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Seguii il consiglio di Sabrina e mi misi a dormire, ma per breve tempo siccome fui svegliata da un prurito costante al naso, aprii leggermente gli occhi per vedere davanti a me due dolcissimi bambini identici, ma di sesso opposto. Mi guardavano incuriositi e un po' inquietati, il bambino continuava a farmi il solletico al naso con una piuma giocattolo, simile a quella degli indiani, mentre la bambina mi toccava la guancia ritmicamente in modo molto interessato.
« Ma è viva? » la sentì sussurrare.
Bofonchiai qualcosa.
« Si è svegliata! » mormorò il bambino, tirando via la bambina per la manica e  facendo il gesto di proteggere sua sorella con il braccio, si allontanarono di un passo leggermente intimoriti.
Mi svegliai completamente e li osservai meglio cercando di mettermi seduta: probabilmente gemelli, i due bambini paffutelli avevano degli occhi azzurri cristallo e i capelli biondo cenere, il maschietto tendeva al castano però.
La bambina portava i suoi lunghi capelli acconciati in uno dolcissimo chignon curato e aveva delle mollette a forma di margherita bianca fatte di plastica a tenerli la frangetta, mentre il fratellino portava i suoi capelli corti in una cresta.
Indossavano dei graziosi grembiuli rosa e blu, sporchi di tempera, tali le mani, immaginai avessero finito di fare qualche disegno.
« Chi sei tu? » chiesero all'unisono con una voce colma di curiosità e leggermente acuta, tipico dei bambini piccoli.
Il gesto mi fece sorridere.
« Potrei chiedere la stessa cosa a voi due » dissi poggiando i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento, piegandomi in avanti, per raggiungere il loro livello d'altezza e guardarli meglio negli occhi.
« Allora? »
Il bambino fece un broncio severo e assunse un comportamento orgoglioso:
« Io....Io sono  Arturo Alkaid O'Dean e lei è mia sorella Tania Australis Gemma O'Dean » disse balbettando leggermente.
« E tu sei? » chiese la bambina.
« Vesna, piacere » dissi impressionata dai nomi originali.
« Chi li ha scelti i nomi? » chiesi incuriosita.
« I nostri genitori, ovvio! » esclamò il bambino, offeso.
« Sì! A mamma e a papà piacciono tanto le stelle! E quando siamo nati, mamma mi ha detto che a lei piace tanto la costellazione dell'orsa maggiore e mi ha chiamato Tania Australis, ma papà voleva ispirarsi alle principesse perché diceva che ero la sua principessa, sai, e mi ha chiamato Gemma, come la stella che c'è nella costellazione della Corona Boreale, ma non si sapevano decidere e così hanno scelto entrambi, la stessa cosa è successa anche nel caso di Alki, mamma diceva che gli piaceva come suonava Alkaid, sempre un nome di una stella che c'è nell'orsa maggiore, ma a papà piaceva anche Arturo, che è il nome della stella che c'è nella costellazione di Boote, così hanno dato un secondo nome anche a lui » spiegò la bambina gesticolando, felice di dimostrare che era informata sull' origine di quei nomi affascinanti.
Il fratello la guardò ancora più offeso e le diede velocemente un pizzicotto sul braccio « Non mi chiamare Alki! » si lamentò. Lei infastidita, per ripicca diede un pizzicotto sul braccio anche a lui e si innervosirono entrambi, per poi cominciare a litigare e a picchiarsi.
« Ehi, ehi, non litigate dai » cercai di separarli ma era inutile.

« Cosa sta succedendo qui? Non vedete che c'è una persona che sta dormendo? Filate subito fuori da qui! O vi prendo a calci! » Tuonò Adrian, spalancando la porta, adirato, per un momento ebbi paura anche io.
« E mentre uscite chiedetele scusa! »
I due bambini, paralizzati dal terrore, non fiatarono e rimasero fermi con le mani in aria per qualche secondo.
« Cercavamo la mamma » mormorarono sottovoce di nuovo all'unisono.
Sabrina fece capolino dalla porta con una faccia preoccupata, chiedendo cosa stesse succedendo.
I due bambini le corsero contro abbracciandola per le gambe.
« Scusaci » dissero di nuovo all'unisono, girando la testa dalla mia parte. I loro visi avevano quell'espressione così affranta, che a momenti mi commuovevo.
Sorrisi, affermando che non c'era alcun problema.
Sabrina guardò loro per poi guardare me e si scusò nuovamente, poi li fece uscire con il padre chiedendogli di non essere così severo con i bambini e lei rimase nella stanza.
« Riposata? Ti va un caffè? » mi chiese, cominciando a trafficare con la macchinetta del caffè posta dietro il bancone a L, dove avevo notato solo in quel momento che costituiva un lavandino e delle mensole da cucina dove vi erano posizionate principalmente delle tazze da tè.
« Volentieri, grazie, ma ... » cominciai per poi interrompermi, per un momento avevo avuto il dubbio di non essere troppo invadente.
« Sì, sono i nostri bambini » mi anticipò un po' imbarazzata.
« Sono bellissimi » dissi con sincerità. « Quanti anni hanno? »
« Cinque, grazie » rispose sorridendo.
Mi porse la tazza di porcellana e si sedette sulla stessa sedia di questa mattina:
« Molti pensano che li abbiamo avuti troppo presto, e che per noi i bambini sarebbero stati un gran problema, sopratutto perché ai tempi Adrian aveva appena cominciato a lavorare, io invece ho lasciato gli studi per rimanere accanto a loro, e mi dispiaceva della situazione, ma si è impegnato così tanto per non farci mancare nulla, sai, lavorava durante la settimana in due bar diversi, per pagarci quello che era all'epoca il nostro appartamento e gli studi che continuava a frequentare lui, studiava durante la notte e non si stancava mai. Aveva addirittura rifiutato la proposta dei suoi genitori, e cioè di regalarli una villa in riva al mare dalle loro parti, i suoi sono una famiglia molto benestante, ma lui detesta questa posizione e gli aveva spiegato che preferiva fare tutto da solo.
È una testa dura....»
La osservavo mentre sospirando, guardava nostalgica la tazza di caffè, persa chissà in quale ricordo nella sua memoria, la vidi riprendersi da quel stato di malinconia e sorridermi raggiante:
« Sto divagando, e a te probabilmente non interessa la storia della mia vita. Sono  venuta in realtà per chiederti se riesci ad alzarti, così ti presento i presentabili » rise, accorgendosi del gioco di parole.
Accettai volentieri, provando ad alzarmi, con il suo aiuto, e passeggiai qualche minuto per la stanza, avevo male in ogni dove, ma era sopportabile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 31, 2016 ⏰

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