua direzione, la nuca illuminata da un timido fascio di luce proveniente dalla finestra alle sue spalle. Thomas distolse lo sguardo, a disagio, e uscì dalla stanza.
La casa di Minho sembrava deserta. Erano ancora - Thomas controllò il suo cellulare - le otto del mattino. La pallida luce del sole illuminava l'ampio salotto, definendone a malapena i colori. Winston russava sommessamente, riverso sul divano, un braccio che pendeva fino a sfiorare il pavimento.
Thomas si diresse verso la zona cucina e aprì la dispensa: al suo interno, disposti senza un preciso ordine, c'erano snack pronti, merendine e una busta di patatine al formaggio. Thomas sentì lo stomaco stringersi in una morsa, richiuse lo sportello e si allontanò. Sbuffando, si gettò sul divano accanto a Winston, e si massaggiò le tempie. L'immagine di Newt che con un dito si accarezzava la pelle nuda, adagiato contro il muro della stanza dei genitori di Minho, gli si era attaccata sotto le palpebre: Thomas chiudeva gli occhi e lui era lì, languido, gli occhi lucidi, non consapevole dell'effetto che aveva sul suo migliore amico.
Thomas batté un piede sul pavimento e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione.
Non poteva restare lì.
Quella consapevolezza lo colpì all'improvviso, come un pugno, e lo costrinse ad alzarsi. Si diresse verso la stanza di Minho, raccolse le sue scarpe dal pavimento, se le infilò ai piedi e uscì di casa senza avvertire nessuno.
L'aria fresca del mattino gli solleticò le guance e gli attraversò la stoffa leggera della camicia, facendolo rabbrividire. Thomas si strinse le braccia al petto e continuò a camminare spedito. Le strade erano quasi deserte e Thomas ne fu grato: era in condizioni pietose, si sentiva sporco e confuso, non ci teneva a restare impresso nella memoria di qualche passante come "lo strano tipo con le occhiaie e gli abiti sgualciti incontrato oggi".
Inciampò in una crepa e cadde in avanti, appesantito dal sonno e dalla stanchezza. Si ferì i palmi delle mani e le ginocchia, ma saltò subito in piedi e si guardò intorno: non c'era anima viva. Sospirò e soffiò delicatamente sulla ferita aperta. Bruciava.
« Dannazione! », sbottò. Aumentò l'andatura. Il dolore gli aveva schiarito la mente: non la sentiva più così ovattata, distante da tutto il resto, ma il peso al centro del suo petto non accennava a diminuire, così come la confusione che gli montava dentro come una tempesta.
Thomas si concentrò sul dolore fisico. Diamine, voleva farsi una doccia e chiudere gli occhi per il resto della settimana.

Tre ore dopo, Thomas si gettò sul suo letto, esausto. Era tornato a casa, aveva evitato le domande di sua madre, si era fatto una doccia veloce. Ora voleva solo dormire.
Chiuse gli occhi. Aveva la testa pesante.
Il suo cellulare vibrò. Thomas si sporse per raggiungere il comodino e lesse:

1 NUOVO MESSAGGIO

Da: Newt

Thomas ebbe un tuffo al cuore, ma si limitò a bloccare il cellulare e ad accasciarsi sul cuscino. Si addormentò subito.

Thomas ansima. I brividi lo avvolgono come una seconda pelle, lo accarezzano, lo mordono. Sono sussurri sulle sue braccia, sulla sua schiena e dentro di lui: gli annodano lo stomaco, i polmoni, il basso ventre. Farfalle sottopelle battono le ali a un ritmo frenetico.
Newt non lo guarda. È seduto, il corpo premuto contro il suo petto, le labbra contro il suo collo. Gli lascia baci umidi sulla pelle calda, bollente. Thomas lo sente tremare e vorrebbe stringerlo a sé, ma ha le mani bloccate lungo i fianchi, non riesce a muoversi, non riesce a respirare.
Newt è ovunque, dentro di lui, fuori di lui, sulle pareti della sua stanza, sui vestiti sparsi sul pavimento. Il suo profumo satura l'aria.
Dita, mani, anime che s'intrecciano. I loro corpi sono screziati di sole; ferite di luce si aprono sulla pelle, bruciano, e fa sempre più caldo, il mondo è sempre più confuso, le immagini sempre più sfocate. C'è solo Newt e ci sono le sue mani, c'è il suo tocco e c'è il suo respiro.
Il cuore di Thomas accelera.

Paranoia - NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora