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« Hai provato a controllare nella giacca? » le chiesi.
Si stava mangiando le unghie da una buona ventina di minuti in preda a una crisi isterica e continuando a ripetere
« Maledico lui e i suoi impegni, perché non è qua quando serve? Io non ho idea di come funzionano queste cose! » evidentemente non dovevo fare domande.
Lei mi guardò con i suoi occhi sbarrati per una manciata di secondi.
« MA SEI UN GENIO! » urlò eccitata, cominciando a saltare per la stanza.
Mi fischiarono le orecchie e me le tappai mugugnando qualche insulto.
« Oddio, scusa, e che quando sono agitata perdo un po' le staffe... » risi vedendo la sua faccia veramente dispiaciuta.
Sono ancora tropo debole per alzarmi, sono stanca ma non riesco a dormire, più mi sforzo di ricordare più mi gira la testa, è estenuante.
La guardai frugare nella giacca color pece, probabilmente quella che indossavo quando ero fuori, fece un altro salto di gioia mostrandomi un pezzo di carta che teneva stretta fra le dita.
« Ho trovato qualcosa! »
Si sedette nuovamente sulla sedia accanto a me e cominciò a leggere ad alta voce, inutilmente.
« No, ferma, non capisco nulla, è un altra lingua. Ma leggo... Vesna, Vesna! È il tuo nome? »
Non feci in tempo a risponderle che svenni.

Dopo svariati minuti nel buio mi apparve un'immagine sbiadita di una ragazza, piuttosto giovane, camminava per i corridoi di un istituto, fece due volte le scale di corsa poi si fermò davanti un'enorme sala, all'interno, intenzionate ad allenarsi con la musica classica, un gruppo esteso di ballerine, coordinate, aggraziate in ogni loro movimento e stupende, ai suoi occhi.
La ragazza si guardò le mani, cicciottelle, come tutto il suo corpo, poi guardò nuovamente il gruppo di ragazze, loro erano magre e bellissime e lei si vergognava ad entrare.

Lo scenario del sogno cambia, la ragazzina di prima è davanti ad una signora anziana, sembra innocua inizialmente ma dal suo portamento e dallo sguardo tagliente fa cambiare subito idea, osserva adirata la sua allieva.
« Vesna, sai perché sei qui. Giusto? » una voce severa marcata da un forte accento sovrasta l'aula.
« Sì, signora » sussurra lei, guardando per terra.
« Di cosa hai paura, Vesna? »
« Io non devo avere paura di niente, Signora »
« Esatto, sai come la pensiamo qua, torna agli allenamenti »
« Sì, signora » sussurra lei, per poi inchinarsi leggermente e uscire dall'aula.
Nel mentre un gruppo di ragazze fuori la accerchiarono e cominciarono a deriderla, non capivo su cosa, probabilmente per la sua forma fisica, fatto sta che la ragazza corre nuovamente sulle scale piangendo e va fino l'ultimo piano, dove sembra deserto, piange finché non sembra calmarsi e torna nell'aula di ballo, dove non c'è più nessuno. La vedo parlare con quella che sembra la docente, è una donna molto giovane, non sembra avere più di trentacinque anni, lei l'abbraccia e le accarezza i capelli mossi, rossi, e le sposta la frangia dagli occhi.
Le parla con uno sguardo serio, e sento impercettibilmente le sue parole « Ascoltami, chi è debole lascia che la vita lo distrugga, chi è forte invece la cambia ». Ha una voce marcata dal fumo, con un'accento strano. La ragazzina le sorride asciugandosi le lacrime e l'abbraccia nuovamente.

La visuale cambia di nuovo radicalmente. Adesso la ragazzina sembra cresciuta, è più sviluppata e la sua maturità è nota dall'espressione indifferente e concentrata, la vedo allenarsi nella danza classica, è strabiliante, la donna, che sembra invecchiata, le applaude orgogliosa.

La vedo ora in tuta all'esterno correre attorno all'edificio, è più alta e i capelli li porta in una coda, si nota che è dimagrita e ben allenata. È un fulmine, si esercita spesso per mantenersi in forma.

La scena cambia nuovamente e adesso porta un kimono e si allena con altre persone alle arti marziali, sembra impegnarsi al massimo.

Adesso invece piange sulle scale dell'ultimo piano, impolverato e deserto come sempre appare, la testa è nascosta dalle braccia ed è piegata su se stessa, il corpo sembra attraversare forti spasmi e singhiozzi, dove la vedo negare con la testa molte volte, non smette di piangere. Dopo pochi minuti vedo due uomini prenderla con la forza e portarla davanti all'anziana signora di prima, che le tira un sonoro schiaffo, tanto forte che la fa indietreggiare, quasi cadere.
La ragazza si ricompone e rimane seria davanti a lei, quando questa si gira, prende una pistola e gliela consegna in mano, le prende il braccio e le fa puntare una sagoma di cartone alla sua destra, le ordina qualcosa, la ragazza fa una smorfia ma poi è costretta a sparare, la donna parla e lei lo fa ancora, e ancora, e ancora una volta, finché i proiettili non terminano.
La lascia andare con l'arma in mano, si nota che è a disagio dal suo sguardo riverso all'arma.

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