Capitolo Quindicesimo

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Il tempo scorreva incessante, apparvero le luminarie di Natale ovunque. Arrivò la neve e mi sembrò strano, non ero abituata alla neve in città. Suonavo molto più spesso a casa, con Kyle andava meglio, molto meglio.

Un giorno entrò a casa con un ombra sul volto, salutò e si chiuse in camera sua, mantenne quell'ombra anche a scuola nei giorni successivi.

- Si può sapere che hai?- gli chiesi io prendendo coraggio, una volta in cui Jack e mamma non c'erano.

- Evelyn mi ha dato palo.- disse semplicemente.

Sollevai le sopracciglia.

- Ha detto che non sono il suo tipo.- Lo disse con voccetta acuta, come per imitare le ragazze, e facendo il segno delle virgolette -E ha anche aggiunto che gli piace un altro.-

- Mazza che stronza.- commentai, non lo pensavo davvero, ma in quel momento mi sfuggì involontariamente.

- A chi lo dici.- affermò.

- Però dai non puoi dire che ti piaceva per il carattere, era pura e mera attrazione fisica!- gli feci notare.

- Forse..- disse lui sorridendo.

Lo guardai con fare ovvio.

- Okay va bene, mi piaceva perché ha un fisico da urlo.- confessò. –Certo che tu non ti puoi fare i fatti tuoi.- disse poi fintamente scocciato.

- Tutto per infastidire il mio coinquilino.- sorrisi io.

Mi scaraventò contro un cuscino in tutta risposta.

Non so se si può definire "magia del Natale" ma anche in famiglia le cose andavano meglio. Mio ritrovavo spesso a parlare con Jack di calcio, la cosa più impensabile, ed era soprattutto molto animata come discussione. Per compensare, Kyle e Jack mi spiegarono le dinamiche del Baseball e del Football, del Basket sapevo già qualcosa. In inverno cominciano i campionati, che ci volete fare.

Era pazzesco, mi sentivo davvero bene. E poi vedevo più spesso i miei amici, la scuola non ci caricava più tanto in vista delle vacanze di Natale.

Avevano montato numerosissime piste di pattinaggio in giro per Manhattan, a Rockefeller Center, a Central Park, e io, Alex, Aksel ed Ethel ci eravamo posti l'obbiettivo di girarli tutti, uno dopo l'altro.

Aksel ed Ethel sembravano più in tinta con il paesaggio, anzi, quasi si mimetizzavano in mezzo alla neve.

- Skills degli islandesi.- le aveva chiamate Aksel.

I due fratelli erano degli assi in pattinaggio di velocità, facevano il giro delle piste in un tempo inimmaginabile.

- Ditemi che siete la progenie di Flash perché non ci posso credere.- disse Alex, con un espressione sconvolta.

- E' una cosa che capita quando fai hockey dalla nascita.- disse vanesio Askel. Quel ragazzo aveva carisma, forse troppo per i miei gusti, ma aveva una certa affinità con Alex.

- Dieci dollari che quei due si mettono insieme.- sussurrai all'orecchio di Ethel senza farmi vedere dalla mia migliore amica.

- Ci sto.- rispose lei mettendomi poi un braccio sulle spalle.

Restammo ancora un po' a guardare quei due battibeccare e scherzare tra loro, quando mi suonò il telefono, madre.

- Tesoro oggi stai da Alex giusto?- mi chiese mia madre.

- Sì mamma. Anche con Ethel e Aksel.-

- Va bene allora, a dopo.- mi disse mia madre.

Misi via il telefono e vidi Alex venire verso di noi.

Io non ho un fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora