IV

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« È qui la festa? », Teresa gridò per sovrastare il rumore, il ritmico tunz, tunz, tunz! proveniente da casa Bennet. Sulla soglia, Claudia, fasciata in un sexy abito verde smeraldo, si accigliò, sfoggiando una smorfia di finta confusione. « Di che festa parli? », le urlò di rimando, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Si sporse in avanti e cinse Teresa in un fugace abbraccio. Lei le scoccò due rumorosi baci sulle guance. « Auguri, tesoro! » Le sorrise, per poi voltarsi verso Thomas, fermo ad un passo da lei, e indicarlo con un cenno della mano. « Lui è Thomas ».
« Oh, è il tuo ragazzo? » Senza dare a Thomas o a Teresa il tempo di replicare, Claudia tese una mano verso di lui. « Io sono Claudia, piacere! »
Thomas arrossì e la strinse con un sorriso. « Piacere mio e buon compleanno ».
« Grazie! » Claudia si ravviò i capelli biondi con un gesto.
Teresa tese all'amica la busta decorata che stringeva tra le mani. La scritta glitterata Happy Birthday! campeggiava su uno sfondo di piccoli fiori neri, scintillando appena sotto le luci al neon. « Un piccolo pensiero! »
« Oh, non dovevi », trillò Claudia. Scosse appena la busta, poi la riconsegnò a Teresa. « Potresti portarla di sopra? Anzi, salite entrambi e posate borse e qualunque cosa non vogliate scarrozzarvi in giro. Vi consiglio di non lasciare oggetti di valore, soldi o cellulari. C'è così tanta gente! » Indirizzò ai due ragazzi un altro ampio sorriso, chiuse la porta alle loro spalle e indicò una rampa di scale. « Prima porta sulla destra », spiegò, poi sparì tra la folla. Teresa prese Thomas per mano e insieme salirono al piano superiore. Entrarono nella stanza che era stata indicata loro: si trattava di un anonima camera degli ospiti, provvista di un armadio, due comodini e un letto matrimoniale ingombro di scatole e pacchi regalo non ancora scartati.
« Minho e Brenda? », chiese Teresa, sfilandosi il leggero copri-spalle azzurro e semitrasparente. Sotto la luce bianca proveniente dal lampadario sul soffitto, la sua pelle appariva più pallida del solito.
Thomas fece spallucce. « Non lo so. Penso siano già qui ».
Teresa annuì, lo sguardo basso. Si passò una mano tra i capelli scuri. « È strano vederli insieme ».
« In che senso? »
Teresa si strinse nelle spalle. « Non lo so. Un giorno prima erano amici, quello dopo lui le ha chiesto di uscire ».
« Non penso che sia strano », le rispose Thomas. « Secondo me formano una bella coppia ».
« Oh, sicuro ». Teresa gli lanciò un'occhiata di sottecchi. « Non intendevo dire il contrario, solo... non so, erano amici e di solito gli amici restano amici e nulla più ». Terminò la sua frase in un sussurro a malapena udibile, quasi sovrastato dal rumore proveniente dalle casse al piano inferiore, dalle quali la musica si diffondeva in ogni parte della casa e del giardino sul retro. Teresa abbassò lo sguardo e Thomas aggrottò le sopracciglia. Non era sicuro che stesse parlando di Minho e Brenda; non più, almeno. « Non erano proprio amici intimi », disse, titubante. « Nessuno dei due era stato relegato in friendzone ».
Teresa inarcò le sopracciglia sottili e le sue labbra si distesero in un sorriso amaro. « Beati loro, davvero », borbottò, alzando gli occhi al soffitto.
Thomas sorrise. « C'è qualcosa che non so? », le chiese e lei arricciò il naso e si sistemò il vestito già perfetto. Il sangue le era affluito al viso, arrossando le sue guance pallide. « Andiamo a cercare quei due ». Senza aspettare una risposta, Teresa uscì dalla stanza e scese al piano inferiore. Thomas la seguì. Si infilarono nel soggiorno gremito di loro coetanei.
« Vuoi qualcosa da bere? », chiese Teresa all'orecchio di Thomas. Lui annuì e lei gli fece cenno di aspettarla, per poi allontanarsi verso la cucina strapiena.

Erano passati diversi minuti e di Teresa si era persa ogni traccia. Thomas aveva cercato di mettersi a proprio agio e di mescolarsi alla folla, spostando il peso da un piede all'altro, seguendo il ritmo della musica house. Intorno a lui, corpi si agitavano e si contorcevano: era un continuo e frenetico intrecciarsi di braccia, gambe e fianchi ondeggianti. La moltitudine compressa in quello spazio era una creatura viva e selvaggia, che ruggiva note profonde e sudava e rideva. Thomas cominciava a sentirsi un po' fuori posto, senza nessuno con cui parlare o fingere di ballare, muovendosi un po' a caso seguendo la corrente.
« Thomas! » Qualcuno lo afferrò per una spalla. Thomas trasalì. Si voltò e incontrò il volto di Minho, arrossato e imperlato di sudore. « Ti ho inviato più o meno millemila SMS ».
« Quando? » Thomas aggrottò le sopracciglia e si sfilò il cellulare dalla tasca. In effetti, sul display campeggiava la scritta:

Paranoia - NewtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora