capitolo 1.

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La porta della mia camera si apre lasciando entrare aria fredda e un piccolo spiraglio di luce. Mi nascondo sotto le coperte mormorando qualcosa di incomprensibile.

- Crystal alzati. Devi andare a scuola. - esclama la voce di mio padre mentre qualcosa sbatte per terra.

- Cristo santo! Dovresti sistemare la tua stanza qualche buona volta. Alzati immediatamente prima che mi arrabbi sul serio. - continua mentre io mi tappo le orecchie con le mani.

- Papà lasciami dormire in pace. Non ho le forze per alzarmi. Voglio dormire fino a mezzogiorno. Anche le due se tu non mi rompessi le palle. - dico con voce impastata dal sonno.

D'un tratto mi sento priva di qualcosa. Mi tasto addosso scoprendo che il bastardo che ho come padre mi ha tolto le coperte di dosso.

- Crystal Lilith Blackmore modera i tono e i termini con cui ti rivolgi a me. E quando ti parlo abbi la decenza di guardarmi in faccia. E ora alzati. - ringhia mentre io apro gli occhi sbuffando.

Guardo mio padre assassinandolo e mi alzo sotto il suo sguardo minaccioso. Mi dirigo verso il bagno a passo di lumaca.

- Ti odio - farfuglio passandogli accanto.

Entro in bagno e inciampo subito in una delle mie migliaia scarpe sparse per la mia stanza.

- Porca pupazza scopata da un tricheco in calore mentre giocava a ping-pong con un pinguino dislessico - sbotto incazzata alzandomi da terra.

Sbuffo e mi guardo allo specchio svelando la mia faccia cadaverica.

- Wow! Crystal sei cadaverica peggio di un morto. - dico a me stessa facendo la linguaccia allo specchio.

Mi spoglio e butto i vestiti in un angolo imprecisato della stanza. Entro nella doccia e aziono l'acqua calda. Impreco quando esce l'acqua fredda.

- Cazzo! Fottuta doccia volevo l'acqua calda! Non volevo mica diventare un ghiacciolo al gusto d'umano. Fottiti insieme a chi ti ha inventato. -

Quando ho finito spengo l'acqua ed esco dalla doccia coprendomi con l'accappatoio. Attacco il phon ma quest'ultimo non funziona.

- Vattene affanculo anche tu! Ma perché capitano tutte a me? Fottiti mondo di merda - sbraito staccando il phon.

Asciugo i capelli con l'asciugamano per poi legarli in un disordinato chignon. Mi metto un filo di eyeliner accompagnato dall'inseparabile mascara.

Esco dal bagno e calcio via un'altra scarpa impedendomi un'altra stramaledetta caduta.

- Crystal sbrigati! - mi urla mia sorella di 10 anni dal corridoio.

- E non rompete il cazzo anche di prima mattina. Vattene Kathleen. - sbotto acida andando verso la sedia.

- Papà! Crystal mi ha urlato contro. È cattiva. - grida mentre papà urla di tacere a tutte e due.

Guardo la divisa di scuola schifata. Gonna a scacchi nera, bianca e grigia,  cravatta nera, giacca nera con lo stemma della scuola all'altezza del petto.

Vado verso la cabina armadio e tiro fuori dai comodini un paio di calze nere abbastanza pesanti. Mi vesto e agguanto il telefono e lo zaino. Butto i libri non importandomi delle materie che oggi devo svolgere.

Apro la porta della mia camera e mi affaccio vedendo i gemelli Kathleen e Josh litigare per una brioche. Alzo gli occhi al cielo sbuffando per la loro stupidità.

- Papà! Kathleen e Josh stanno litigando per una stupida brioche al cioccolato. - avviso urlando.

- Ancora? Kathleen! Josh! Finitela prima che venga io. Scendete e prendetene un'altra oppure dividetela. - urla al piano di sotto.  

- Certe volte questa casa mi sembra un casino - commenta mentre io scendo le scale.

- Invece a me sembra che in questa casa ci abitano i Simpson per quanto rumorosa è. - dico afferrando una brioche alla crema.

- Papà io vado. - dico con la bocca piena.

- Crystal Lilith Blackmore ferma dove sei. - dice girandosi.   - Lo sai che questa sera... - comincia ma lo interrompo subito.

- Che questa sera verrà a cena da noi la tua ''fidanzatina''? Si papà lo so. Potevi fare a meno di ricordarmelo. Ora vado. Ciao pesti del cazzo. -

- Ciao acidona - rispondono in coro i gemelli.

Mi volto verso mio padre che mi guarda come se mi volesse ammazzare.

- Crystal le parole - mi avverte mentre io vado verso la porta di casa.

- Certo papà. Stasera terrò la bocca chiusa per evitare che la mia volgarità salti fuori. -

- Ecco brava la mia bambina - sento esclamare prima che chiuda la porta.

Sorrido ed esco in strada trovando la mia migliore amica aspettarmi seduta sul marciapiede.

Le tocco la spalla destra facendola sussultare. Rido di gusto vedendo la sua faccia spaventata mentre si toglie le cuffiette.

- Certo che ce ne metti di tempo per prepararti tu! Impieghi il doppio del tempo che una donna normale impiega. - dice sorridendo.

- Ehy! Che c'è? Sono diversa da voi comuni mortali. - affermo mentre ci avviamo verso scuola.

- Certo! Mi sono scordata che tu sei un alieno venuto sulla terra per sterminare la razza umana. - esclama.

- Hai detto benissimo, Kimberly! Io sono un alieno e voi umani siete destinati a morire soffrendo e contorcendovi in mezzo alle fiamme. - rispondo facendo una risata malefica.

Ma mi strozzo e comincio a tossire mentre Kimberly scoppia a ridere. Quando mi calmo mi volto verso di lei guardandola male.

- Potevo morire strozzata dalla mia stessa saliva e tu non hai fatto niente per salvarmi da una morte atroce. Che razza di amica che mi sono trovata. - dico in modo teatrale.

- Ma smettila stupida! - esclama Kim ridendo.

Quando vedo i cancelli della scuola mi trattengo dallo scappare e quando leggo la targhetta attaccata al loro fianco combatto l'impulso di vomitare.

Liceo scientifico di Londra.

Un semplice corso per parrucchiere,no? Mi devo sempre complicare la vita andandomi a cacciare nei posti più strani come questo. Se potessi gli darei fuoco senza pensarci due volte.

Io e Kim entriamo con tutti gli sguardi addosso. Alzo gli occhi al cielo sbuffando quando Sarah e il suo gruppetto di oche, buone solo per fare un cuscino, ci sbarrono la strada.

- Cosa cazzo vuoi, Sarah? Oggi non è giornata. Mi sono alzata male e potrei strapparti le extension che riempiono la tua fottuta testa - le ringhio contro mentre un gruppo di ragazze mi guarda con occhi sbarrati.

- Che c'è piccola Crystal?! Sei gelosa della mia popolarità? Oppure gelosa che non potrai mai essere come me! - civetta slegandomi lo chignon.

Cerca di prendermi una ciocca di capelli in mano ma mi ritraggo schifata.

- Non provare a toccarmi! Non voglio prendermi qualche malattia suina sotto specie di pappagallo arcobaleno. - esclamo.

Esistono i pappagalli arcobaleno?!

- E poi scusami tanto ma io gelosa di te non lo sarò mai. Non voglio assomigliare ad una troia che lo prende a ogni ora, in ogni dove in culo. - aggiungo ridacchiando per la sua espressione.

Kim sta cercando di trattenere una risata, ovviamente, non riuscendoci. Sarah mi guarda con gli occhi pieni do odio.

- Tu! - dice indicandomi.  - Maledetta stronza! Io te la faccio pagare cara! Non metterti contro di me, Crystal! -

- Ah si! Se non faccio come mi dici tu, cosa mi farai? Mi ucciderai? Mi strapperai le unghie e i capelli? Mi butterai sotto ad un treno? -

- Ti uccido! - urla mentre le oche dietro di lei ci linciano con lo sguardo.
Sarah viene fermata da due mani che si posano sui suoi fianchi e da una voce che io conosco fin troppo bene. E che soprattutto odio.

Alzo lo guardo e sbuffo. - Ci mancavi solo tu, Alexander! -

You can love the person you hate with all of yourself? ||Cameron Dallas ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora