Capitolo 2

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"Harry, tesoro, aiutami con la spesa" disse Anne entrando dalla porta con diverse buste in mano, sbuffando dalla fatica e dirigendosi in cucina.

Harry salutó sua mamma e si recó in giardino, verso la macchina, per prendere il resto della spesa. Cercó di non farsi vedere dai vicini intenti al trasloco, ma non appena il riccio tiró su una busta, il furgone partí e notó subito che dall'altra parte c'erano i due, intenti a portare le ultime cose.

Fece finta di niente e con passo svelto entró in casa, chiudendosi alle spalle la porta e affrettandosi a mettere le buste sul tavolo, perché erano davvero pesanti. Scosse la tendina della finestra verso destra e sbirció se il ragazzo fosse ancora fuori, ma non lo vide.

"Che fai, Harry? Dammi una mano! Dov'è tua sorella?" Anne chiese quelle domande frettolosamente.
"Non lo so è uscita poco fa" disse il ragazzo "Perché sei uscita cosí presto?" chiese, poi.
"Ma quando parlo mi ascolti?" Rispose seccata Anne, togliendo un pacco di insalata dalle buste "Domani mattina ho il colloquio di lavoro a Manchester, devo partire verso le cinque del pomeriggio! Quando andavo a far la spesa?"

"Ma avremmo potuto farla io e Gemma" disse il riccio completamente indifferente, come se fosse offeso.
"No, non siete nemmeno capaci di passare oltre le porte automatiche del supermercato, figuriamoci a far la spesa! Vi ho comprato della roba da mangiare per questa sera e per domani"

"Ma... quando torneresti?" disse Harry, quasi impaurito per la risposta. Sua mamma gli aveva già raccontato quello che aveva da fare qualche giorno prima, ma lui era troppo impegnato a guardare la televisione per ascoltare, si limitó ad annuire sperando che finisse in fretta di balterare.

"Torneró martedí, verso mezzogiorno" disse innervosita Anne, lanciando un'occhiataccia ad Harry.
Quest'ultimo si limitó ad annuire e pensó subito di invitare Niall per quei giorni.

"Tua sorella questa sera dorme da un'amica, quindi se tu vuoi puoi invitare qui Niall, perché non mi piace che tu stia da solo di notte. A patto che non mi distruggiate la casa e soprattutto non urlate sul tardi, ora abbiamo dei vicini e dobbiamo essere educati." disse Anne con tono severo.

"Già avevo in mente di chiamarlo!" Harry corse su per le scale alla ricerca del suo cellulare e mandó un sms al suo migliore amico, chiedendogli di dormire da lui, che accettó subito.

**************
Harry aveva appena finito di pranzare quandó andó in camera a studiare per la verifica di matematica dell'indomani.
"Non ci capisco niente" pensó, mettendosi le mani fra i capelli ricci. Erano ormai quasi le tre e ancora non aveva capito nenmeno la metà di ció che era scritto sul libro.

"Harry, scendi!"

Anne lo chiamó e lui non ci pensó due volte ad abbandonare lo studio e correre giú.
"Tesoro, ho invitato qui per un caffè i nostri nuovi vicini, per conoscerli!" A quel punto Harry si stupí e penso a che cosa avrebbe potuto dire in sua discolpa, dato che quella mattina li stava letteralmente spiando dalla finestra e forse era anche stato visto. Peró, si aspettava, anche, che sua mamma li avrebbe invitati.

"Resto in camera" disse il riccio quasi urlando.

"Puoi per una volta farmi fare bella figura?"

Cosí cedette e annuí a sua mamma.

In quel momento arrivó Gemma, con un borsone: "Mamma vado da El, ci sentiamo domani! Ciao, Harry" prese le chiavi e uscí.

"Esco anch'io" disse Harry, pensando che in questo modo non avrebbe dovuto presentarsi ai nuovi arrivati.

Anne stava per rimproverarlo, quando suonarono al campanello. Quindi si alzó e andó ad aprire. Una donna bionda con in mano una torta sorrise allegramente, salutando Anne, che la fece accomodare, seguita da suo figlio.

E quando Harry lo vide, perse tutti i sensi. Era ancora piú bello visto da vicino, aveva un paio di occhi azzurri, bellissimi, forse i piú belli che avesse mai visto; indossava una giacca di jeans oversize e sembrava ancora piú piccolo di quel che già fosse. I capelli spettinati cone quella mattina e un sorriso bellissimo.

"Ciao, io sono Johannah!" la donna bionda porse la mano ad Harry, dopo aver lasciato la torta ad Anne. Ecco già una cosa in comune fra le due.
"Io sono Louis" disse poi il ragazzo che porse, anche lui, la mano, sempre sorridendo.
Harry gliela strinse timidamente, sussurrando un "Harry".

Guardó Louis negli occhi per un solo secondo e si sentí ribollire, si sentí imbarazzato e si sentí arrossire.

Fortunatamente, sua mamma, ruppe la stretta di mano dicendo che il caffé fosse pronto.

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